(1023) Gola

Quando un’emozione ti prende la gola è fatta, sai già che avrai la peggio. Perché lo stomaco lo puoi nascondere, la gola no. Neppure una sciarpa o un foulard potrebbero nascondere il tremito che la gola rivela – che sia di gioia, di dolore, di rabbia, di tristezza, di tutto-quello-che-vuoi non importa – e che è pronta a usare contro di te.

Il segreto per evitare la disfatta sarebbe: non provare alcuna emozione. Bingo.

I peccati di gola, d’altro canto, possono rivelarsi ben piacevoli e del tutto perdonabili, chissà perché.

Prendere per la gola qualcuno – che tu lo voglia sedurre o far fuori – è un’azione potente, che richiede una certa concentrazione. Non da tutti, non sempre, non con chiunque e non ovunque. Bisogna farci attenzione.

Tagliare la gola… ecco, i tagliatori di gole son brava gente dopotutto – gente che fa soltanto il proprio lavoro – e che crede nel proprio valore e nell’utilità che apportano alla comunità, ma è meglio tenerli a distanza, si rischia di avere la peggio.

Il nodo in gola fa parte delle cose mal digerite, che ti viene da piangere o da vomitare, e sempre di emozioni si tratta.

Quando riesci ancora a parlare, quando la voce non ti manca, quando il respiro ti regge, sii grata alla tua gola.

Ingoiare i rospi come pratica quotidiana non porta niente di buono, bisognerebbe ricordarlo.

Tutto questo per dire cosa? Che la gola è importante perché ci rivela.

Eh, sì. Un’altra imperdibile perla di saggezza… no, non ringraziatemi, e soprattutto state lontano dalla mia gola!

‘notte

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(733) Volare

Forse ho dimenticato come si fa. Dico forse perché mentre ci penso mi distraggo, come se qualcosa mi portasse via per non farmene accorgere. Mi disturba non essere in grado di misurare quel che di me ho perso. Mi lascia troppe domande aperte e mi sento gelare.

Volare mi riusciva piuttosto bene, riuscivo a staccarmi dal mio stato materiale per immaginare quello che avrebbe potuto essere e che – forse – speravo che sarebbe stato. Temo che il fatto che non si sia mai avverato nulla di quello che immaginavo giochi un ruolo determinante nel mio stato attuale di impossibilità a librarmi in volo. Non ci riesco, rimango ancorata alla terra, a quello che c’è e a quello che sta per accadere. Mi si strozza in gola il respiro e mi sembra che sia questo l’unico respiro disponibile per me ora.

Ora? Sì, ora che sono grande. Ora che al massimo posso invecchiare, ma non posso più crescere ed espandermi. Ora che devo ritirare un po’ le armi, giocare più d’astuzia che di impeto passionale. Ora che riflettere è diventato l’imperativo e comprendere si rende bussola indispensabile per segnarmi il cammino.

Non ho troppa voglia di fare conti e calcoli per capire che landa desolata io stia sorvolando mentre il motore in avaria mi sta imponendo un atterraggio di fortuna. Eh, sì. Fortuna che me ne sono accorta in tempo, fortuna che son ancora qui a raccontarla, fortuna che ho ancora braccia e gambe per proseguire, fortuna che gli occhi mi si sono asciugati e che il bisogno di orizzonti azzurri non è più un’ossessione ma soltanto una nostalgia, una delle tante. Anche se la nostalgia annebbia la percezione del valore delle cose presenti, chi riesce più a farne a meno?

Volare, per quanto ormai mi è possibile, è un volare breve a bassa quota. Temo non sia più un vero volare, ma soltanto il ricordo di quel che ero solita fare senza chiedere il permesso a nessuno, senza inventare giustificazioni. Non dico che stavo meglio prima di ora, eppure sapere che mi sono dimenticata di come si può raggiungere il cielo con il cuore brillante mi rende triste. Sarà che è tardi, sarà che sono stanca, sarà che manco in questo momento d’immaginazione. Chi lo sa.

Chi lo sa.

Buonanotte.

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(403) Laringite

Male di stagione? Eccomi pronta! E non sto a dire quanto mi girano le palle, che non sto bene e tutto è più pesante e che non posso mangiare, bere, dormire… insomma: laringite. Non è il colera, non è il caso di farla tanto lunga, lo so, ma ne farei volentieri senza. Grazie.

Questa premessa non è soltanto uno sfogo isterico (anche se potrebbe sembrarlo), è un modo per approfondire il pensiero (che ci vuole poco partendo dal basso) e arrivare all’illuminazione che in questi giorni di sofferenza mi ha aperto una via percorribile. Procederò con ordine: gola in fiamme = fatica e dolore anche solo a respirare, figuriamoci a parlare. Ergo: se non vuoi soffrire inutilmente stai zitta. Silenzio = Soluzione.

Il processo è disarmante nella sua banalità, ma se lo sperimenti su te stesso porta a risultati non così ovvi. Dovendo star zitta per la gran parte del tempo ho notato cose interessanti sia su di me che su chi mi sta attorno. Parto da me: parlare stanca, il silenzio dà sollievo. Io parlo troppo, senza se e senza ma. Farei meglio a parlare di meno, e questo farò d’ora in poi. Passando agli altri: chi mi conosce si aspetta che io parli, se non lo faccio si fermano e mi guardano come mi vedessero per la prima volta. Ho ricevuto più sguardi interrogativi in questi giorni che in tutta la mia vita. Non vorrei appesantire troppo la cosa, ma è possibile (direi anche probabile) che il mio parlare tanto vada a indebolire la mia comunicazione. Non è detto che sia proprio una risultanza matematicamente precisa, però sospetto che il punto sia proprio questo: sono esausta e un bel po’ di silenzio (direi qualche tonnellata al giorno) potrebbe essere il modo per arrivare ad una sorta di equilibrio.

Conto molto sul fatto che adesso la cosa mi risulta talmente chiara da non scordarla per un bel pezzo. O almeno fino alla prossima laringite. Amen.

 

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(248) Mantenere

Credo che sia un verbo potente, mantenere, forse il più potente di tutti. Lo vedo come il Re del controllo di se stessi. Il mantenere la calma, mantenere una promessa, mantenere uno stato di benessere, mantenere una posizione in cui si crede, mantenere fede a un sogno… quanta potenza può contenere?

La cosa preoccupante è che la stessa potenza si esplicita quando si mantiene una posizione o uno stato che crea malessere, dolore, frustrazione, umiliazione. La potenza non si misura in base al bene o al male, soltanto valutando la forza delle conseguenze. Un verbo che ci tiene tutti per la gola, con cui fare i conti ogni giorno.

Per riuscire a maneggiare un verbo così devi dimostrare senza tregua di essere coraggioso, di essere presente a te stesso, di essere… essere pienamente.

Mantenere un impegno, una promessa, una posizione, un’idea. Provvedere a mantenere te stesso integro, cosa ci può essere di più potente?

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