(806) Inerzia

Purtroppo bisogna farci i conti. Se una cosa non ti è utile, se non ti aiuta in qualche modo, significa che te ne puoi sbarazzare tranquillamente. Con le cose è facile, tanto se ci ripensi puoi sempre ricomprartele (la maggior parte delle volte).

Per le persone, il discorso cambia. Non è che butti fuori dalla tua vita le persone che non ti sono utili, sarebbe un gesto quantomeno estremo, ma a un certo punto ti devi chiedere che tipo di “utilità” questa persona sta apportando alla tua vita. Potrebbe semplicemente (eh, magari fosse semplicemente!) essere fonte di pura gioia, senza grandi motivazioni e senza quasi un perché, e già avrebbe tutto il diritto di fissarsi nella tua vita per sempre senza pagare pegno. Una benedizione.

Il punto è che ci attorniamo, vivendo, di persone che non hanno il minimo diritto di risiedere nella nostra esistenza: ci sono per caso o per sfiga o per inerzia e per motivi che non stanno né in cielo né in terra. Sono persone che sarebbero ben più utili nella vita di qualcun altro e che però si sono impigliate nella tua per una sorta di morboso attaccamento o perversione illusoria e che tu lasci lì per chissà quale diavolo di motivo.

Qui non sto parlando di buoni o cattivi, di belli o brutti, e neppure di comodità e di interesse. No, sto parlando di quello che fa avanzare la nostra crescita, nutre il nostro benessere, sfama il nostro bisogno di completezza, ecco… sto parlando di tutte quelle persone che ringraziamo con tutto il cuore di essere con noi ogni giorno, nel bene e nel male, con tutti i pregi e i difetti, solo perché sono loro e nessun altro le potrebbe sostituire. Ecco, utilità intesa proprio così.

Benissimo: facendo una lista sommaria, ognuno di noi può contare almeno una decina di persone (il più fetente di noi) che guai a vivere senza. Metti che una persona discretamente amabile ne possa contare un centinaio, ok, sto andando proprio ai minimi, giusto per non farci troppe illusioni. Perfetto, allora tutte le altre zecche bisognerebbe farle stare almeno a dieci metri di distanza. Per una questione di pulizia del proprio spazio, per una questione di gestione saggia delle proprie energie, per una questione di sanità mentale.

Non dico che le prendi e le butti giù dal settimo piano senza paracadute, no, ma almeno fai in modo che non ti rovinino i pensieri con il loro esserci fastidioso, stordente, invadente, urticante, velenoso. Insomma: fatti più in là (cit. Le sorelle Bandiera, 1976).

E non lo dico perché sono una stronza (o almeno non soltanto), ma perché io vorrei stare nella vita delle persone come una benedizione e non come una pigna nel culo. Ecco.

 

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(701) Ribellione

Disobbedire con criterio: quando si palesa un’ingiustizia, quando chi comanda è un despota insensato e/o crudele, quando veniamo schiacciati nei nostri diritti di Esseri Umani, e via di questo passo. Così si possono cambiare le cose.

Ribellarsi a regole disumane non è una scelta, è l’unica scelta. Perché ormai lo sappiamo che con le regole si parte bene e si può finire molto male, si possono rovesciare i concetti e si possono verificare bestialità inaudite. Questo non significa che le regole siano inutili, il Regno del Caos non prevede superstiti. 

Quindi la ribellione usata con intelligenza strategica, con uno scopo puro, con la pace nel cuore e la voglia di far avanzare il mondo verso un futuro onorevole per tutti è la pratica che tutti dovremmo adottare per sistemare le cose. Recuperi il coraggio dalla cantina, gli dai una bella rinfrescata, lo indossi e fai le scelte che sai che devi fare. Tieni botta e persegui l’obiettivo.

Il punto è: in cosa credi? Credi in qualcosa?

Quando credi, fortemente credi, ti muovi. Indossi il coraggio senza smettere di ascoltare la paura, evitando possibilmente il panico, e procedi con il piano di liberazione. Puoi osare, puoi. Puoi restare dritto davanti al sopruso e far sentire la tua voce, puoi dichiararti contrario, puoi affermare la tua posizione. Fallo in modo da poter essere ascoltato, però: non insultare, non sputare, non umiliare. Gioca pulito e ribellati. 

Prima di procedere, mi raccomando, chiediti di nuovo “in cosa credo?” e ascolta la tua risposta. Se credi che vali più degli altri, se credi di essere la vittima che ha diritto alla sua vendetta, se credi che prima tu e poi gli altri, se credi o io o gli altri, se credi di poterti ergere sopra le regole e le leggi morali, allora forse la tua non è ribellione e te la stai raccontando per accomodare la tua coscienza bucherellata. Lascia stare. Chiamati cialtrone, filibustiere, delinquente – farai una figura migliore, fidati.

Perché le parole definiscono e lucidano sia le menzogne che le verità, e usarle bene dà una grande soddisfazione, ma a reggere la ribellione sono i fatti. I fatti dimostrano chi sei, in cosa credi e cosa sei disposto a fare. Sono i fatti che contano. E non si scappa.

 

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(681) Mondo

Una volta era più piccolo, poi ha deciso di farsi tondo anziché piatto, di farsi dettagliato anziché blandamente abbozzato e noi abbiamo perso la bussola.

Colpa degli avventurieri, degli esploratori, dei conquistatori. Colpa delle mappe, colpa delle sonde spaziali, colpa di Google Maps. Ora il mondo è enorme. Enorme e pieno di cose, oltre che di persone, talmente pieno che ne hai abbastanza di un paio di documetari per sentirti padrone di terre lontane, prima sconosciute e ora decisamente alla tua portata – oplà! Colpa del National Geographic e anche di Piero e di Alberto Angela, perché quando è troppo, è troppo.

E ‘sto fatto di andarsene in giro, di usare i piedi, le bici, le moto, le auto, gli aerei, le barchette, le canoe, le navi, i transatlantici… che abitudini sono queste? Dovremmo essere ancorati al suolo con radici massicce, come quelle di un baobab, altroché! Almeno così si eviterebbe di andare a rompere le scatole a casa degli altri. Si nasce, si vive e si muore nello stesso posto. Niente incroci di razze, di tradizioni, di usi e costumi. Niente di niente.

Alla fine internet va bene, ti puoi guardare le cose che ti interessano senza muoverti di un passo e capire tutto. C’è Wikipedia e ci sono i Social, no?

Quando il mondo è troppo, davvero troppo, non possiamo far altro che rimpicciolirlo. Lo facciamo diventare piatto. Da qui a lì. Lo si può percorrere con lo sguardo, a spanne, e togliere tutto il superfluo. Togli quello che non ti interessa, togli quello che ti disturba. Fai pulizia. Spazzi gli angoli del tuo mondo piatto e ci pattini sopra senza impedimenti. Semplice.

Ma se ami i tuoi piedi perché ti portano gagliardi da una parte e dall’altra, se non soffri il mal d’auto o il mal di mare o il mal d’aria, se non ti spaventano gli incroci e le contaminazioni, se sei una persona rispettosa dei luoghi che non ti appartengono e degli usi e costumi di chi è diverso da te… allora l’enormità del mondo la vorresti abbracciare ad ogni respiro, la vorresti percorrere con la mente e con il corpo senza perderti neppure un passo, e scivolare sulla sfera come un acrobata diventerà la tua filosofia e la tua sola ambizione. Le radici te le porterai dentro, ringraziando ogni baobab che incontrerai sulla tua strada perché le scelte degli Esseri Viventi sono sacre, anche quelle che non capisci.

Il mondo era piccolo, ora è enorme. Un’enorme benedizione. Svegliamoci!

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(437) Trappola

Questione di un attimo e quando scatta sei finito. La trappola mortale del dovresti-ma-non-sei, oppure del dovresti-ma-non-hai, che sono ovunque e che si attivano a ogni pie’ sospinto e ti vedono saltare come un pazzo per non essere preso, ma ogni sforzo è in vano.

Chi le attiva? Tutti. Non sei al sicuro da nessuna parte, ti trovano sempre e… zak!

Avere la tua strada da seguire, i tuoi pensieri, le tue visioni, dà fastidio. Fa niente se non vai a sbandierarlo ai quattro venti e vivi la tua esistenza senza fuochi d’artificio e via discorrendo, dai comunque fastidio. Perché dovresti essere questo o quello, dovresti avere questo o quello, dovresti pensare questo o quello, dovresti volere questo o quello e invece tu che fai? Continui imperterrito come se niente fosse e allora non lamentarti di quello che non sei, che non hai, che non ottieni. Eh!

La trappola del tutti-lo-dicono-e-dev’essere-pur-vero non risparmia nessuno e siamo tutti, beninteso, vittime di qualcuno e al contempo carnefici di qualcun altro. Sono i nostri giudizi, le nostre limitate strutture mentali, a renderci costruttori di trappole mortali. Soprattutto per noi stessi, anche se nessuno si azzarda a un umile mea culpa per iniziare a far pulizia dentro di sé.

La disinfestazione è un’arma a doppio taglio, dovremmo trovare altri modi per convivere con le nostre mancanze d’umanità. Dovremmo in qualche modo domarle, farle ragionare, mitigare i loro eccessi e renderle meno devastanti. Dovremmo farlo. Subito.

 

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(195) Caffè

C’è bisogno ognittanto di lucidarsi il pensiero. A me sta bene che alla maggior parte delle persone la cosa risulti fastidiosa, ma ognittanto anche se ti dà fastidio ti metti lì e ripulisci tutto. Devi prenderlo come dovere nei confronti del tuo cervello, non si può vivere nella nebbia tutto il tempo.

Ok, potresti scoprire che ci sono cose che devono essere sistemate, potresti scoprire che ci sono grosse scemenze che hai fatto-pensato-detto che devono essere sanate, potresti scoprire che sei solo uno stronzo e che sarebbe ora di cambiare. Ecco: potresti scoprire qualcosa che non ti piace. Oppure potresti scoprire che quello che tu temevi di scoprire non è così grave. Potresti scoprire che non sei quel mostro che pensavi, anche se rimani uno stronzo (per certe cose mica possiamo pretendere miracoli). In ogni caso, a ogni modo, nonostante tutto: devi farlo.

P-U-L-I-Z-I-A.

Perché se la cosa riguardasse solo te, allora contento tu contenti tutti, ma la cosa non riguarda mai solo te. La cosa coinvolge tutti quelli che ti stanno attorno, tutti quelli che se ne devono prendere carico in modo diretto o indiretto. La tua pigrizia e irresponsabilità, la tua mancanza di pulizia, ricade sugli altri e non è più una questione privata.

Potrebbe non fregartene un tubo degli altri, ma rifletti un attimo su ciò che ti aspetta se continui di questo passo: solitudine. Quella dura, quella brutta, quella crudele, quella per sempre. E ora che lo sai, se non vedi di rimboccarti le maniche per darti una lucidata ai pensieri non avrai scuse. E non meriterai compassione.

Ecco: inizia con un buon caffè. Forte, senza zucchero, tazza grande.

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