(876) Furia

C’è una furia dentro di noi, una furia silente. La sento solo io? Bhé, ognuno sente la sua, ovvio, e non è per tutti uguale. La mia al momento è davvero speciale. Credo che una furia così sia la prima volta che la provo. Già questo la dice lunga. Non è che sono una che la furia la schifa, tutt’altro. Ma così, mai prima. 

Questo da un lato mi incuriosisce – chissà che disastri mi sta preannunciando – e dall’altro mi infastidisce – mai una gioia! – e da un altro lato mi mortifica – ma non ero io quella dell’autocontrollo? – e da un altro ancora – ma quanti lati ci sono? -mi fa temere per quanto sarò capace di fare. So quanto sarei capace di fare in queste condizioni emotive. Lo so benissimo.

Diamo per scontato che i presupposti non si discutono, il motivo è talmente limpido e ben focalizzato che faccio fatica a manomettere la sua solidità. Quindi passando da lì non vado da nessuna parte. Anche la questione di trovare una via di comunicazione adeguata per convogliare utilmente l’energia è da scartare. La furia si è potenziata dopo i numerosi fallimenti assorbiti in questi ultimi tempi. Cosa rimane? La rassegnazione.

Ci si vive così come viene e ci si prende sul muso le conseguenze. Così sia.

No, no. La furia non passa. La furia, dopo che si è esplicitata e dopo aver fatto i morti che deve fare, si posa. Si posa dentro. Si indurisce, come cemento armato, e rimane lì per sempre. La furia non si accontenta di una vittoria immediata, vuole rimanere per godersi i frutti della devastazione. 

Non c’è modo di scamparla.

Evviva.

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(755) Intermittenza

Andiamo a intermittenza. Andiamo a intermittenza e ci stupiamo che gli altri non stiano ai nostri luce/buio come vorremmo. E che devi fa’ della tua vita se non star dietro al mio umore? Cosa? Lo shampoo?

E finché è l’umore va ancora bene, pensiamo a cosa succede quando ad andare a intermittenza sono i nostri sentimenti. Ti amo/non ti amo, ti odio/non ti odio, ti voglio/non ti voglio, ti penso/non ti penso… delirio costante.

Se ce lo tenessimo per noi non sarebbe poi un gran difetto, ma onorandone il culto lo imponiamo a chi ci sta accanto. Lo facciamo andare su e giù come uno yo-yo, lo facciamo girare e pirlare come se fosse un burattino, lo facciamo parlare o lo zittiamo come se il suo esserci dipendesse da noi. Aguzzini spudorati, ecco cosa siamo.

Eppure pretendiamo sicurezza, solidità, coerenza, fedeltà, da chi abbiamo vicino. Se mi ami ora mi amerai per sempre. Anche se ti prendessi a calci in culo, ormai hai promesso e son cazzi tuoi. Belle cose, davvero. Facciamo della scostanza la nostra religione e calpestiamo il diritto a cambiare idea, cambiare il proprio sentire, cambiare opinione, cambiare pelle – se serve e certe volte serve proprio – di chi ci sta attorno. Tutti traditori, ma noi no.

Accendi e spegni la luce facendomi girare nella stanza e sbatto contro tutto e mi sto facendo male, ma tu accendi e spegni la luce finché mi scoppiano gli occhi e non riesco a vedere più niente. Chiamala crudeltà mentale, tesoro, non amore.

Se qualcuno avesse il coraggi di dirlo, se qualcuno avesse il coraggio di staccarsi dall’interruttore nel sentirsi rivolgere queste parole, forse – dico forse – le cose potrebbero migliorare. Voglio essere ottimista, stasera, voglio accendere la luce.

 

 

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(422) Cuspide

In astrologia la cuspide è una linea immaginaria che divide un segno zodiacale da quello successivo e da quello precedente. Una linea immaginaria è quel sottile spazio dove tutto può succedere e lì, in quello spazio, non c’è regola che tenga.

Se sei cuspide ti puoi permettere il meglio e il peggio di due segni zodiacali senza colpo ferire. Come avere un bonus senza scadenza che ti permette di fare e di essere più cose contemporaneamente e non hai neppure bisogno di giustificare sentimenti e azioni, basta dichiarare il tuo stato e il mondo capisce, accetta, passa oltre.

A quelli come me, quelli che odiano certe furbate, stanno sulle palle le cuspidi, ma ammetto che essere cuspide può risultare nel concreto piuttosto divertente.

Ho sempre pensato che essere tutta d’un pezzo fosse una gran fregatura, eppure anche se nella piena consapevolezza dei miei limiti non ho mai saputo fare altrimenti. Mai saputo darmi la possibilità di mutare forma pur rimanendo sempre una fan del “contengo moltitudini” del poeta Walt Whitman.

Forse che mi contraddico? | Benissimo, allora vuol dire che mi contraddico, | sono vasto, contengo moltitudini.]

Do I contradict myself? Very well, then I contradict myself, I am large, I contain multitudes.

Ecco, Walt, non te l’ho mai confessato, ma contenere moltitudini a volte non basta, bisogna pure avere le palle per farle uscire ‘ste moltitudini, perché chiuse in una scatola fanno la muffa. Molto probabilmente, azzardo, non ne ho mai avute abbastanza di palle.

Quindi esplicitarsi in incongruenze, discontinuità, contrari e opposti, oltre che risultare liberatorio potrebbe anche essere un modo per riscoprirsi e riprendere un posto nell’Universo che non sia troppo scontato o troppo noioso. Ovviamente tutto questo lo trovo bellissimo in teoria, in pratica mi risulta faticoso e dispersivo. Va a finire che se mi ci ostino creo a me stessa più disagio che libertà e, pur guardando con meno fastidio le cuspidi, rimango nel mio pezzo convinta che – tutto sommato – una certa solidità a qualcuno dovrà pur piacere.

A me, onestamente, non dispiace, ma non nego sia la mia ignavia a parlare per me. Mah!

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(291) Focus

La cosa più difficile è focalizzare il punto. Ci disperdiamo in microparticelle di fuffa e concludiamo un bel niente, il più delle volte.

Se riesci a sublimare questa inclinazione naturale, allora è fatta, sei l’Eletto (questo è quello che pensi o che ti hanno detto). MilleMilioni di idee che ti rimbalzano dentro e che fai uscire con la velocità di un razzo e… e stop.

Esatto: stop. Tutto qui. Solo tante tante tante idee, alcune pure buone, alcune addirittura geniali, alcune così lungimiranti da farti assomigliare a Elon Musk… ma: l’unica idea veramente buona è quella che riesci a concretizzare.

Io mi rendo conto di essere una persona estremamente pedante e piuttosto fastidiosa, ma le persone che mi sommergono di idee e rimangono lì sospese – come se bastassero quelle a risolvere tutto – non le posso prendere sul serio. Preferisco avere a che fare con chi ha un’idea, se la cura, se la gestisce, la fa crescere e la concretizza e poi passa ad un’altra. Questo tipo di persone mi suscitano autentica ammirazione ed è a loro che voglio assomigliare.

Be Solid, Be Concrete, Be Real. ™  [marchio registrato]

Questo è il mio slogan———————–always.

 

Share
   Invia l'articolo in formato PDF