(997) Amicizia

Nella conoscenza e nella vicinanza reciproca si costruiscono anni di amicizia, bisogna volerlo e non per calcolo, solamente perché in quel cammino insieme ci troviamo del buono. E nel tempo cambiano i dettagli, ma il tempo crea una sorta di bolla dove si mantengono ricordi condivisi e piccole altre cose che manco serve dire.

Trovarsi una sera a un tavolo e ritrovarsi vicini, per quel cammino che è stato mantenuto vivo, non è un caso. E ridere delle debolezze, degli errori, delle idiosincrasie, degli azzardi, delle volte che si è riso o che si è pianto, insieme anche nelle distanze normali del vivere, è prezioso.

Accogliere pensieri che sono anche spinosi senza per questo sentire il bisogno di difendersi, credo sia un piccolo miracolo. Ci si basa sull’affetto che ha resistito e che in un barlume di lucidità sai che resisterà.

Ridere insieme: ogni volta che succede le anime si toccano senza farsi male. Un istante basta per sempre.

Ci sono passaggi disconnessi che a volte rendono tutto più faticoso, ma non può essere questo che allontana o respinge. Credo che sia forte la ricostruzione che facciamo del nostro sentimento, il luogo che ci impegniamo a curare perché sappiamo che se lo trascuriamo lo perderemo per sempre. E ci sono cose che si perdono – anche per sempre – è vero, ma quelle davvero importanti causano una mancanza che non viene mai più colmata. E si allarga e si allarga…

Invece, quando ci si trova a un tavolo e nell’ascolto si sorride, sottolineando con ironia già ben collaudata i momenti salienti di ogni racconto, si ricostruisce il passato e si rinsalda il presente, sapendo che si sta contribuendo ad assicurare al futuro un piccolo miracolo come questo che non si dissolverà facilmente.

Il sentimento così resta. Saldo e sfrontato.

Un piccolo miracolo.

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(953) Genetliaco

Sto andando a letto e in questa giornata sono mille le cose che mi voglio tenere stretta. I visi splendidi dei miei compagni in ufficio, gli auguri di amici che sono lontani ma non poi così tanto nel cuore, la mia famiglia che ritrovo come rifugio e salvezza ogni santo giorno, un abbraccio importante… e la lista la potrei anche continuare ma non serve scrivere tutto, serve tenere al sicuro per ricordare quando il buio incombe.

E penso sempre che ci sono istanti importanti e che bisogna riconoscerli e dargli spazio perché l’Inferno dei viventi è feroce e non dorme mai, lo ha scritto meglio di tutti il Maestro Calvino.

Nascere è un privilegio che noi ben conosciamo, ma rinascere ogni anno (sopravvivendo al precedente) è forse la cosa più incredibile… come riusciamo a farcela? E, soprattutto, perché lo diamo per scontato?

Non credo si tratti di fortuna, non quella che ti cade dal cielo, ma non m’importa trovare un nome per definire meglio il miracolo perché tanto si compie con uguale potenza e uguale candore. Com’è possibile?

Porto con orgoglio i miei 74 anni perché li porto addosso un gran bene, ho ancora tante cose che voglio fare e ho la voglia di provarci e di crescere. Niente di tutto questo è scontato né regalato. Ci vuole tenacia per mantenere alta la fame di vita, è un lavoro che non finisce mai.

Mettendo tutto in conto, me la sto cavando onorevolmente.

Ovviamente c’è ancora un buon margine di miglioramento.

Daje.

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(836) Determinazione

Bisogna calibrarla per bene, ma se riesci a maneggiarla con destrezza puoi fare della tua vita un capolavoro. Ad alcuni vien facile, nascono con questo dono, ad altri ci vuole anche un’intera esistenza per prenderne possesso e i risultati tardano ad arrivare. Eh, questione di culo.

Comunque, si può imparare a tenere botta e perseverare se ci tieni davvero. Più è solida la tua motivazione e più ti viene la forza per andare fino in fondo. Una questione di allenamento, suppongo, un po’ come tutto nella vita.

La cosa difficile è usarla il giusto, non superare certi limiti, non usare violenza né contro sé stessi né contro gli altri né contro gli eventi e il tempo. Non puoi assoggettare l’universo ai tuoi voleri, puoi invece aiutare l’universo affinché ti sostenga per raggiungere i tuoi obiettivi.

Decidi cosa vuoi e muoviti di conseguenza.

Sembra facile. Soltanto che ogni giorno te lo devi ricordare e ogni giorno te lo devi ripetere e ogni giorno devi fare in modo di crederci. Devi esserci. Devi evitare distrazioni. Devi mantenere solidamente il tuo intento. No, il raggiungimento dell’obiettivo non è mai gratis. Non è così che funzionano le cose. Nessuno può fare il lavoro per te. E nessuno può chiarirti le idee quando sei confuso, e più sei confuso e più le cose vanno in malora.

La determinazione viene svilita, molto spesso, viene etichettata come caparbietà, ma si sta parlando di due posizioni mentali e d’anima molto diversi. La persona caparbia non sente ragioni, la persona determinata non si arrende davanti agli ostacoli. La persona caparbia se ne frega di quello che gli sta attorno, la persona determinata si muove in accordo con l’ambiente – senza obbligatoriamente scendere a troppi compromessi – per proseguire. La persona caparbia sbatte la testa contro il muro finché il muro non si spacca, la persona determinata se quello che sta facendo non ha più senso, non è più motivante, non va più bene allora si ferma. Si ferma e cambia obiettivo.

Il mondo vegetale ce lo insegna: se vuoi vivere non c’è nulla che ti possa fermare. Hai a tua disposizione la terra, l’acqua, il vento, il fuoco, non puoi fare altro se non crescere. Credo che sia questo il vero miracolo: mantenere forte la nostra determinazione nell’amare la vita, nonostante tutto e sempre.

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(697) Brindisi

brindisi /’brindizi/ s. m. [dal ted. bring dir’s “lo porto a te (il saluto o il bicchiere)”, cioè “bevo alla tua salute”, attrav. lo sp. brindis]. – [il bere alla salute di qualcuno o di qualcosa] ≈ cin cin, cincin.

Un brindisi me lo farei volentieri. Tra tutte le paranoie e le menate senza senso, tra tutte le incazzature e i problemi da risolvere, tra tutto quello che ho vinto e quello che ho perso, tra tutto quello che ho lasciato andare e quello che ho accettato di portare avanti… insomma, tra tutto questo, a quest’ora avrei potuto essere morta. E invece sono qui. Cincin!

Il fatto che siamo vivi e che lo siamo non per un caso fortunato ma perché siamo degli ossi duri, lo diamo troppo per scontato.

Già il barcamenarsi non è una scelta ma l’unica via, mettici pure il fato e la sfiga, insomma, c’è di che rimanere soddisfatti: vivere non è per tutti. Il fatto che siamo in tanti vivi – il mondo è piuttosto affollato – non significa che sia una cosa da poco. Infatti, ci stiamo talmente tanto addosso che non vediamo l’ora di scagliarci gli uni contro gli altri per farci saltare in aria reciprocamente. C’è da esserne orgogliosi, vero? Una massa di inenarrabili teste di cazzo.

Madre Natura fa pulizia ogni tanto, il punto è che non sceglie i più meritevoli – ovvero i grandissimi infami – per toglierli di mezzo una volta per tutti, lei va giù di grosso: dove piglia piglia. Migliaia e migliaia di persone normali se ne vanno al Creatore e gli infami stanno ancora qui. Non va bene, ma non è che puoi discutere con Madre Natura (né in quanto Natura né tantomeno in quanto Madre). Chi resta resta. Chi resta dovrebbe vivere con gratitudine sparsa e senza condizioni, invece sputiamo su tutto, come se niente avesse valore.

Ci vorrebbe un po’ di coscienza, di tanto in tanto, perché siamo orrendi quando agiamo come se ci meritassimo il meglio e stiamo ricevendo il peggio. La verità fastidiosa è che non ci meritiamo un bel niente che stiamo ricevendo di tutto e di più e tutto insieme perché le cose son così per tutti. E siamo tutti uguali.

Un brindisi a me, quindi, e a chi come me vuole prendersi un bel respiro, vuole guardarsi attorno, vuole sentirsi parte di quel grande miracolo che è la vita, vuole condividere la sorpresa dell’esserci ancora con chi la può capire e può farla sua alzando il calice e con un sorriso affermare: brindo a te.

Cin cin!

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(298) Grazia

Si posa. La Grazia si posa. Decide lei dove e su chi, ma ogni volta che lo fa lascia il segno. Non te la puoi dimenticare, non puoi far finta di niente, non puoi voltarti dall’altra parte perché te l’immaginavi meglio di così. Meglio di così non può essere. La Grazia è perfezione.

Racchiude in sé un piccolo miracolo (la si chiede a Dio, infatti) e spesso non osiamo neppure immaginare che possa toccare a noi. Ci sentiamo piccoli al suo cospetto. Ed è così, lo siamo. Senza alzare la voce, la Grazia sa rimetterti al tuo posto. E non puoi avercela con lei perché ne riconosci la superiorità.

Ogni volta che l’ho incontrata, in qualcuno o in qualcosa, ho sentito la dolcezza della vita espandersi in ogni mia fibra. Piccoli miracoli d’amore, senza un preciso motivo, senza un preciso obiettivo, senza bisogno di ritorno alcuno. La Grazia fa così: si rende evidente – ed è un istante – e poi vola via. Rimanendo in te per sempre.

Inchino per Sua Graziosità.

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(264) Ritrovare

Quando ritrovi un oggetto che temevi sparito per sempre è una gioia. Quando ritrovi una persona a cui tenevi molto e pensavi che il tempo ormai avesse cancellato le tracce del legame d’amicizia è proprio felicità. Capita raramente, a me è capitato un paio di volte. Oggi la seconda.

Non è vero che scrivo solo quando sono misera e infelice, voglio scrivere anche quando sto proprio bene. Infatti sono qui per condividere questo piccolo miracolo che oggi mi è accaduto.

Non è stato un caso fortuito, l’ho cercata io e lei si è fatta trovare. Come se non fosse trascorso neppure un mese, anche se in realtà si tratta di anni, molti anni. Lei sempre la persona cristallina e autentica che amavo, questo è il vero miracolo in realtà. La sua capacità di rimanere fedele a se stessa, riconoscibile a occhi chiusi, così bella.

In quest’ultima settimana dove son volate cose pesanti, oggi è stato come se mi avessero ridato le ali. Ho intenzione di tenermele strette, queste ali, si affronta meglio il cammino quando puoi sollevarti un po’ e dare pace ai piedi.

Share
   Invia l'articolo in formato PDF