(787) Lei

Lei non sa più da che parte girarsi. Deve essere forte, deve essere autonoma, deve essere capace di dire-fare-baciare-lettera-testamento con coraggio, combattendo per se stessa e per tutte le Lei del mondo. Perché il mondo delle Lei ne ha bisogno visto che il mondo dei Lui non capiscono un cazzo. Proprio così.

La cosa bastarda è che ogni Lei che si rispetti è fatta anche di altro. Cose da nulla, cose che prendono in considerazione l’emotività- tanto per buttare lì una cosa da nulla. Perché sarebbe facile potersi programmare e non perdere un colpo, ma ogni giorno è un riprendersi in mano, un ricostruirsi, un cambiare idea e cambiare bisogni e cambiare. Perché la vita è cambiamento e ogni Lei lo sa.

Lei non può fidarsi, non può affidarsi. Non più. I Lui sono una minaccia, e lo sono davvero, anche quelli che sembrano innocui. Chi lo dice? Lo si capisce, se sei una Lei lo capisci fin da piccola. Quel mondo, tutti quei Lui, non sono terra sicura.

Quindi ogni Lei che viaggia nel mondo, ogni Lei che respira il mondo, ogni tanto prende una botta, ogni tanto si ritrova a terra e non sa neppure il perché, sente soltanto il dolore. Ogni Lei. Poi c’è chi se ne accorge subito e chi se ne accorge troppo tardi. C’è chi decide di agire in modo diverso e chi decide di non muoversi più. Mai più. Perché non tutte le Lei sono uguali, anche se tutti gli Esseri Umani sono uguali. Non è un controsenso? Bé, considerato che neppure tutti i Lui sono uguali nonostante siano tutti Esseri Umani, no. Non è un controsenso. Così va.

Un dubbio però ti viene guardando tutti i Lui che pensano di essere umani e invece non lo sono. Ogni Lei dovrebbe imparare a guardarli bene questi fake, ma lo si capisce sempre troppo tardi. Dopo che il danno è stato fatto. Perché ogni Lei pensa che quel Lui sia diverso, sia speciale, sia il Lui che fa la differenza. Raramente è così, bisognerebbe tenerlo presente. Eppure si spera, eppure si crede. 

Una cosa si domanda ogni Lei che alza gli occhi al cielo: perché i Lui che potrebbero alzarsi e con dignità potrebbero bloccare l’azione dei tanti fake, continuano a nascondersi, a giustificare la categoria, a far finta di niente? Forse perché non sanno cosa significa essere Lei.

E qui mi fermo perché non so più da che parte girarmi.

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(763) Scalinata

Anche senza pretendere di essere Wanda Osiris (ma quanto sono vecchia per ricordarmi questa signora?!) le scalinate mi sono sempre risultate un po’ ostiche. Sia a scenderle che a salirle. Per scenderle devo sperare che i miei occhi non si incrocino facendomi vedere doppio, per salirle devo augurarmi che le mie ginocchia non vogliano abbandonarmi proprio in quel mentre. In poche parole: detesto le scale. 

Un paio d’anni fa son volata come si fa al Cirque du Soleil e ancora mi porto addosso le conseguenze (no, non ho sbattuto la testa ma quasi). Tanto per andare sul concreto e convincervi della mia posizione: le scalinate mi son nemiche.

Per assurdo, però, mi piace guardarle. Soprattutto dal basso, perché salire sarà anche più faticoso, ma scendere non porta proprio benissimo (a mio modesto avviso). Questo discorso a dir poco idiota lo sto facendo per motivi che mi sono oscuri, ma non sempre so di pensare quello che sto pensando, a meno che non mi metta a scriverlo. Averlo scritto fa la differenza.

Forse tutto m’è partito dal fatto che oggi ho potuto condividere con i miei colleghi la magia dello storytelling e che questa sia arrivata dritta a loro senza bisogno di spiegazioni. Mi sono sentita come se avessi fatto la scalinata in salita – cercando di mantenere ritmo e concentrazione – e poi una discesa a piedi veloci e occhi fermi finché non sono arrivata in fondo. Una bella sensazione. Mai provata prima. Speravo arrivasse questo momento, è arrivato e… bene.

Bene perché mordere sempre il freno mi ha quasi spaccato la mandibola. Bene perché parlare a metà è peggio che non parlare affatto. Bene perché c’è solitudine nella scrittura, ma fino a un certo punto. Bene perché sono decenni che faccio scale in salita e che poi scivolo giù senza quasi toccare un gradino frantumandomi l’amor proprio. Bene, davvero bene.

Forse sono solo una patetica donnetta, ma tanto vale esserlo fino in fondo. L’ho già detto che le cose a metà fanno più danno che giovamento, no?

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(716) Isolare

Quando isoli una persona dal contesto (ambiente e persone) acquista luci e ombre piuttosto diverse, da studiare. Una persona isolata ha la libertà di essere o non essere ciò che vuole, lontano anche dal suo passato e dalle sue origini, distante anche da quello che ha sempre desiderato e sognato. Come se si reinventasse, per un minuto o per una nuova vita, senza catene.

Isolare una persona ha valenza negativa perché la si mette in una condizione di tensione, costretta davanti a una scelta che forse non ha mai contemplato: essere o non essere quello che fino a ora sono stato?

Una persona isolata può avere reazioni imprevedibili, dipende dalla decisione che prende e se questa è conscia o inconscia. Una persona isolata può trasformarsi in un rischio per tutti – soprattutto in quelle condizioni dove la violenza è legge, oppure può perdere la forza e smettere di reagire, smettere di vivere. Si arrende al suo nuovo, e non voluto, stato.

In ogni caso isolare qualcuno è fargli un danno, o almeno tentare di fargli un danno, perché l’Essere Umano costretto alla solitudine e all’emarginazione è capace di tutto come di niente, è sempre la bomba inesplosa ma non disinnescata che può scoppiarti in mano.

Isolarsi dal mondo, invece, come atto volontario ha un valore credo totalmente diverso: di purificazione – quando si ha bisogno di disintossicarsi dal proprio quotidiano, oppure di rinascita – quando il cambiamento è totale e duraturo. Un gesto coraggioso, audace, che comporta un certo rischio promettendo un maggior benessere. Isolarsi per un po’ ti permette di pensare meglio, di andare in profondità, di riprendere contatto con la tua voce interiore. Può essere un po’ stordente, ma di sicuro è tonificante perché quando rientri nei ranghi vedi meglio, senti meglio, assapori meglio tutto quello che ti circonda.

Un’isola di per sé può essere selvaggia e splendida o selvaggia e spaventosa. Può essere collegata al mondo o completamente fuori dal mondo. Un’isola può renderti pazzo di felicità o pazzo di dolore. Un’isola può essere rifugio o prigione. Se ci andiamo di nostra volontà è un’avventura, se siamo costretti con la violenza a viverci è una condanna a morte. Come spesso accade la positività o la negatività oggettiva non esiste, esistono le circostanze e le condizioni che determinano e gestiscono gli Esseri Umani che vi capitano in mezzo.

Difficile giudicare, difficile condannare o assolvere. Difficile essere Umani. Difficile essere Umani tra gli Umani, specialmente tra quegli Umani che hanno perso la propria Umanità ergendosi a Déi egoici dell’Olimpo.

Tornate giù, deficienti, tornate giù a prendervi quel che di Umano vi spetta per la vostra superbia e per la vostra crudeltà. Lassù isolati sembra facile, ma noi vi aspettiamo qui e vi sarà difficile ridere quando la vita vi presenterà il conto. Perché siete carne e ossa come tutti noi, dovrete ricordarlo – chi prima, chi poi. Tutti.

 

 

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(702) Rischio

Corri il rischio se pensi che ne valga la pena. Corri il rischio quando il danno che ne potrebbe derivare è comunque maneggiabile, sopportabile. Il rischio calcolato non lo è mai fin nei dettagli, arriva fino a un pezzo e poi boh. Sia quel che sia.

Se giochi con la tua vita e non coinvolgi nessun altro, hai carta bianca per quanto mi riguarda e in certi casi hai anche la mia ammirazione. Se non sei solo, se il danno cadrebbe addosso a chi non c’entra nulla, allora dovresti fermarti. Se non ti fermi qualcuno dovrebbe farlo, dovrebbe fermarti. Con le buone meglio che con le cattive, in ogni caso non si tratta solo di te se ti trascini dietro un’intera nazione. Ci siamo capiti?

Ruba, inganna, mistifica, ingrassati di soldi e potere, ma non decidi con la tua misera coscienza malata per milioni e milioni di Esseri Umani – trattandoli come insetti da schiacciare – impunemente. Qualsiasi troglodita che ti ha votato, e ti ha permesso di arrivare nella posizione di potere in cui ti trovi ora, ha il diritto di essere protetto da te e dalla tua scelleratezza. Un troglodita è pur sempre un Essere Vivente, anche se si meriterebbe una mazzata in testa. 

Alzare lo sguardo al cielo e vedere sfilare sopra le nostre teste le flotte armate come se fossimo stati catapultati dentro un colossal storico hollywoodiano mi sembra semplicemente assurdo, semplicemente inammissibile, semplicemente inconcepibile. E chi pensa il contrario deve essere fermato. Fermato da chi? Da chi ha coscienza civile, umana direi, da chi sa guardare lucidamente le conseguenze e non vuole far finta di niente. Da noi. Siamo in tanti, noi. 

Io lo so che ‘sta cosa del votare democraticamente è una questione delicata, ma bisognerebbe votare a neuroni sani e non andare giù di rabbia e violenza come se non ci fosse un domani. Perché un domani c’è ancora e faremmo meglio a pensare ai rischi e alle conseguenze prima di consegnare le nostre vite nelle mani sbagliate. 

Non credo in chi urla di più e in chi alza di più i pugni o digrigna meglio i denti. Preferisco il ragionamento trasportato su un piano dialettico corretto e pulito, preferisco il confronto onesto allo storytelling da Game of Thrones. Preferisco l’incontro allo scontro, la pace al conflitto, la vita alla morte. E poi detesto i bugiardi cronici che ti pensano un idiota e ti tirano matto con le diverse versioni della stessa minestra. Ah, è vero, dimenticavo: questa è la politica, così dicono. 

No, questa è la brutta politica, e bisognerebbe recuperare quel concetto di buona politica che manca da troppo tempo. Eh, anche questo è un tema che dovrebbe essere affrontato prima o poi e non certo da me. 

In ogni caso, rischiare perché? Perché il margine di miglioramento a beneficio di tutti a cui accedere è talmente certo da riuscire a farti sognare. Anzi: sperare.

  

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(615) Esperimento

Oggi mi sono guardata come se fossi una sorta di esperimento vivente. Non so come mi è venuta ‘sta idea, ma è stato interessante. Mi sono domandata: ma sono un esperimento riuscito o fallito? Ancora non ho trovato una risposta.

Ho sempre praticato l’attraversamento delle esperienze come metodo di apprendimento, a volte potevo anche risparmiarmelo ma quando si è giovani le forze non mancano e neppure la presunzione di poter affrontare tutto e comunque uscirne senza troppi danni. I danni non li percepisci subito tutti, escono in superficie un po’ per volta, magari quando attraversi un’esperienza analoga e ti ritrovi menomato, non integro, ed è una brutta scoperta. Una scoperta che ti toglie le forze e, soprattutto, la fiducia in te stesso.

Fatto sta che, seppur danneggiata, sono ancora in funzione, suppongo che l’esperimento in questo senso sia riuscito. Temo di essermela cavata per un soffio, ho detto addio a ogni illusione di forza e prestanza e mi sono sistemata su valori medi. Non vale la teoria del è-intelligente-ma-non-si-impegna-abbastanza con cui a scuola mi hanno martellato, bensì non-è-abbastanza-intelligente-ma-non-difetta-di-impegno, e nel cambio ci guadagno anche.

I test non sono ancora finiti, temo non finiranno mai, e i risultati cambiano di giorno in giorno con feedback altalenanti e ben pochi colpi di culo. Ho dalla mia ancora un paio di chili di motivazione (sparsa in giro) e sto cercando di farmela durare. Devo trovare al più presto un distributore, non durerà a lungo.

Vabbé, fine rapporto esperimento B72.

Passo e chiudo.

 

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(579) Benestare

E un giorno smetti. Così di colpo. Non ti riconosci più, ma non ci pensi un attimo. Sai che è arrivato il tempo di smettere e sai che ci hai messo fin troppo a capirlo e a prendere la decisione più sana di tutta la tua vita.

Smettere di chiedere il benestare di chi ti sta attorno per fare quello che senti di dover fare per stare bene, è il primo passo verso la salvezza. Io ho iniziato a diciannove anni e non mi sono più fermata. Per questo sono ancora viva.

Non significa che non sento ragioni e faccio sempre di testa mia – ora che ci penso è così, ma posso spiegare meglio…

Non significa che non ascolto quello che chi mi vuole bene pensa al riguardo e magari i consigli che mi vengono offerti, li ascolto, davvero, li ascolto tutti. Ma faccio di testa mia. Invariabilmente. Senza cedere di una virgola. Faccio quello che la mia testa mi dice. Perché la mia testa ci ha pensato e ripensato, ha valutato, ha soppesato, ha tolto, ha aggiunto, diviso e moltiplicato. Ha fatto un salto in avanti, due di lato (ds e sn) e uno indietro; ha guardato bene, tutto quello che poteva vedere l’ha visto, tutto quello che poteva sentire l’ha sentito, tutto quello che poteva immaginare l’ha immaginato. Quello che non ha visto, sentito, immaginato è comunque lontano da me e neppure se me lo racconti mi convinci. Perché se non lo vivo non lo conosco. Tutto qui.

Ovvio che ci sono cose che non intendo vivere e di cui mi basta una vaga idea – mi serve per tenermi a distanza – ma quelle che penso facciano per me, allora sì. E lo so che potresti non essere d’accordo, che mi vorresti evitare un danno, che ti preoccupi per me. Eppure…

Eppure se io avessi aspettato il benestare di qualcuno per ogni passo che ho saputo fare, se avessi creduto a ogni spauracchio mi si fosse palesato davanti evocato da chi la sapeva più lunga, se avessi pensato che non sapevo e non potevo decidere per me e per la mia vita, io sarei morta dentro. Non avrei vissuto cose meravigliose e anche cose dolorose, non avrei capito quanto ero lì per imparare e quanto invece già conoscevo, non avrei messo alla prova tutte le mie insicurezze e i miei gap – ridicoli e non – e non avrei compreso meglio la voce che mi guida nonostante tutto e nonostante tutti, nonostante me.

Non c’è benestare che tenga. Il permesso me lo do io, per fare e per non fare. Così è. Che piaccia o no, questo non è affar mio.

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(301) Robot

Fingersi inattaccabili, non provare dolore. Andare avanti comunque, stando in piedi anche quando sotto i piedi hai le sabbiemobili. Facile, no? No. Eppure non è la parte più dura, quella arriva dopo. Arriva quando chi ti sta attorno si è convinto che tu sia quella che va sempre avanti nonostante i colpi ricevuti e che sarà sempre così. E, soprattutto, che i colpi possono arrivare ancora e magari anche più forti tanto tu stai sempre lì a prenderli, stoica e strafottente (o quasi). Ormai non senti più niente.

Cosa puoi inventarti per fargli cambiare questa assurda convinzione? Soccombere? Crollare malamente? Ehmmm… no. Ti sei dimenticata di come si fa, di come ci si arrende e di come ci si possa fermare. Ormai te lo sei cancellata dal DNA. Non perché tu non senta più niente, ma perché ti sei trasformata in una specie di androide alla Blade Runner e forse, forse, va anche bene così.

Solo che ogni tanto ti prende male e ti siedi. Prendi un respiro, senza che nessuno se ne accorga, e ti scopri esausta e quindi debole. Senza che nessuno se ne accorga, perché nessuno se ne vuole accorgere, sarebbe gravoso prendersi quel carico addosso (e poi perché?). Giusto. Perché?

Eh! Che brutta storia essere costretta da una corazza senza i superpoteri di Wonder Woman. Oltre il danno, la beffa.

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(184) Aridità

Mi ha sempre sconvolto trovarmi di fronte all’aridità dell’anima di certa gente. Il loro vietarsi di sentire se non attraverso il proprio interesse è disumano. Non c’è un altro modo per dirlo: disumano.

Mi posso pure domandare l’origine e quindi la causa di tale aridità, ma alla fine non servirebbe a sanare questo enorme vuoto di umanità. Sapere i perché non ti mette al riparo dalle conseguenze che le azioni disumane ti rovesciano addosso.

Penso spesso alla legge del taglione, a quel “occhio per occhio, dente per dente” che forse è l’unico modo per far capire a chi è privo d’umanità che il dolore (quello che non è problema loro) se lo provi diventa reale e molto tuo. A volte vorrei che questa gente mostruosa provasse esattamente quel dolore che loro stessi provocano con le proprie azioni e le proprie parole intrise d’odio, per risvegliarsi dall’abbruttimento in cui sono precipitati, chissà come e chissà quando.

No, non a volte. Sempre più spesso glielo auguro. E sì: mi sto abbruttendo pure io.

 

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