(650) Compromessi

Decisamente vero. A forza di compromessi si perde la bussola. E io sono sempre stata molto attenta a non cedere in situazioni in cui sentivo che sarebbe stato solo l’inizio e che poi sarebbero stati dolori a ritornare sulla mia strada. La mia strada, sì, perché ognuno di noi ne ha una sua e questa potrebbe anche non incrociare altre strade già troppo battute e bisogna pensarci bene a quello che si lascia o si può guadagnare ad ogni passo che compi. 

Alla mia non più verde età posso dire di aver fatto bene, ho fatto bene perché sono ancora sulla mia strada ed è la mia e io mi ci trovo in equilibrio con dignità intatta. Eppure non è che i compromessi ora non siano più un rischio, lo sono sempre. La mia visione è però cambiata, questo un po’ mi impensierisce. Mi sono accorta che certi compromessi non sono lì per portarti fuori strada, ma per farti guardare meglio la strada. Sembra complicato, ma non lo è, anzi è piuttosto semplice: le cose non sono mai soltanto quelle che vediamo dal punto in cui ci troviamo, sono sempre molto di più. Quel molto di più lo si può vedere spostandoci un po’ di qua e un po’ di là, a volte per farlo bisogna fare un passo laterale un po’ più ampio e quello potrebbe essere considerato un compromesso.

Per avanzare, diciamo nove volte su dieci, spostarsi e abbracciare un piccolo compromesso è quasi la regola perché le cose esattamente come le vogliamo noi non esistono. Non esistono proprio. Nella nostra testa ci costruiamo la situazione ideale senza prendere in considerazione la realtà e le sue dinamiche, eppure ci intestardiamo a rimanere lì ancorati mentre la vita ci sorpassa a destra e via. In questo delirio guardiamo ai compromessi come tentazioni del Diavolo e se abbiamo questa fame di purezza interiore elevata all’ennesima smettiamo di imparare per radicarci nella nostra safe zone

Quindi parliamo dell’entità dei compromessi, così diamo il giusto peso ai pro e ai contro. Piccoli compromessi: sono quelli che ci permettono di agire senza rinunciare a noi stessi – al nostro credo – e allo stesso tempo avanzare in conoscenza, in esperienza, in comprensione. Grossi compromessi: sono quelli che ci invitano – dietro lauto compenso, stile “L’Avvocato del Diavolo” – a snaturare la nostra indole, ad abbracciare una visione distorta di noi stessi e di ciò che vogliamo, a svenderci in cambio di un qualcosa che potrebbe non arrivare mai. Eccomi infine al punto: raccontarsi che certi compromessi son piccolezze soltanto per argomentare il nostro cambio di rotta e crearci degli alibi, non è una buona idea.

Quindi fuori la bilancina, Babs, e vediamo di capire da che parte pende e dove ti vuoi mettere tu. Occhio alla strada, però!

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(564) Grinta

Oggi m’è saltato in mente una cosa e sto ancora facendomela girare di neurone in neurone per cercare di capirla meglio. Magari scrivendola qui mi riuscirà più facile. Tutto gira attorno a una parola: grinta.

La grinta è quella cosa che ti spinge avanti anziché fare un passo indietro. La grinta ti fa sembrare spavaldo, ma non è detto che tu lo sia. La grinta per alcuni è fastidiosa perché si veste, a volte, di aggressività, ma spesso è molto lontana dalla violenza essendo soltanto piena di esuberanza. La grinta di certe persone prende una piega brutta, ma in certe altre fa accadere cose molto molto belle. In effetti, la grinta come tutte le caratteristiche dell’animo umano la si può usare in diversi modi e non sempre vengono usate nel modo migliore, non sempre vanno bene per tutti.

Ecco, appurato questo, proprio ora mi sto rendendo conto che la mia grinta ha un sapore un po’ atipico. Mi passa dentro veloce, ma produce in concreto effetti lenti, visibili solo a lungo termine. La mia grinta non è fatta per spaccare, ma per avanzare gettando a terra una mattonella dopo l’altra finché non si arriva alla prossima spiaggia. E nonostante questa sua indole silenziosa e laboriosa, sta sulle palle a diverse persone, proprio quelle che usano la propria grinta per spaccare. Non è che pretendo di insegnare niente a nessuno, per l’amore del cielo, ma mi sono francamente rotta le scatole di parare i colpi di chi non sa gestire in modo produttivo la propria grinta e pensa che io c’entri qualcosa con questa loro mancanza.

No, non c’entro proprio niente, già faccio fatica a gestirmi la mia figurati se mi vado a intromettere in quella degli altri. Non ho tempo, né voglia, né energia sufficiente, sorry.

Non è una lamentela, è un pensiero assertivo che mi va di tradurre in parole per questo post serale, perché ogni tanto mi trovo nella condizione fortunata di capire qualche cosa e quando succede un piccolo salto quantico si esplicita qui davanti ai miei occhi e la mia grinta ritrova la sua forza.

Grinta è un modo cazzuto per definire un atteggiamento che è proprio di chi non è intenzionato a fermarsi soltanto perché qualcuno gli mette i bastoni tra le ruote. Ecco, io ce l’ho e credo che sia proprio questa caratteristica della mia anima a cui io debba dire grazie ogni mattina di ogni giorno della mia vita.

 

 

grinta s. f. [dal got. ✻grimmitha “che fa paura”]. – 1. (non com.) a. [di persona, faccia deforme o dall’espressione arcigna] ≈ [→ GRIFO¹ (2)]. b. [espressione corrucciata] ≈ (fam.) broncio, (lett.) cipiglio. 2. (estens., non com.) [predisposizione ad affrontare gli altri con eccessiva sincerità, senza vergognarsi di nulla] ≈ faccia di bronzo (o, volg., di culo), faccia tosta, sfacciataggine, sfrontatezza. ↔ discrezione, pudore, riserbo. 3. (estens.) [desiderio saldo e tenace di imporsi: un atleta che ha g.] ≈ carica, combattività, decisione, determinazione, energia, fermezza, forza, mordente, polso, risolutezza, volontà. ↑ accanimento, aggressività. ↔ arrendevolezza, debolezza, incertezza, indecisione, irresolutezza. ↑ remissività, soggezione.

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(561) Scarpe

Ci sono quelle belle, ma proprio belle, tanto belle che non le indosseresti mai per non sciuparle. Ci sono anche quelle sbalorditive, che ti lasciano a bocca aperta, ma che non indosseresti mai perché già ti vedi stesa a terra dopo il primo passo. Ci sono quelle belle e comode, le migliori, ma sono difficili da trovare. Quelle comode ma non proprio bellissime, che indossi ignorando un filo di senso di colpa per non essere così femminile come dovresti. Ci sono anche quelle stracomode e inguardabili, che tua nonna in pantofole a confronto diventa Jessica Rabbit, e prima di indossarle ci metti un po’, devi abituarti all’idea più che altro. Poi un giorno hai mal di schiena, o sei proprio scazzata, e allora le guardi e pensi che un giretto non te lo puoi negare, dopotutto. Ok, da quel momento in poi non te le faresti togliere neppure da Brad Pitt se ti saltasse addosso. 

Detto questo affermo che nella vita ci si può abituare proprio a tutto, dipende dal grado di sopportazione, dalla resistenza, dallo spirito di adattamento, dal bisogno di comodità o di essere “a norma”, anche dalle priorità che ci si dà  – perché no. Comunque, ribadisco: ci si può abituare a tutto, a tutto proprio. Quindi ormai non mi sorprendo più di nulla, che parta da me o da chiunque incontri.

Eppure, io non indosserei mai le scarpe di qualcun altro, chi lo farebbe? Lo fai solo se devi, se ci sei costretto, vero? Questo la dice lunga sulla nostra capacità di aggiustamento, non credi?

La cosa certa è che le scarpe sono importanti perché ci dovrebbero aiutare a poggiare il passo, a camminare sicuri, ad avanzare calibrando il ritmo, a deambulare senza soffrire più di tanto (si spera). Sono convinta che portare la scarpa sbagliata può rovinarti la giornata, la settimana, il mese… anche l’intera vita. Bisognerebbe sceglierle con cura le scarpe, bisognerebbe pensarci bene, valutare attentamente ogni dettaglio: la vestibilità, la resistenza, la tenuta del tempo, le fattezze, il colore, le rifiniture, l’armonia della forma.

Se non ci si pensa in tempo si rischia grosso. È bene saperlo, è bene che si sappia. Bisogna proprio dirlo. Ecco, l’ho detto.

 

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(504) Risorsa

Ci sono giorni in cui gira male. C’è qualcosa nell’aria che ti ripete quello che non vorresti ascoltare, ma sei troppo vecchia per pensare che girando le spalle alle voci poi quelle scompariranno. Non succede mai.

Cominci a pensarci, perché sai che quel qualcosa non è un dettaglio, è la parte di te che ti ha sempre spinta avanti e quando si impunta è perché sei in un momento in cui potresti non avanzare. Più fai resistenza e più sai che è importante attraversare il fuoco e spingerti avanti. La tua risorsa più preziosa è la tua condanna, in poche parole.

Risorsa significa che, anche se non sai che c’è, sei dotata di una forza che non si doma, che non chiede di essere domata, che pretende spazio per espandersi. Risorsa significa che, anche se non è comodo né semplice, sei tenuta a prenderla in mano per farne qualcosa, altrimenti che starebbe lì a fare? La muffa? Eh! Risorsa significa che, anche se anziché muoverti ti sotterreresti volentieri, sei fortunata perché c’è ancora, è lì per te e ti servirà per crescere-migliorare-evolvere. Come dici? Sei stanca?

Ok, ci sta, sei stanca. Ma stanca di cosa? Di essere soffocata, bistrattata, mortificata o sei stanca di camminare, avanzare, evolvere? Perché ogni volta che ti gira male non è perché stai crescendo, ma perché stai involvendo. Non sei pigra, sei imbrigliata! Come dici? Sei legata stretta?

Esatto: sei affamata, sei segnata dalle briglie, sei esausta. Stai morendo di stenti, e lo sai. Vogliamo prenderla in mano ‘sta benedetta risorsa o ti lasci andare così come se non contasse nulla, come se non contassi nulla?

Ecco, appena avrai trovato la risposta agisci di conseguenza. Evolviti, santiddddio! E senza lamentarti.

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(40) Sospeso

Restare in sospeso: che rottura di palle!

Voglio che questa storia finisca ora. Non voglio stare qui ad aspettare che finisca, voglio proprio che finisca ora: non ci siano più cose vecchie in sospeso per me.

Non sto parlando di uno stato definitivo, quella è un’altra questione, sto parlando di sospensione, di quella condizione dove deve succedere qualcosa e questo qualcosa ha tempi giurassici.

Stai lì e sai che sta per accadere, ma il ponte che stai attraversando non finisce più… è lunghissimo.

Guardi giù: tutto bello sì, ma adesso avanzo. Guardi su: bellissimo il cielo da qui, ma ora andiamo avanti. Guardi dritto davanti a te e vedi che laggiù c’è la terraferma, ma… fai il passo e rimani lì.

In sospeso.

Verrebbe voglia di buttarsi giù in picchiata, sant’Iddio!

Andiamo avanti, dai!

b__

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(27) Soluzioni

Sono ancora infastidita da questa cosa: le soluzioni difficilmente sono definitive. Con la testa ci arrivo a capirlo, ma il rimaneggiamento o il ripensamento di vecchie soluzioni che prima funzionavano e ora non funzionano più è sempre una scocciatura senza fine.

Pensavi che il problema fosse risolto? Balle. Si ricomincia daccapo.

La cosa non sarebbe neppure così insostenibile se nel frattempo non si fossero accumulati anche altri problemi che necessitano di soluzioni, o rinnovate soluzioni, che saranno sempre provvisorie.

Tanto tempo fa un amico fraterno in risposta a una mia lamentela su qualcosa che non riuscivo a sistemare mi disse: “MaStiCa”. In romano significa: Ma Sti Cazzi. Io adoro il romano e la sua capacità di abbreviare concetti complicati.

Alla fine mica c’è scritto da qualche parte che devo risolvere tutto. Basta anche una soluzione provvisoria per avanzare di un po’. E tutto quello che voglio è avanzare di un po’. Massì… anzi:

MaStiCa.

b__

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