(990) Quid

Quel certo non-so-che, presente? Se lo cerchi non lo trovi, quando lo cerchi per gratificare la tua fame di bellezza. Quando non lo cerchi lo trovi, per allertarti e farti presente che i conti non tornano.

Strano ‘sto quid, no? Sì, strano.

Come sinonimo ha dettaglio, ma secondo me tiene dentro di sé un potere diverso, una sorta di magia, un qualcosa che ti collega con la quinta dimensione. Ha un suo odore, ha una sua voce. Niente a che fare con quello che conosciamo noi, per questo ci risulta strano e impalpabile, per questo non riusciamo a trovare parole adatte a descriverlo.

Il quid è quella parvenza che non sarà mai sostanza, seppur sappia trasportare la stessa densità. Lo trovi nelle persone e nelle situazioni, non nelle cose. Le cose si affidano ai dettagli, che sono statici, non si muovono. Il quid, invece, è fluido, scorre, come se fosse linfa di un albero o sangue di un animale/uomo. Non lo puoi fotografare, non si mette in posa. Lo puoi percepire sulla nuca o tra le dita, anche se non lo puoi stringere, non lo puoi schiacciare.

Non lo puoi contenere, non lo puoi usare. Non si consuma. E non lo puoi inventare, non lo puoi creare ad hoc. Se non c’è, non c’è e basta.

Il quid è quel-certo-non-so-che. E ti lascia sempre un po’ stordito, sempre un po’ traballante, sempre un po’ vulnerabile. Quasi sull’orlo, lì lì per cadere.

Ops.

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(978) Levare

Quando cammini ancorata a terra ti vien difficile levare il capo e guardare quello che ti sovrasta (solitamente il cielo). Guardi a terra per non inciampare – se sei come me che basta un ologramma per farmi rotolare al suolo – o ti limiti a stare sulla linea a collo dritto.

Levarsi dalla terra costa fatica. Bisogna prima rendersi conto che lo si può fare, non è scontato. Non lo è .

Forse il peso del corpo che sentiamo al mattino è dovuto alla mancanza di peso del corpo nei sogni che lasciamo posare sul letto dopo che ce ne siamo andati. E forse non ci si può fare niente al riguardo. Non lo so.

Levarsi dai rumori del traffico, estraniarsi dal movimento del mondo, aiuterebbe? Forse. In realtà, non lo so. Non so quanto io sia in cerca di motivazioni per levarmi dal mio qui interiore. Un punto preciso, che non si lascia cancellare. Che fastidio ti dà? È soltanto un punto, diamine!

E me lo dà, un sacco di fastidio, perché non mi fa levare dal profondo e il profondo dopo un po’ diventa stucchevole. Ti impone di toglierti da lì. Non puoi fare finta di niente. Quindi la soluzione è levare il capo e guardare quello che hai sopra: una volta decorata o un cielo di nuvole? 

Il collo si tende, la nuca si flette all’indietro. Se ti lasci andare, le braccia si fanno sollevare volentieri e il morso si rilassa istantaneamente. Potrebbe essere un sorriso quello? Potrebbe.

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