(1090) Countdown

Inizia oggi. Fra 5 giorni questo blog si fermerà. Ho intenzione di dedicare altri 5 post in più per parlarvi di questa mia esperienza (quindi vi saluterò definitivamente il 3 ottobre 2019). Finire bene è importante almeno quanto iniziare bene. Il cerchio di chiude e tutto deve trovarsi il suo posto. Se non accade manchi un’occasione che rimpiangerai per tutta la vita (vale per le piccole cose e per le cose importanti).

Iniziare il countdown significa che devi pensare a un sacco di cose. Devi lottare contro molte emozioni contrastanti. Devi tenere botta e rimanere sul pezzo. Non puoi distrarti, hai uno scopo ben preciso che ti sta venendo incontro. Sbatterci la faccia non è una buona idea.

Ne ho vissuti alcuni di countdown durante i miei anni, ma questo è il più consapevole. Gli altri non avevano proprio una scadenza, gli altri stavano su a forza di nervi, una volta che cedevano chiudevo e bon. Ecco come ho imparato che chiudere bene è fondamentale per non ritornarci più sopra. E non si può vivere lasciandosi tutte le porte aperte alle spalle. Non si può continuamente tornare indietro, ripetere ciò che ormai è finito e che deve essere lasciato in pace.

Conviene fare per bene tutto. Progettare una buona fine, realizzare una buona fine, vivere una buona fine. Lo fai una volta, lo fai bene e tutto va a posto.

Ok, oggi inizia il countdown. Saranno giorni strani. Saranno bei giorni. Di tristezza e di sollievo a tratti. Restate con me fino alla fine? Spero di sì.

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(931) Cinismo

Il tipo di cinismo che subdolo si intrufola anche nelle persone migliori è quello che ti fa pensare sistematicamente: “tanto non serve a niente”. L’inutilità della tua azione e del tuo pensiero, nell’ambito in cui stai, ti schiaccia a terra e decidi di non fare e non dire per non sprecare la tua energia e crearti aspettative che verranno mortificate. Senza ombra di dubbio.

Con presunzioni credi di sapere già come andrà a finire e molli prima. Non solo manchi di coraggio, ma anche di credo. Hai smesso di credere che la vita ti possa stupire positivamente, che la vita sia comunque e sempre un divenire e che quello che metti in campo crei delle dinamiche che possono portarti del buono. Non ci credi. 

Per giustificare questa tua mancanza di fede puoi vantare una lista pressocché infinita di volte in cui hai fatto e hai detto e tutto è andato in malora lo stesso. Hai annotato ogni evento nei dettagli perché sono cose che bruciano e continuano a bruciare anche a braci spente. Le altre volte, invece, quelle dove tutto è andato bene grazie al tuo fare e al tuo dire non le hai contate, quelle erano ovvie e a quelle dai poco valore. 

Punto di vista comprensibile e per certi versi condivisibile, ma parziale. E ci sei dentro ogni volta che ti dichiari sconfitto in partenza. “So già come andrà a finire, non serve a niente” è la scusa che diventa il tuo passepartout. E te ne fai un vanto perché a te certe cose non fanno più alcun effetto, certe delusioni non ti toccano più, certe cadute le lasci volentieri agli altri. Ti sei fatto furbo. Non sono più fatti tuoi. Guardi gli altri con supponenza, pensando “poveri idioti”. 

Ecco, il cinismo ti sta consumando ogni grammo di umanità, ti sta riducendo a una larva senza alcun valore. Stai permettendo all’amarezza di ingabbiarti i pensieri togliendoti la possibilità di provare gioia e dolore. Sì, perché non è che se non ti fai possedere dal Demone tutto andrà come vuoi tu, ma almeno non vivrai in un perenne stato di rincoglionimento emotivo che ti porterà, sempre e comunque, a odiare gli altri, te stesso e la vita. Perché tu meritavi di più e invece ecco cosa ti è toccato vivere. Re dell’autocommiserazione, senza alcuna corona che ti distingua dagli altri, perché sei irriconoscibile tra i tanti.

Siete in tanti, sì. Un popolo intero. Prendete il numero e mettetevi in fila, guardatevi bene l’un l’altro, tenetevi stretti o il dubbio che state proprio sbagliando tutto si insinuerà tra di voi e potrebbe farvi rinsavire. Sì, perché adesso non vi meritate nulla considerato che state rubando l’entusiasmo alla vita e il buonumore di chi – per loro sfortuna – vi vuole bene e vi sta accanto.

Sssssssssssshit.

 

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(856) Panoramica

Stamattina pioggia di ghiaccio. Che è di per sé un fenomeno interessante, specialmente se ha potenza 9 e tu stai guidando al buio perché non è neppure l’alba. Dopo aver dormito sì e no due ore di filato e per il resto della notte aver pensato a tutto fuorché al fatto che avrei dovuto dormire. Un inizio spumeggiante.

Ora sto guardando il mondo fuori, mentre il mondo qui dentro in ufficio non è ancora arrivato. Sta per arrivare. 

Quello fuori si muove tra fari accesi e ombrelli che si muovono nascondendo misteriosi esseri dotati di gambe, sicuramente scarpe a prova di ghiaccio. Non come le mie che m’hanno fatto rischiare la spaccata tre volte in neppure 50 metri di percorso a piedi. Houston, abbiamo un problema.

Questo per dire che se inizia così non voglio neanche immaginare come andrà a finire. E tutto quello che può succedere nel mezzo. Il fatto che sia venerdì potrebbe giocarmi contro o pro, a seconda di come la vive il mondo che sta per arrivare. Perché sta per arrivare. E saranno saluti e sorrisi, questa è la parte migliore. Poi ci sarà la riunione della mattina, dove si dichiara la propria utilità agli altri e ci si augura buon lavoro reciprocamente (a volte con un certo malcelato sarcasmo, altre volte con serpeggiante speranza, altre ancora come ultimo desiderio del condannato a morte). 

Fuori non è più buio, è tutto bianco però. Il bianco si adagia qui e là e non puoi che pensare che è un colore che sta bene su tutto, anche se ingrassa un po’. Sto ascoltando James Bay e sto scrivendo, scrivo prima che il mondo arrivi e che mi attraversi, stasera sarò bella calpestata per avere ancora pensieri utili e stamattina non sento ancora la notte insonne pesarmi sul coppino, arriverà più tardi, nel bel mezzo del marasma, quando dovrei essere più concentrata e più agile. Intanto nevica fitto e sottile, sento il mondo arrivare.

Sta entrando. S’inizia davvero.

Buona giornata mondo.

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(471) Festa

Non so quando e non so dove, ma la voglia di far festa m’è passata. Credo sia stato molto molto tempo fa, credo sia stato quando ero ancora giovane ed ero felice. Mi è passata molto prima che il periodo difficile iniziasse e di questo non riesco a capacitarmi. 

Mi sento come se mi fossi auto-derubata della capacità di divertirmi. La condizione in cui mi trovo rasenta il ridicolo, me ne rendo conto, ma mi sto arrovellando su questo fatto perché mi sento davvero vittima di un furto e la ladra sono io. Sdoppiamento di personalità, direbbe il dottore, e francamente non saprei come ribattere.

Facendo un balzo indietro nel tempo, in quel non so quando e non so dove che ho blandamente ipotizzato, non so immaginarmi il motivo per cui io mi sia voluta togliere quel talento che – giuro – possedevo e di cui usufruivo in modo sopraffino. Una sorta di autopunizione? Perché? Forse perché mi stavo divertendo troppo e mi è stato fatto notare che non era il caso? Ecco. Posso iniziare da lì, da quello che mi ricordo.

E da lì credo che le cose siano andate a sommarsi e che la somma non sia mai giunta al capolinea ed eccomi qui a farmi domande scomode ed eccomi qui a cercare di arrivare a risposte spiacevoli. Sì, autopunizione pure questa. Credo che il gioco si sia ribaltato e, anziché premiarmi col divertimento per quello che mi sono guadagnata, passo a deprivarmi di qualsiasi barlume di festeggiamento. Questa storia deve finire. Solo che non so da dove cominciare. E se è vero che da qualche parte un inizio per me ci deve essere (mero calcolo delle probabilità), allora un’idea ce l’ho: massì, brindiamo… cheers (!) – che a dire salute sembra una presa per i fondelli.

 

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