(38) Rifocalizzazione

Capita spesso che, nonostante lo splendore delle mie idee, io faccia un buco nell’acqua. Negli anni la reazione al dato di fatto è mutata. Sensibilmente mutata.

Prima pensavo: le mie idee fanno schifo. Poi ho iniziato a pensare: il mondo fa schifo perché rifiuta le mie idee. Ora penso: rifocalizziamo tutto e riproviamoci.

Potrei dire con orgoglio che mi vedo parecchio migliorata. Ho superato la prima affermazione aumentando di un paio di spanne la mia autostima. Le mie idee sono splendide, anche quelle imperfette, anche quelle che non vengono capite o accettate. Sono splendide perché sono il mio modo di esserci: con coraggio e, a volte, con spavalderia, ma in modo onesto.

La seconda affermazione, di netto stampo vittimistico, aveva la meglio quando qualsiasi cosa io facessi rimbalzava contro ostinati muri di gomma di cui non vedevo la fine. La frustrazione mi seppelliva, quotidianamente. Ho deviato appena sono arrivata al machissenefrega. Ci ho messo un bel po’, ma ce l’ho fatta (c’è speranza per tutti).

La questione del rifocalizzare l’idea (il progetto) è un’evoluzione liberatoria. La presa di coscienza che forse le mie idee non sono splendide, ma neppure uno schifo e che se fanno un buco nell’acqua potrebbe essere solo per un dettaglio sballato.

Riprendo in mano tutto, ci rifletto, valuto, soppeso, ribalto la questione da sotto a sopra e vedo cosa può essere migliorato.

Ci riprovo, non mollo ancora perché in questa idea c’è del buono. Lo sento, lo vedo, lo posso anche toccare. Devo solo trovare il modo di farla arrivare sana e salva al di là del lago.

Farò un buco in terra e la pianterò proprio lì. E lì crescerà.

Adelante Sancho!

b__

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