(869) Pregiudizio

Parti in quarta. Prima di sapere. Prima di aver ascoltato. Prima di aver guardato. Prima di avere il tempo di farti un quadro della situazione. Parti in quarta perché quello che pensi – a prescindere, anche se non sai di che cosa si stia parlando – è più importante di tutto. Di tutti. Quello che pensi è fondamentale per farti prendere quella posizione, quella dove ti senti al sicuro e da cui non ti muoverai più. Finché morte non ti colga. 

E sai sempre cosa pensare. Anche quando le cose sono oggettivamente ingarbugliate, complicate, piene di vuoti e di angoli bui. Tu sai. Tu devi metterti al sicuro e farai di tutto per riuscirci. Temi per la tua vita, quindi sei giustificato. Tutto il resto non conta. Tu ti devi salvare.

Il fatto, brutto idiota, è che non sei in pericolo. Quello che stai facendo è metterti sopra tutto e al di là di tutti. Quello che stai facendo è dare per scontato che nessuno tranne te conti qualcosa, d’altronde chi altro al mondo può essere più importante? Tu sai prima ancora degli altri, ci vedi più lungo. A te le complicanze fanno un baffo, tu sai guardare dove c’è da guardare per sapere. Tu guardi te stesso. Tu inizi e finisci in te stesso pensandoti perfetto universo bastante. E – a dirla tutta – lo sei. Ti basti. Tu trovi piena soddisfazione in quello che ti riguarda e soltanto se qualcosa ti riguarda. Un compendio del sapere universale in un corpo solo. Sorprendente. Il tuo giudizio cade come gocce di piombo dal tuo cielo inquinato e quello che spargi sugli altri è semplicemente quello che sei: una pioggia spessa di rifiuto, di disprezzo, di violenza. Tu e il resto del mondo (quello vivo) siete separati irremediabilmente e senza possibilità di contaminazione, perché in altro modo non sopravviveresti, saresti sopraffatto dalla tua pochezza e dovresti raccontartela troppo bene per non esserne schiacciato. Manchi di creatività per raccontartela così bene, ovvio che ti devi rifugiare dietro al tuo muro di cemento armato. Bravo, così si fa. Bravo.

Il pregiudizio che, come una tagliola, trancia di netto le possibilità di espansione degli altri è la forma più malvagia e perversa messa in atto dal buon padre di famiglia (o madre di famiglia, che non si è mai sentito, ma per par condicio va scritto), che è pronto a sacrificare chiunque, ad ogni costo, pur di salvaguardare il piombo che si porta dentro. Pensandosi vivo. Eh. Auguri.

[questo post è da leggersi tenendo presente che nell’autrice non vi è un grammo di compassione per questo tipo di umanità – sì, l’autrice è proprio una brutta persona]

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(33) Sacro

sacro [lat. sacer -cra -crum]. – ■ agg. 1. a. (relig., etnol.) [che riguarda la divinità, la sua religione e i suoi misteri: luogo s.; i s. arredi2. [reso sacro o dedicato a una divinità, con la prep. a3. (estens.) [degno di alta venerazione o del massimo rispetto: l’ospite è s.; il s. nome della libertà] ≈ intangibile, inviolabile, sacrosanto, santo, venerabile, (lett.) venerando.

Tengo buona la terza: l’estensione. Già definirla estensione mi piace, poi quel “degno di massimo rispetto” centra il bersaglio perfettamente.

Ci sono poche cose inviolabili, sacrosante, nella vita. La prima è la vita stessa. Potrei concluderla qui, dentro la vita c’è già tutto. Sembra non sia sufficiente per nessuno, però.

Diventano sacre le proprietà, non più i proprietari. I proprietari difendono le sacre proprietà violando la sacralità della propria vita. Questo mi sconvolge.

Sono disposto a dare la vita per la mia casa, la mia terra. Sono disposto a sacrificare la sacralità della mia vita per delle cose che considero mie. La mia terra mi contiene, ma non è prigione. La mia casa mi contiene, ma non è tomba. Posso muovermi, posso trovare un’altra terra e costruirmi una nuova casa. Non è la terra e la casa che ti chiede di sacrificare a loro la tua vita.

Facciamo un passo di lato, allora. Guardiamo al nostro sacrificarci: se tutta la tua vita la trascorri lavorando per costruirti una casa, se tutta la tua vita la impegni nel tuo pezzo di terra e non consideri nient’altro, l’enorme sacrificio vale la tua stessa vita. Nessuno e niente dovrebbe mai toglierti ciò che è tuo. Mai.

Mi sto domandando spesso cos’è sacro per me. Ritorno sempre alle persone, non alle cose. Amo tutte le cose che ho, le amo profondamente e cerco di curarle più che posso. Ogni volta che ho perso o mi è stata rubata una delle cose che amavo di più ho sofferto e ci penso ancora… ma.

Mai mai mai come penso alle persone che ho perso. Sono loro che mi fanno sentire l’unicità della perdita. Lì, il dolore non passa.

Sacro è tutto quello che sostiene la tua Anima. Se dai questo potere a troppe cose, indebolisci la tua anima.

Dare Amore alle persone non è mai perdere, anche quando pensi di averlo buttato perché queste persone se ne sono andate. La tua Anima si è nutrita di quell’Amore che hai saputo dare e per questo ha resistito nonostante la perdita.

Sacro è l’Amore.

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