Riconduce a te, svela al mondo chi sei. Nella voce ci sono le tue origini, i posti in cui hai vissuto, la gente con cui sei venuto in contatto. Ci sono movimenti fluidi o sgraziati di pensieri. Cadenze difficili da smantellare, toni difficili da confondere. Nella voce ci sono i tuoi colori.
Ho usato molto la mia voce, in modo sconsiderato per lo più. La usavo perché ce l’avevo e anche se non mi soffermavo sui dettagli (come veniva percepita, per esempio) la usavo perché volevo farmi ascoltare.
Bambina introversa, ragazzina con troppe cose da dire.
La voce va usata. Certo, va usata bene, va usata con criterio. Direi addirittura “con maestria”, sì. Non va bene lasciarla a riposo, non va bene far finta che non ci sia, non va bene buttarla fuori per offendere, ferire.
La nostra voce è la chiave per aprire le porte all’incontro o per crearci un nemico. È sensibile agli sbalzi di temperatura, è sensibile agli sbalzi d’umore, è sensibile agli sbalzi emotivi. Ci insegna a farci caso: freddo/caldo, giososo/incazzato, commosso/insofferente.
Se ami la voce ti si fa gentile. Se odi diventa tagliente.
Puoi darle forza riempiendoti i polmoni, puoi sollevarla piano con un soffio impercettibile. Lei può rassicurare tanto da far passare la paura. Lei può affermare la tua posizione per indurre al rispetto. Lei può far nascere un sorriso per rendere le parole meno dure.
Certo, può anche minacciare, mortificare, sobillare, inveire, ferire a morte. Sta a noi scegliere come usarla, ma puoi scegliere se ne sei consapevole. Pertanto, l’educazione alla voce credo sia una delle arti più importanti da coltivare.
La tua voce, se l’ascolti, accorcia le distanze tra te e l’immagine che hai di te. Ti rende più vero anche agli occhi di te stesso. Devi solo ascoltarti.