(830) Màndala

L’Universo, il cosmo, le connessioni tra le forze cosmiche e le divinità: questo sono i Màndala. Un modo per proiettarti nello spazio, non per trovare risposte alle tue domande (lecite), ma per catturare luce (colori) e forme che possano tradurre tutto l’infinito che incontri. Non per capirlo, solo per fissarlo (spesso non per sempre) in una dimensione che puoi ammirare con gli occhi e con il cuore. Non è che ci vuole pazienza, ci vuole amore.

Credo che se riuscissimo a guardarci come se fossimo emanazioni (e lo siamo) di un Universo di luce per posarci l’un l’altro su un piano e guardarci, non per capirci ma per osservare le forme e le connessioni di cui siamo portatori, andrebbe meglio. Tutto andrebbe meglio.

Non si tratta di combinare i colori che scegliamo, ma di riportare esattamente le geometrie colorate che i nostri occhi stanno fotografando. Ovviamente bisognerebbe proiettarsi in uno spazio al di sopra della mente, dove il pensiero perde il suo intrigante appeal per vagare innocente tra una stella e l’altra senza pretese.

Sostanzialmente impossibile, ne convengo, ma affascinante come possibilità, vero? Si scoprirebbero subito quelli privi di luce, quelli che si sono fatti ingoiare dal buio. Ce ne sono tanti sparsi ovunque, che sorridono e che amabilmente ti raccontano di quanto sono felici, ma sono spenti dentro. E non lo dico per giudicare, ma perché a saperlo si potrebbe fare qualcosa, si potrebbe creare una sorta di canale benefico per riempire qualche vuoto e far rispuntare in loro l’amore che manca. Continuare a fingere, tutta una vita, è ben faticoso e si potrebbe far fatica per chiedere aiuto anziché spargere veleno per spegnere la luce degli altri, no?

Vabbé, era solo una riflessione, non certo una soluzione a tutti i problemi del mondo. Però, pensarmi un Màndala con una certa forma e una certa luce che si frammenta in colori che non riesco neppure a immaginare mi piace. Mi proietta in uno spazio accogliente, dove sgranchirmi gli arti doloranti e vagare senza pensieri. Non lo so, ma potrebbe essere interessante vivere un po’ di più dove la luce e i colori fanno vibrare la vita.

Così, tanto per dire.

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(672) Ovvietà

Ultimamente ho cambiato idea: scansare le ovvietà è un gioco pericoloso, bisogna invece abbracciarle e diffonderle. Perché? Perché l’ovvio viene magistralmente ignorato dalla gran parte delle persone. Ci si sente superiori, talmente superiori che lo si cancella, si fa come se non esistesse, come se se ne potesse fare a meno. La conseguenza di questa scelleratezza è che si fanno cose e si dicono cose che partono da presupposti meravigliosamente fantasiosi e creativi, ma totalmente sballati. Come usciti freschi freschi da un rave di tre giorni sull’isola di Mokua con funghi allucinogeni chimicamente addestrati a spappolarti il cervello.

Certo, facciamo finta che ogni ovvietà sia frutto di un cervello troppo basic per noi, facciamo i fenomeni e raccogliamoci nel delirio.

In un solo colpo ci facciamo beffe dell’esperienza (è lei che ti permette di dare per scontato certe ovvietà), del buonsenso (che ti fa guardare alle conseguenze con occhio critico per mantenerne memoria), della cautela (visto che è ovvio, che lo sappiamo, e decidiamo non sia importante, tanto vale buttarsi a testa in giù nelle cose). Siamo un vero, abnorme, disumano disastro. Sul serio.

Noi voliamo troppo in alto per soffermarci sulle ovvietà. Noi capiamo ancor prima che l’ovvietà si estrinsechi su quel che sarà. Noi vediamo più lungo, sentiamo meglio, annusiamo le situazioni  ben oltre lo standard che affonda i comuni mortali. Noi siamo troppo avanti.

E potrei fare una lista infinita di ovvietà che dovremmo recuperare, ma sono davvero stanca e il caldo mi sta uccidendo, quindi la evito. Ovviamente ognuno di noi ne ha una di lista e ovviamente riprenderla in mano non ci farebbe male per rivalutare di tanto in tanto l’opportunità di ciò che vi abbiamo inserito. Ovviamente nessuno lo fa, ovviamente sarebbe una perdita di tempo, ovviamente noi sappiamo sbagliare meglio e senza bisogno di aiuto.

Ovviamente tutto questo non ha alcun senso e, ovviamente, non ce ne frega niente.

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(338) Offerta

Mi sconvolge sempre quando davanti a un’offerta senza alcun doppio fine le persone reagiscono con sospetto. Specialmente se l’offerta viene fatta a persone conosciute (non estranei).

Partendo dal presupposto che non si offre qualcosa che ritieni essere una fregatura – mai, neppure agli sconosciuti – mi offende parecchio il pensiero che mi vuole in malafede mentre propongo qualcosa a qualcuno.

Credo sia il sospetto uno dei mali peggiori di questi tempi. Non dico sia ingiustificato, visto i costumi e gli usi che si sono sistemati piuttosto male negli ultimi trent’anni, ma adottarlo a prescindere e usarlo random penso sia incauto e possa creare danni quanto o più del procedere innocentemente dando per scontata la buonafede del nostro prossimo.

Saper accettare un’offerta non è cosa da poco, forse non ci viene insegnato, ma bisognerebbe impararlo. Sono certa sia un’occasione per farci umili e per provare quel sentimento illuminante che è la gratitudine.

Nutro profonda gratitudine per tutte le persone – benedette – che mi hanno offerto il loro aiuto, il loro sostegno, la loro stima, il loro rispetto in tutti questi miei anni di vita. Quando ho avuto bisogno di aiuto ho ricevuto un’offerta che mi ha sollevato e dato speranza. Anche se all’inizio mi risultava difficile per il mio spiccato orgoglio friulano, ho iniziato a capire davvero molte cose di me e della vita quando mi sono aperta ad accogliere le offerte, i doni.

Se ci penso mi commuovo.

 

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