(810) Taglio

Dare un taglio si può. Pensa te… una vita per capire questa regola salvavita, questa quisquiglia, questa piccola idiozia. Una vita. Meglio tardi che mai, si dice no? Ecco, io sempre tardi. Sempre. Tardi.

Vabbé, se considero il fatto da niente che prima di dare un taglio ai capelli devo farmi mesi di training autogeno non è che mi posso stupire della mia incapacità di valutare quest’azione per tutto il resto che mi concerne. Non è proprio segnato nel mio DNA, si tratta di una dimenticanza al momento del concepimento. Rimarchevole n’evvero? Eh.

Quindi la notizia di questi giorni è che ne sono capace pure io. So dare un taglio. E questa è una rivelazione di un certo tenore, specialmente perché mi consideravo una causa persa (in tutto e per tutto), invece sembra non sia così.

In poche parole, anch’io mi posso rompere le palle di una situazione/cosa/persona, anch’io posso decidere che non mi interessa più, anch’io posso pensare che – nonostante tutto e tutti – è mio diritto darci un taglio. Netto, definitivo. Yes I can. Mica poco, no?

Come ci sono arrivata? Semplice, per sfinimento. Perché è l’unico modo che mi permette di bypassare i contraccolpi dei sensi di colpa e fottermene. Perché quando è troppo è troppo e bla bla bla. Lo so, lo so, ma una cosa è sapere e un’altra è mettere in atto, pertanto: è arrivato il momento di passare all’azione.

Sto cercando un’ascia, una di quelle che sanno avere la meglio sui tronchi più coriacei. Ecco, si tratterà di un leggero disboscamento dei terreni che mi circondano, forse non sarà indolore (cosa lo è d’altro canto?), ma me ne farò una ragione.

Fare spazio, questa è la priorità.

Pronti, attenti… via!

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(27) Soluzioni

Sono ancora infastidita da questa cosa: le soluzioni difficilmente sono definitive. Con la testa ci arrivo a capirlo, ma il rimaneggiamento o il ripensamento di vecchie soluzioni che prima funzionavano e ora non funzionano più è sempre una scocciatura senza fine.

Pensavi che il problema fosse risolto? Balle. Si ricomincia daccapo.

La cosa non sarebbe neppure così insostenibile se nel frattempo non si fossero accumulati anche altri problemi che necessitano di soluzioni, o rinnovate soluzioni, che saranno sempre provvisorie.

Tanto tempo fa un amico fraterno in risposta a una mia lamentela su qualcosa che non riuscivo a sistemare mi disse: “MaStiCa”. In romano significa: Ma Sti Cazzi. Io adoro il romano e la sua capacità di abbreviare concetti complicati.

Alla fine mica c’è scritto da qualche parte che devo risolvere tutto. Basta anche una soluzione provvisoria per avanzare di un po’. E tutto quello che voglio è avanzare di un po’. Massì… anzi:

MaStiCa.

b__

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(16) Addio

Non ho mai imparato a dire addio. O, comunque, non penso mai l’addio come definitivo. Non so se sia un bene o un male, c’è chi pensa che non mi faccia un gran servizio il mio accanirmi contro il Definitivo in generale.

Essendo nata con questa predisposizione non so come si sta senza, fa parte di me. Dubito di poterla cambiare. In questi giorni, anzi, dubito della necessità di cambiarla per stare bene. Anche se io e il Definitivo abbiamo un rapporto conflittuale non è che la mia vita ne risenta in modo devastante. Ne risente il mio umore, a volte pesantemente è vero, ma quando me ne accorgo mi ripiglio in fretta. Smetto di pensarci e vado oltre.

Addio lo dico, l’ho detto, lo dirò. L’ho detto con gioia, con rabbia, con sollievo, con costernazione, con dolore, con leggerezza e in mille altri modi. Lo dico e lascio andare. Ho imparato a farlo e ora mi viene piuttosto bene. Soltanto che dirlo non significa che dentro di me abbia la valenza di saluto definitivo.

Perché? Perché non so dimenticare. No, non ho una memoria formidabile, tutt’altro, ma dimentico cose o persone che mi hanno toccato poco.

L’Addio lo dici a chi ti ha fortemente coinvolto e sconvolto, non a chi hai incrociato per caso o a chi manco hai chiesto il nome. Quindi quel tipo di incontro, quello vero, intenso, non lo dimentico e quel Addio non ha il peso del Definitivo, ma di un a dopo.

Molto molto dopo, magari nella prossima vita grazie. Non Definitivo, però.

Addio, per un po’. Ecco. Senza senso, me ne rendo conto, ma come si fa ad aggrapparsi a un Definitivo quando devi lasciare chi ami? Non è l’Addio a devastarti è il Definitivo. Allora giochiamocelo questo Addio in modo che non ci spezzi del tutto, solo un po’.

Non posso avere Addii con valenza diversa, l’Addio è uno solo. Posso, però, considerare il Definitivo con maggior o minor peso valutando le conseguenze.

Non lo so, forse domani la vedrò meglio, ora sono molto stanca.

Addio.

(scherzo)

b__

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