(1090) Countdown

Inizia oggi. Fra 5 giorni questo blog si fermerà. Ho intenzione di dedicare altri 5 post in più per parlarvi di questa mia esperienza (quindi vi saluterò definitivamente il 3 ottobre 2019). Finire bene è importante almeno quanto iniziare bene. Il cerchio di chiude e tutto deve trovarsi il suo posto. Se non accade manchi un’occasione che rimpiangerai per tutta la vita (vale per le piccole cose e per le cose importanti).

Iniziare il countdown significa che devi pensare a un sacco di cose. Devi lottare contro molte emozioni contrastanti. Devi tenere botta e rimanere sul pezzo. Non puoi distrarti, hai uno scopo ben preciso che ti sta venendo incontro. Sbatterci la faccia non è una buona idea.

Ne ho vissuti alcuni di countdown durante i miei anni, ma questo è il più consapevole. Gli altri non avevano proprio una scadenza, gli altri stavano su a forza di nervi, una volta che cedevano chiudevo e bon. Ecco come ho imparato che chiudere bene è fondamentale per non ritornarci più sopra. E non si può vivere lasciandosi tutte le porte aperte alle spalle. Non si può continuamente tornare indietro, ripetere ciò che ormai è finito e che deve essere lasciato in pace.

Conviene fare per bene tutto. Progettare una buona fine, realizzare una buona fine, vivere una buona fine. Lo fai una volta, lo fai bene e tutto va a posto.

Ok, oggi inizia il countdown. Saranno giorni strani. Saranno bei giorni. Di tristezza e di sollievo a tratti. Restate con me fino alla fine? Spero di sì.

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(857) Ribelle

Il significato da dizionario è: che rifiuta l’obbedienza. Mi sembra riduttivo, mi sembra un impoverimento del concetto che intristisce il mito. Essere ribelli significa saper disobbedire quando il sopruso incombe. Essere ribelli significa saper usare la propria testa per valutare ogni situazione e saper ascoltare le proprie viscere quando stanno urlando no.

NO!

Ecco, a quest’urlo il ribelle si alza, annusa il vento, sguaina la spada, sale la scalinata e tira fendenti a destra e a manca finché fa fuori ogni fellone che ha sotto tiro. Lo fa perché quel no lo scuote fino alle radici e sa che se farà finta di niente una parte di lui morirà. Un ribelle non ha intenzione di morire prima che sia giunta la sua ora e spaccherà il culo a chiunque cerchi si sopraffare la sua libertà. Un ribelle fa così.

Bene, ma non sempre, perché ci sono diversi tipi di ribellione. Per esempio c’è anche quella più quieta, più studiata, più focalizzata sul lungo periodo. Quella implacabile di chi sa che anche a tirare pugni non è detto che non ti capiti  addosso Iron Fist e ciao ciao mondo, quindi decide di darsi al dribblaggio. Quella che manco un’anguilla potrebbe, quella che mi vedi qui e invece lo scarto mi porta là, quello che basta appena appena che mi sottovaluti e non mi prendi più. Ecco quella. 

Una ribellione così pensata e messa in atto non te la manda a dire. Te la ripete a martello finché non ti arrendi all’evidenza. NON-MI-AVRAI. Il messaggio arriva sempre dalle viscere e ha origine sempre da quel NO potente che ti scuote, ma dopo che ti ha attraversato esce esplicitandosi in una costante energia d’avanzamento a stile libero. Una sorta di ariete-maradona che non intende passarti sopra, ma è intenzionato a lasciarti alle sue spalle. Senza pietà.

Ogni tanto un fendente l’ho tirato anch’io, ma mai letale. Sono un’abile dribblatrice, lo sono diventata ovviamente. Ho preso il toro che c’è in me (mi si addice di più) e l’ho fatto diventare un po’ meno kamikaze, un po’ meno ottuso, un po’ più astuto. Sicuramente col tempo è diventato sempre meno vulnerabile e disposto a farsi obbediente quando il sopruso incombe.

E badate bene: il sopruso a incombere ci mette proprio un attimo.

 

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