(1001) Leoni

Sono giorni di lavoro selvaggio. Quelli che preferisco. Dove ci si guarda e ci si capisce perché tutti dentro, immersi fino al collo, nello stesso mood.

E c’è un’energia che scorre tutta nella stessa direzione, c’è lo sguardo che si focalizza nello stesso punto nevralgico, lì i cuori pulsano.

Il progetto si espande e trova la sua forma, mentre noi modelliamo l’abito che dovrà indossare per debuttare in società. Emozionante.

Ed è vero che potrebbe essere bocciato, domani, ed è vero che sarebbe una botta non da poco con tutta la fede che vi abbiamo riposto. Eppure da lì dobbiamo passare, non ci sono scorciatoie e domani verremo giudicati e verrà giudicato il nostro lavoro.

Comunque vada, però, sarà la prova che testimonierà che le nostre competenze sono solide, che le nostre volontà sono d’acciaio e che possiamo andare oltre. Oltre quello che già abbiamo fatto, per proiettarci dove ancora non siamo mai stati. La crescita è questione di un pezzo per volta, non si ragiona a salti quantici.

Sono molto orgogliosa di quello che insieme abbiamo costruito, molto orgogliosa di quello che abbiamo creato in queste settimane, molto orgogliosa di ogni scazzo e ogni ripresa che ci ha attraversato.

Domani affronteremo i leoni. Non saremo soli, saremo insieme. Questo vale tutto. Tutto davvero.

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(847) Neologismi

Oggi mi sono persa nei meandri di un sostantivo che mi motiva parecchio: opportunità. 

opportunità s. f. [dal lat. opportunĭtas-atis]. – 1. [l’essere opportuno: sostenerel’o.diunprovvedimento] ≈ adeguatezza, appropriatezza, convenienza, pertinenza. ‖ necessità, utilità, vantaggio. ↔ inadeguatezza, inopportunità, intempestività, sconvenienza. ↑ dannosità. 2.[circostanza opportuna, favorevole: averel’o.difarequalcosa] ≈ adito, destro, occasione, possibilità, spazio.

Per quanto mi riguarda interagire con una persona opportuna è una benedizione. Non è affatto facile esserlo, bisogna fare attenzione agli spazi e ai tempi (nostri e degli altri).  Mirabolanti acrobazie per il 99% delle volte. Eh.

Passo oltre: l’opportunità – dal mio punto di vista – è quella cosa che si discosta dalla semplice occasione perché porta in sé una crescita. Se la prendi al volo ti porta del bene. La vivo così. Mi sono sbagliata spesso confondendo le opportunità con quelle che erano soltanto delle occasioni, ma non mi sono mai sbagliata quando ho deciso di raccogliere per vedere dove mi avrebbero portato. Hanno una voce suadente, sono delle bellissime sirene, non puoi far finta di nulla. 

Ok, detto questo, mi sconvolge enormemente (sono una dalle facili enfasi, ormai lo sapete) come nella nostra splendida lingua italiana si passi dal positivo opportunità al negativissimo opportunismo :

opportunismo s. m. [der. di opportuno, sull’es. del fr. opportunisme]. – 1. [comportamento di chi sfrutta spregiudicatamente le opportunità del momento] ≈ ‖ camaleontismo, funambolismo, [in politica] trasformismo. 2. (estens.) [spec. in competizioni sportive, capacità di saper cogliere e sfruttare il momento opportuno] ≈ tempismo.

Sfruttare spregiudicatamente le opportunità del momento, e molto probabilmente, creando danno a qualcuno… che pessimo talento, n’evvero? E qui scatta la confessione: il mio annusare le opportunità per muovermi in sintonia con esse (ho usato esse, devo essere proprio ispirata, santidddddio!) è stato molto spesso scambiato per opportunismo sebbene io non mi sia mai permessa – e se dico mai lo dico perché è proprio mai – di creare danno a qualcuno. Mai. Negli anni scorsi m’ha fatto molto soffrire questo giudizio che si trasformava istantaneamente in condanna. Poi ho capito che non condannavano tanto il mio muovermi per acchiappare le opportunità al volo, quanto il mio coraggio di muovermi per tentare di acchiapparle. Ci vuole coraggio per lanciarsi sperando di prendere l’opportunità giusta, quella capace di farti crescere. Io ce l’ho di natura questo coraggio, ma mi sono accorta soltanto in questi giorni che manca un verbo opportuno per definire questa cosa qui, ovvero: opportunità+coraggio = ????

Per-l’amor-del-cielo, ‘sto coraggio m’ha fatto frantumare ossa e naso parecchie volte, ma niente mi ha mai fermato. Un’opportunità, se hai il coraggio di misurarti con onesto sentire, ti porta sempre un po’ più in alto. Innalza la tua vibrazione, la conoscenza di te stesso, la percezione del mondo e di te che ti muovi nel mondo, col mondo, anche in opposizione al mondo intero – se servisse – non importa quali siano le conseguenze. Voli alto.

Ok, non sono malata di opportunismo, ma di OPPORTUNAGGIO. La qualità – si tratta di un valore positivo – di afferrare con audacia un’opportunità che senti ha potenziale, che potrebbe farti volare. Non è detto succeda, ma potrebbe succedere. E quando succede, tu voli. Poi l’atterraggio è quel che è, magari ti tocca farne uno di fortuna e ti maledici per il tuo azzardo… ma non te ne penti. Sei pronto a rifarlo ancora. Non te ne potrai mai pentire perché lo hai fatto, non lo hai soltanto pensato, non lo hai soltanto sognato, non te lo sei ripromesso per poi tirarti indietro. Lo hai fatto. Basta. Puoi morire tranquillo.

Opportunaggio. Fateci caso, funziona.

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(806) Inerzia

Purtroppo bisogna farci i conti. Se una cosa non ti è utile, se non ti aiuta in qualche modo, significa che te ne puoi sbarazzare tranquillamente. Con le cose è facile, tanto se ci ripensi puoi sempre ricomprartele (la maggior parte delle volte).

Per le persone, il discorso cambia. Non è che butti fuori dalla tua vita le persone che non ti sono utili, sarebbe un gesto quantomeno estremo, ma a un certo punto ti devi chiedere che tipo di “utilità” questa persona sta apportando alla tua vita. Potrebbe semplicemente (eh, magari fosse semplicemente!) essere fonte di pura gioia, senza grandi motivazioni e senza quasi un perché, e già avrebbe tutto il diritto di fissarsi nella tua vita per sempre senza pagare pegno. Una benedizione.

Il punto è che ci attorniamo, vivendo, di persone che non hanno il minimo diritto di risiedere nella nostra esistenza: ci sono per caso o per sfiga o per inerzia e per motivi che non stanno né in cielo né in terra. Sono persone che sarebbero ben più utili nella vita di qualcun altro e che però si sono impigliate nella tua per una sorta di morboso attaccamento o perversione illusoria e che tu lasci lì per chissà quale diavolo di motivo.

Qui non sto parlando di buoni o cattivi, di belli o brutti, e neppure di comodità e di interesse. No, sto parlando di quello che fa avanzare la nostra crescita, nutre il nostro benessere, sfama il nostro bisogno di completezza, ecco… sto parlando di tutte quelle persone che ringraziamo con tutto il cuore di essere con noi ogni giorno, nel bene e nel male, con tutti i pregi e i difetti, solo perché sono loro e nessun altro le potrebbe sostituire. Ecco, utilità intesa proprio così.

Benissimo: facendo una lista sommaria, ognuno di noi può contare almeno una decina di persone (il più fetente di noi) che guai a vivere senza. Metti che una persona discretamente amabile ne possa contare un centinaio, ok, sto andando proprio ai minimi, giusto per non farci troppe illusioni. Perfetto, allora tutte le altre zecche bisognerebbe farle stare almeno a dieci metri di distanza. Per una questione di pulizia del proprio spazio, per una questione di gestione saggia delle proprie energie, per una questione di sanità mentale.

Non dico che le prendi e le butti giù dal settimo piano senza paracadute, no, ma almeno fai in modo che non ti rovinino i pensieri con il loro esserci fastidioso, stordente, invadente, urticante, velenoso. Insomma: fatti più in là (cit. Le sorelle Bandiera, 1976).

E non lo dico perché sono una stronza (o almeno non soltanto), ma perché io vorrei stare nella vita delle persone come una benedizione e non come una pigna nel culo. Ecco.

 

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(285) Beccare

Qua e là. Ho fatto così nella mia vita, ho trovato cibo neuronale (non troppo, mai troppo, scherziamo?) un po’ qua e un po’ là e finché mi nutriva ho continuato a beccare. Quando non ce n’era più, o non mi interessava più, cambiavo il qua e anche il là.

La Cultura (con C maiuscola) è altro, me ne rendo conto, ma nutrirsi di quel che c’è (anche augurandosi di meglio e quindi cercando di meglio) è stato il mio modo di crescere… se non in Cultura, in consapevolezza. Per quello che è il mondo, per come è il mondo, per quanto il mondo offre e toglie.

C’è ancora molto da beccare, per me, e non so se mi basterà una vita, ma sono sicura che finché terrò stretta questa filosofia avrò una possibilità di accrescere in consapevolezza. Della Cultura me ne occuperò nella prossima esistenza, mica posso fare tutto e tutto insieme!

 

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(26) Ammirare

L’ammirazione ha i suoi periodi. Quando si è giovani è totale, non si vede nient’altro, si è accecati. È un innamoramento. E poi passa. Non sempre, ma il più delle volte passa. Per fortuna e anche no, perché è bello quel coinvolgimento che ti spinge verso il migliorare te stesso per essere… esattamente così com’è l’oggetto della tua ammirazione.

Si tratta di ispirazione. Una persona che ammiri è una persona che sa ispirarti al movimento, alla crescita. Certo, ammiri la persona sbagliata o ammiri una persona per le ragioni sbagliate e diventi un kamikaze, ok. Dovremmo poterci appoggiare su un certo equilibrio personale prima di lanciarci in grandi imprese di emulazione.

Quello su cui sto riflettendo ora, però, riguarda l’evolversi di questo sentimento adolescenziale (l’ammirazione cieca) nei miei anni. Le persone che ammiravo un tempo non sono sparite dalla mia sfera emotiva (le considero ancora parte di me), ma le ho sistemate un po’ più vicino. Non sono più Déi, sono Esseri Umani. Come me.

Le cose sono due: o l’età avanzata mi ha resa presuntuosa (non lo escludo), oppure ho lavorato bene e mi sono avvicinata davvero all’immagine della persona che avrei voluto essere quando ero più giovane (non lo escludo).

Se devo andarci giù piatta sento che la seconda ipotesi è quella che mi calza meglio, ma se fossi soltanto una gran presuntuosa non sarei in grado di valutarmi lucidamente e sentirei che la seconda ipotesi è quella che mi calza meglio.

Non vedo vie d’uscita. Buonanotte.

b__

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(2) Incontro

Incontro ogni giorno persone che portano con sé la propria vita con consapevolezza. Lo dico perché non è una cosa ovvia, si può vivere inconsapevoli incolpando il resto del mondo e essere devastati dal risentimento. Ci si sente derubati della felicità, in qualche modo, da tutto e tutti.

Più cresce la mia autoconsapevolezza e più gli incontri che faccio si allineano al mio stato, alla mia presenza. Non devo cercare, sono loro che mi trovano.

Accolgo questa realtà con gratitudine e ne sorrido.

b__

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