(896) Complice

Arriva un’immagine e pensi che sia lì per caso. Ti accorgi dopo qualche giorno che lei è sempre lì. Silenziosa, ma insistente. Pensi che tra un po’ se ne andrà così come è comparsa. Fai finta di niente, ma con la coda dell’occhio la tieni sotto controllo. L’immagine non fa una piega, rimane lì.

Ti fai un paio di domande caute: che cosa vuole da me? Per quanto ha intenzione di tormentarmi? Come faccio a mandarla via? Se glielo chiedo gentilmente se ne andrà da sola? Cose così.

Mentre ti fai le domande te la guardi meglio, ti fai un paio di pensate in più e inizi a interessarti a lei. Lei è ancora silenziosa, ostinata e silenziosa. Non dà neppure fastidio, non fa casino, si limita a esserci. Tu eri infastidita, ora ti stai abituando. Diciamo che è diventata parte del tuo quotidiano, una presenza se non ancora amica almeno d’ambiente. Non la senti pericolosa, inopportuna forse, ma non pericolosa. D’altro canto sei una persona pacifica, anche accogliente quando ti ci metti, e sicuramente adattabile – nei limiti – alle scomodità. Lei non occupa tanto spazio, non sporca, è educata, insomma dirle sciò ti sembra brutto.

E inizi a farci l’abitudine. A interagire con lei, piano piano. Uno sguardo tira l’altro, la fai avvicinare, la studi meglio. A un certo punto diventate intime. Come era naturale che fosse, lo sapevi che sarebbe finita così. Ormai è fatta. Non si torna più indietro. 

Diventa una compagna d’avventure. Condividete tutto ormai. E tu sai, sai perfettamente sai.

Stai diventando pazza.

E questo sarà il vostro segreto.

 

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(873) Segreto

Il segreto perfetto è quello che potresti buttare in un bicchiere di vetro trasparente con dell’acqua fresca senza che nessuno riesca ad accorgersi della sua presenza. Sotto gli occhi di tutti. Tutti se lo bevono. Tutti inconsapevolmente.

Noi italiani siamo degli specialisti in questo: ci beviamo qualsiasi segreto maledetto senza farci caso. Non li vediamo proprio.

Agatha Christie direbbe: “Bisogna andare a cercare le cose, non aspettare che cadano in testa!”. Che potrebbe sembrare che non c’entri nulla, ma secondo me c’entra eccome. Ma non lo spiegherò. Vorrei andare oltre.

Avere un segreto non è mentire. Avere un segreto è scegliere di essere liberi. Liberi dagli occhi, dalle orecchie, dal tocco di chiunque. Quel segreto ti fa sgusciare via, ti fa leggero, ti fa potente. Intoccabile. Se un segreto non ti fa sentire così hai sbagliato tutto. Diventerà la tua rovina, conviene farlo uscire allo scoperto, dargli aria e fare in modo che il peso si disperda nell’etere senza più avvelenare le tue viscere.

Un segreto ti insegna l’ascolto più che la parola. Un segreto ti impone disciplina anziché superficialità. Un segreto ti accompagna al rispetto di quel che c’è e deve essere protetto. Ognuno di noi dovrebbe averne uno e se uno non ce l’hai ti consiglio di creartelo.

Che sia gioioso, che sia vitale, che sia soltanto tuo. Ora!

PS: ma davvero non avete capito perché ho messo la citazione della Christie in mezzo al post? Diamine!!!

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(870) Bello

Come un invito a sorpresa da chi non ti saresti mai aspettata. Bello come quando guardi il cielo che brilla e respiri bene e puoi sorridere. Bello come un segreto che ti viene svelato soltanto perché la vicinanza lo permette. Bello come quando ti puoi affidare a un silenzio perché è tutto già pieno e non serve altro.

Bello che puoi ricominciare a sentire. E pensavi fosse un lusso che non ti saresti più potuta permettere.

Bello il lago che ti parla col suo azzurro sempre diverso, che un po’ segue quello che ti succede dentro e puoi rimandare anche le spiegazioni. Bello quando le parole che decidono di uscire trovano ascolto anche se qualche dubbio rimane. Bello quando non conti i passi e non conti il tempo e non conti il come-dove-quanto-quando perché va tutto bene.

Bello che te ne accorgi, che riesci a gustarlo e gli permetti di depositarsi con gentilezza senza pretendere di metterci sopra altro.

Bello poterlo scrivere, perché non è ovvio che si possa fare e che non sia forzato e non sia tradotto in un linguaggio lontano che poco ha a che vedere con te.

Forse è un pezzettino di felicità.

Bello.

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(773) Equilibrio

In punta di piedi. No, non è per tutti. Devi essere fermo dentro per restare lì immobile e in silenzio. Devi appoggiare tutto te stesso sullo sterno, ma devi farlo con leggerezza o sprofondi.

Un esercizio estenutante, rischi di dimenticarti che c’è il resto del corpo se ti concentri solo lì, ma se non ti concentri allora il resto del corpo ti si ribella e ti fa rotolare al suolo.

Il respiro conta, ma non devi contare i respiri altrimenti il tempo non ti passa più. Devi guardare il luogo a cui aspiri, senza lasciarti distrarre dalla fatica e dalla paura di scivolare.

Quando inizi a sentire la musica, quello è il segnale che stai andando bene. Non che sta diventando più facile, sia mai!, ma che hai trovato il segreto per stare in equilibrio. Non per sempre, forse, ma intanto ci sei e non devi far altro che impegnarti a restare lì sospesa eppure ancora a terra.

Questo è l’unico modo che conosco per stare al mondo. E non è una questione che si risolve e basta, è sempre un cedere di gambe e di cuore, ogni volta che questo mondo mi viene addosso. E vorrei essere come il mondo, vorrei essere più stabile, vorrei essere più capace di sospendermi e godermi lo spettacolo, ma ormai ci ho rinunciato. La mia fatica, che conosco, è quella che io posso sopportare. Niente di più, niente di meno.

Oplà!

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(532) Clandestino

Nascosto, perché sai che esce dalle regole. Segreto, perché sai che sarà giudicato. Un viaggiare senza biglietto che verrà punito, prima o poi. Devi solo valutare se vale la pena rischiare. E se le conseguenze ricadono solo su di te o anche su chi non c’entra nulla, e in quel caso rinunciare sarebbe la cosa migliore.

Il pensiero è clandestino, lo deve essere per forza, è libero e così deve rimanere. L’azione ha limiti, ne deve avere per forza, deve concretizzarsi nel rispetto della vita – quella propria e quella altrui.

Ma se amo smisuratamente la clandestinità del mio pensiero, sono anche terrorizzata da quella del pensiero altrui. Dal pensiero clandestino tradotto in azione malvagia e senza scrupolo. Essere danneggiata senza aver alcun tipo di responsabilità mi fa rabbia. Gran brutta bestia la rabbia.

Ci sono fughe sacrosante, però, e non c’è biglietto che tenga. 

Non tutto ciò che è nascosto ha natura malvagia. Anzi. Le cose più tenere e vulnerabili sono nascoste ai nostri occhi per non venir sciupate.

Non tutto ciò che è segreto è per forza da condannare. Anzi. Il giudizio umano spesso è privo di compassione e falcia tutto ciò che non sa capire.

Non tutto ciò che è clandestino lo è con l’intento di ledere. Anzi. Viaggiare senza biglietto è portarsi addosso il peso della mancata accoglienza.

Il mio pensiero clandestino bypassa gli ostacoli cercando vie alternative che non compromettano il mio essere integra. Mi permette di sondare certe profondità, ma non di calpestare la mia indole dignitosa, né quella altrui. Il mio pensiero clandestino segue regole ben più rigide di quanto si possa immaginare, perché la sua condizione non è volta alla fuberia e non fa dell’anarchia una scusa per rendere lecito ciò che lecito non è.

E poi, la libertà quella vera veste gli abiti della clandestinità. E guai se non fosse così.

 

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(359) Serratura

Non mi è mai piaciuto guardare attraverso il buco della serratura, forse perché già quello che vedo normalmente mi basta. Tutto quello che mi sfugge lo intuisco, lo immagino, lo fantastico. Mi viene molto meglio, la realtà spiata spesso è deludente.

C’è anche la questione del pudore, che sembra una brutta parola al giorno d’oggi eppure fa parte di me in modo consistente e non me la sento di rinnegarlo. Mi troverei snaturata, brutta brutta sensazione. Il pudore mi impedisce di ficcare il naso nell’intimità delle persone. Le mie domande si fermano ben prima del limite consentito, preferisco ricevere una confidenza che forzare la mano e invadere territori privati. Violare le persone non è contemplato nel mio DNA.

Va da sé che tendo a fidarmi. Voglio dire che non indago, non mi infogno in pensieri sospettosi a meno che non mi si renda evidente la menzogna. Quindi affronto la situazione e chiarisco. Non guardo senza essere guardata, è un gioco vigliacco che non mi diverte.

Tutto questo fa di me una persona con poco appeal, me ne rendo conto, ma me ne frego bellamente. Il rovescio della medaglia è: se vengo spiata, e me ne accorgo, si salvi chi può.

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(350) Composizione

Quando sistemo le mie giornate ci tengo a disporle con un certo garbo. Non mi piace fare le cose in modo caotico, creare una sorta di composizione che, anche se estrosa e poco convenzionale, risulti pur sempre gradevole, mi è indispensabile.

Questa predisposizione mi causa uno stress incredibile perché vengo infastidita fortemente da tutte le distonie che incontro. Far finta di niente peggiora la situazione. Non ho scampo.

Non do la colpa a nessuno, il mondo non è tenuto a risparmiarmi i fastidi solo perché sono fatta come sono fatta, ma comunque rimane lo stress e il fastidio e rimango io che sono fatta così e amen.

Detto questo, quando la composizione si compie, quella giusta intendo, dove l’armonia la fa da padrona, allora sono particolarmente soddisfatta di me e di tutta l’energia che ci metto per riuscirci. Non mi capita così di rado come si potrebbe pensare perché il mondo è pieno zeppo di istanti di pura bellezza e incanto. Credo che un intento del genere, anche nelle sue giornate fallimentari, sia pur sempre portatore sano di gioia.

Il segreto sta nella composizione, lo ribadisco.

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