(836) Determinazione

Bisogna calibrarla per bene, ma se riesci a maneggiarla con destrezza puoi fare della tua vita un capolavoro. Ad alcuni vien facile, nascono con questo dono, ad altri ci vuole anche un’intera esistenza per prenderne possesso e i risultati tardano ad arrivare. Eh, questione di culo.

Comunque, si può imparare a tenere botta e perseverare se ci tieni davvero. Più è solida la tua motivazione e più ti viene la forza per andare fino in fondo. Una questione di allenamento, suppongo, un po’ come tutto nella vita.

La cosa difficile è usarla il giusto, non superare certi limiti, non usare violenza né contro sé stessi né contro gli altri né contro gli eventi e il tempo. Non puoi assoggettare l’universo ai tuoi voleri, puoi invece aiutare l’universo affinché ti sostenga per raggiungere i tuoi obiettivi.

Decidi cosa vuoi e muoviti di conseguenza.

Sembra facile. Soltanto che ogni giorno te lo devi ricordare e ogni giorno te lo devi ripetere e ogni giorno devi fare in modo di crederci. Devi esserci. Devi evitare distrazioni. Devi mantenere solidamente il tuo intento. No, il raggiungimento dell’obiettivo non è mai gratis. Non è così che funzionano le cose. Nessuno può fare il lavoro per te. E nessuno può chiarirti le idee quando sei confuso, e più sei confuso e più le cose vanno in malora.

La determinazione viene svilita, molto spesso, viene etichettata come caparbietà, ma si sta parlando di due posizioni mentali e d’anima molto diversi. La persona caparbia non sente ragioni, la persona determinata non si arrende davanti agli ostacoli. La persona caparbia se ne frega di quello che gli sta attorno, la persona determinata si muove in accordo con l’ambiente – senza obbligatoriamente scendere a troppi compromessi – per proseguire. La persona caparbia sbatte la testa contro il muro finché il muro non si spacca, la persona determinata se quello che sta facendo non ha più senso, non è più motivante, non va più bene allora si ferma. Si ferma e cambia obiettivo.

Il mondo vegetale ce lo insegna: se vuoi vivere non c’è nulla che ti possa fermare. Hai a tua disposizione la terra, l’acqua, il vento, il fuoco, non puoi fare altro se non crescere. Credo che sia questo il vero miracolo: mantenere forte la nostra determinazione nell’amare la vita, nonostante tutto e sempre.

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(773) Equilibrio

In punta di piedi. No, non è per tutti. Devi essere fermo dentro per restare lì immobile e in silenzio. Devi appoggiare tutto te stesso sullo sterno, ma devi farlo con leggerezza o sprofondi.

Un esercizio estenutante, rischi di dimenticarti che c’è il resto del corpo se ti concentri solo lì, ma se non ti concentri allora il resto del corpo ti si ribella e ti fa rotolare al suolo.

Il respiro conta, ma non devi contare i respiri altrimenti il tempo non ti passa più. Devi guardare il luogo a cui aspiri, senza lasciarti distrarre dalla fatica e dalla paura di scivolare.

Quando inizi a sentire la musica, quello è il segnale che stai andando bene. Non che sta diventando più facile, sia mai!, ma che hai trovato il segreto per stare in equilibrio. Non per sempre, forse, ma intanto ci sei e non devi far altro che impegnarti a restare lì sospesa eppure ancora a terra.

Questo è l’unico modo che conosco per stare al mondo. E non è una questione che si risolve e basta, è sempre un cedere di gambe e di cuore, ogni volta che questo mondo mi viene addosso. E vorrei essere come il mondo, vorrei essere più stabile, vorrei essere più capace di sospendermi e godermi lo spettacolo, ma ormai ci ho rinunciato. La mia fatica, che conosco, è quella che io posso sopportare. Niente di più, niente di meno.

Oplà!

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(241) Facile

Sembra che se una cosa non è facile da farsi smette di essere interessante, regola che non vale solo per i ragazzi ma anche per gli adulti. Ormai è così.

Se è facile, però, se la si ottiene schioccando le dita, manca la soddisfazione e la si gode solo per metà. Risultato che vale per giovani e adulti, è giusto rimarcarlo.

Ora: le cose facili a me non vengono mai in mente, mai. Non so cosa questo significhi e che origini abbia, ma è un dato di fatto. Se è facile non lo guardo neppure. Non è che va benissimo, me ne rendo conto, ma non ci posso fare niente. Se è facile per me non esiste.

Mi domando per quale strambo assemblamento neuronale io debba trovare naturalmente gratificante-interessante-divertente-motivante tutto quello che è difficile da ottenere.

Sono malata, non c’è altra spiegazione.

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(132) Sogni

Da dove io provengo, i sogni non sono stimati come valore aggiunto della persona, tutt’altro: sono una perdita di tempo. Da dove io sono partita, nessuno mai ti chiederà se e che cosa sogni o come immagini la tua vita futura, di cosa vorresti fosse fatta la tua felicità. Da dove io arrivo, era per tutti così e così abbiamo imparato che deve essere. 

Infatti, non ho mai pensato che qualcuno fosse tenuto a interessarsi ai miei sogni, o alla mia felicità e neppure a me, se devo dirla tutta.

I sogni, questo l’ho sempre saputo senza bisogno che qualcuno me lo spiegasse, non te li porta Babbo Natale, i sogni non ti cadono tra le braccia come manna dal cielo, i sogni non se li può inventare qualcun’altro al posto tuo. Sta a te farlo: se ti va e se sai osare.

Io credo che chi vive senza darsi la possibilità di sognare, togliendosi in un colpo solo la magia della vita da dentro il petto e cadendo inevitabilmente nel baratro del cinismo, lo faccia per ragioni diverse, sì, ma tutte con la stessa origine: la paura.

Paura delle delusioni, del fallimento, di cadere nel ridicolo, di perdere il controllo, di che-ne-so-cosa-ma-dev’essere-terribile.

Dare la colpa agli altri perché i nostri sogni sono morti non serve a nessuno e diventa con il tempo piuttosto patetico. Non riceverai mai le scuse di qualcuno, soltanto perché lo incolpi di averti ucciso i sogni. Se i tuoi sogni muoiono è perché tu hai smesso di sognarli. Il mondo non ne è responsabile perché il mondo non ti deve nulla. Tu devi qualcosa al mondo, alla vita, a guardare per bene la realtà delle cose.

La vita ci è stata donata come possibilità per rendere il mondo migliore. Non è realistico e non è granché utile per nessuno pensare che per il solo fatto che esistiamo il vivere deve esserci facile, comodo e indolore. Il fraintendimento si è palesato, credo, nel cuore della mia generazione ed è la mia generazione quella che ha mollato i propri sogni arrendendosi al cinismo e al disfattismo programmato.

No, nessuno ci ha rubato nulla, siamo noi ad aver permesso a noi stessi di lasciarci andare, assistendo inermi alla morte dei nostri sogni. Incapaci di sognare, ora, insegniamo ai nostri figli a rinunciare ancora prima di averci provato, perché? Perché la vita è dura, la vita è sacrificio, la vita è ostacoli-problemi-dolore. Colpa di chi? Del resto del mondo.

Facile, vero? Dovremmo fermarci un attimo e recuperare noi stessi, quel che rimane dei nostri sogni, e metterci seriamente al lavoro. Abbiamo una vita da sistemare. Subito.

PS: facciamoci pure aiutare dai ragazzi, loro si ricordano ancora cosa significa essere felici soltanto immaginandosi una vita migliore. E smettiamola di rompere loro le scatole quando vagano con la testa tra le nuvole. Stanno costruendosi una bella immagine del mondo per vivere meglio.

immagine presa dal web (come tutte quelle presenti su questo blog)
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