Essere addestrati alla pazienza, questa la grande ricchezza della mia vita. Non sto scherzando, tutti i miei desideri concretizzati hanno avuto tempi giurassici.
La colonna sonora della mia esistenza potrebbe essere: “Patience” dei Guns’n’Roses. Just a little patience – cantava Axl al culmine della sua carriera e del suo fascino selvaggio – eh, Axl, a guardarti adesso viene davvero da esclamare Pazienza! (ma come ti sei ridotto, santocielo?!).
Metto da parte per stasera tutte le imprecazioni che l’andare a velocità triplamente rallentata rispetto a molti altri mi suscita ogni volta che ci penso e guardo la cosa dalla prospettiva opposta.
So aspettare. Nell’attesa so cosa fare (lavoro, studio, vivo, cresco) e non perdo tempo. Se avessi avuto pazienza e semplicemente aspettato, sarei morta d’inedia, invece eccomi qui. Sono ancora molto paziente e piuttosto presente nella mia modesta esistenza di lottatrice di sumo (visto l’agilità e la stazza non potrei paragonarmi ad altro atleta).
Detto questo: c’è un limite anche alla pazienza.
Credo che ora dovrò imparare a non essere paziente. Almeno non sempre. Esserlo con discernimento (e non perché devo fare la brava) è il mio prossimo goal.
Si salvi chi può.