(925) Intransigenza

Lo sono. Mea culpa. Sono fastidiosamente intrnsigente per certe questioni.

Molto probabilmente sono anche arrogante e presuntuosa, perché l’intransigenza può avere origine proprio lì. Non ne vado fiera, ma ogni volta che mi viene chiesto di adeguarmi e dentro sento un urlo feroce, io non mi adeguo. Mi prendo tutte le conseguenze del caso, ma non cedo facilmente, non cedo subito e non cedo volentieri.

Va bene? Probabilmente no. Probabilmente per niente. Probabilmente. Bhé, se fossi sicura che non va-davvero-bene-a- 100% probabilmente smetterei di esserlo, no?

La vita, quindi, mi ha messa di fronte a questa foto di me che non vorrei guardare, che non mi piace, che non mi rende fiera di me stessa, ma che è così. Senza i filtri di Instagram le nostre mancanze sembrano molto più orrende e imperdonabili, vero?

Fatto sta che il mio non riuscire ad adeguarmi a quello che “si è sempre fatto così” oppure “ha sempre funzionato così” oppure ancora “tanto non c’è niente da fare perché le cose stanno così”, crea fastidio e insofferenza in chi mi sta vicino. Me ne rendo conto, mi dispiace sinceramente. Non tanto per dire, mi dispiace davvero. Ma io sono una lenta: ho bisogno di tempo per ingoiare il rospo, per risettare i neuroni, per sistemarmi le cose dentro e poi trovare il modo di adattarmi. Poi mi adatto, quando me ne faccio una ragione, ma farmi una ragione non è cosa immediata. Anche di questo mi dispiace.

Sarò anche indisponente e presuntuosa con la mia posizione intransigente, ma me ne accorgo e cerco di risistemarmi. E mi comporta un dolore che difficilmente potrei descrivere quindi non ci provo neppure, ma non diventa mai più facile, è sempre lo stesso, fedele all’originale. Certe certezze sono disarmanti, vero?

Spezzarmi ogni volta e poi ritirarmi in piedi è faticoso, e il peggio è che non ho un altro modo. E mi dispiace. Anche di questo mi dispiace. Sinceramente.

 

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(348) Ricetta

La ricetta più è precisa e più è garanzia di buon risultato. L’aspetto che prediligo di una ricetta è che si basa sul principio del funziona/non funziona. Se la segui pedissequamente funziona, se la aggiusti comprometti tutto e molto probabilmente non funzionerà.

C’è una terza opzione però: se te la studi per bene e inserisci delle varianti ben pesate e calibrate, potresti apportare quel cambiamento che la renderà migliore.

Se ci riesci non è mai per una botta di culo o per congiunzioni astrali favorevoli, ma perché hai agito conoscendo per bene la tecnica e hai osato aggiungere un pizzico di creatività per ottenere un miglioramento. Il risultato non mente: se hai fatto tutto per bene, funziona. Questo principio è applicabile a tutte le ricette, in ogni campo, a qualsiasi livello ti muovi. Piuttosto rassicurante, vero?

Spingendo un po’ oltre il ragionamento: se alla torta di mele sostituisco le mele con le banane, diventerà una torta alle banane e non una torta di mele 2.0. Giusto? Quindi ci sono delle varianti, chiamiamole sofisticate, che varcano i confini per trasformare il risultato finale in qualcos’altro – a volte addirittura in qualcosa di molto diverso dal risultato originale.

Allargando il discorso, penso che dovremmo scegliere le ricette che vanno eseguite alla lettera per farne le nostre fondamenta, quelle che possono essere migliorate per i nostri momenti di sperimentazione, e quelle che non hanno mai funzionato e non funzioneranno mai potremmo anche buttarle. 

La domanda cruciale è: le ricette che non hanno dato buoni risultati, le abbiamo eseguite fedelmente o alla cavolo? Ecco, da qui il discorso si riapre e ce ne sarebbe da discutere per giorni.

Buonanotte.

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(35) Originale

L’ambizione ormai sfiora l’utopia, se prendiamo in considerazione il primo significato di Originale cadiamo malissimo: creare qualcosa che non s’è mai visto prima? Impossibile.

Eppure, se passiamo oltre e ci apriamo al secondo significato del termine troviamo un bellissimo:

autentico, genuino, vero

Lì bisogna andare a parare. Trovare le condizioni per realizzare qualcosa che in modo autentico rappresenti non te stesso bensì la tua Visione.

Una Visione mica si copia, o la si ha o non la si ha. Ci nasci con una Visione, non funziona se ti aggrappi alla Visione di qualcun altro. Puoi copiare i gusti degli altri e farli passare come tuoi, puoi scimmiottare desideri e sogni… le Visioni, no.

Nascono da un genuino bisogno di raggiungere l’orizzonte in volo.

Nessun uccello vola allo stesso modo di un altro anche se tutti sanno toccare il cielo. Ognuno sente il vento a modo suo. Ognuno può osare secondo la propria natura.

Ambire all’autenticità, al bisogno genuino, al vero della propria natura, non è utopia è piano per la propria esistenza.

Non c’è fucilata di cacciatore che potrebbe fermare un volo che parte da queste premesse. Tsé!

b__

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