(889) Vento

Ogni tanto lo sentite anche voi il vento che soffia da dentro? Come se volesse farvi sollevare per trasportarvi altrove. Lo sentite? Io lo sento, ogni tanto lo sento. Difficile da spiegare, ma c’è. Inizia a farsi sentire quando c’è bisogno di staccare (per mille ragioni e magari non tutte buone).

Se la Terra non fosse battuta dai venti (e ce ne sono un’infinità) sarebbe un luogo invivibile. Il freddo e il caldo farebbe di tutti gli Esseri Viventi carne da macello, buono a sapersi direi. L’ho letto anni fa in un libro molto interessante dedicato al vento, con all’interno una miriade di aneddoti spaventosi sulla sua potenza e su quello che può combinare. Sottovalutare il vento non è cosa intelligente.

Anche quello che ci attraversa il sangue, non è da prendere sotto gamba. Potrebbe portarci ben lontani e farci perdere la strada di casa. 

Il vento solleva i veli per farti scoprire cosa c’è sotto, magari l’avevi nascosto lì e te ne eri dimenticata. Capita. Ecco, al vento ‘sta cosa non piace, appena può ti ricorda di guardare dove non guardavi più da tempo. Fastidioso? Può darsi, ma per lui è necessario. Te la devi far andare bene anche se bene non ti va.

Il vento ti spinge o ti respinge dipende se ti soffia contro o a favore. Cambia tutto ovviamente. Ci sono state situazioni in cui per quanto piegassi la schiena per fare massa, non c’era verso di contrastarlo. Due passi avanti (faticosissimi) e dieci passi indietro di volata. Frustrante a manetta. 

M’è successo anche, almeno una decina di volte (epocali) di essere spinta dal vento a favore in braccio (letteralmente) a una situazione che mi ha cambiato la vita. E un paio di volte sono catapultata con forza verso una circostanza che avrei dovuto (secondo il vento) necessariamente abbracciare. Imbarazzante, ma me la sono dovuta giocare anche se mi tremavano le gambe.

Insomma, per farla breve… il vento è qui. Non so che piani abbia, ma lo sento deciso, intenzionato a fare danni. Sì, un po’ sto iniziando a preoccuparmi. Diavolo.

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(634) Aculei

Aver cosparso il mio corpo di aculei – energeticamente parlando – mi ha permesso di sopravvivere, il che è già un bel risultato. Dotare di aculei la mia mente e il mio cuore – inteso come sfera emotiva – è stato ben più difficile, ma necessario. Talmente necessario che ormai mi sta bene così.

Lo so, c’è chi ancora proclama “va’ dove ti porta il cuore”, ma in tutta sincerità è uno slogan che poteva funzionare negli anni 90, non certo ora. O comunque può funzionare a 20 anni, ma una volta che superi la soglia della maturità ti conviene usare più il cervello che il cuore. Almeno questa è la lezione che la vita mi ha dato, non piacevole, ma è meglio sapere come vanno le cose, s’impara a desiderare meglio, a sognare meglio.

Tenere una certa distanza con il mondo che ti sta attorno, non significa che te ne freghi, ma che ti cauteli. Il mondo che ti sta attorno, spesso, ti si stringe addosso tanto da toglierti il respiro e bisogna respirare per campare, questo rimane un dato di fatto. Lasciamo stare se il mondo lo fa perché è cattivo o perché non è pienamente consapevole, non è importante. Non a livello di respiro. Quando ti manca, ti manca, a prescindere dai motivi per cui ti manca.

La questione buonafede o cattiveria, invece, diventa importante quando analizzi il tipo di mondo che ti sta addosso: tieni il buono e cerca di eliminare ciò che ti nuoce. Oltre che respirare c’è bisogno di un certo agio di movimento per poter vivere dignitosamente. Lo spazio bisogna farselo, bisogna proprio farselo. Ecco a cosa mi sono serviti gli aculei, non ho trovato alternativa valida. Sì, mi rendo conto che avrei potuto fare di meglio, ma non ho genialità nel mio sangue, al massimo posso avere qualche buona idea ogni tanto. Le buone idee sono spinte, il più delle volte, dalla massima: a mali estremi, estremi rimedi. Che contiene molta molta molta verità, non si discute.

Ritornando agli aculei, e dando per scontato che non me ne voglio disfare perché mi saranno sempre più utili, bisogna che io trovi il modo di renderli retrattili come riesce bene a Wolverine. Un miglioramento necessario, e quando è necessario si fa e basta. Mi serve però un lampo di genio, so che la tecnica c’è, devo solo scovarla.

Amen.

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(369) X

L’abusata X, dall’incognita matematica all’X Factor, quando moltiplica e quando segna errore, quando conta e quando condanna. Sempre lei: X.

Mi sembrava doveroso fermarmi un po’ per valutare la sua condizione e, mentre la guardo, trovo che sorreggere il cielo e attaccarsi alla terra sia la caratteristica che più mi piace di lei. Perché il fattore X si basa su principi solidi. Due piedi a gambe divaricate: così il grounding regge e può sorreggere quel peso di cui ti stai caricando. E se alzi le braccia a specchio rispetto alle gambe, sentirai il peso appoggiarsi meglio perché troverà equilibrio in te e tu in lui.

Una posizione che, una volta trovata e calibrata, ti può far resistere a lungo. Magari non sei proprio contento, ma intanto resisti e poi si vedrà. Solo che quel a lungo non è mai per sempre – ammesso che il per sempre esista. Una volta capita l’antifona inizi a preoccuparti. Se ti sposti, se sposti anche solo di un grammo il peso crolla lui e tu ci rimani sotto e ciao.

Restare lì schiacciato tra il sopra e il sotto diventa inevitabile. Schiacciato eppure in equilibrio, ridicolo. Succede e quando succede non puoi farci molto. Quello che puoi fare è scrollare la testa e dirti: “Ma come m’è venuto in mente?”. Ma non troverai la risposta, nessuno ti darà risposta perché la domanda è sbagliata. Se ti domandassi, invece, “Tutto questo peso è necessario?”, allora sì che le cose inizierebbero a cambiare. Un nuovo equilibrio all’orizzonte, un nuovo assetto, un nuovo modo di vivere le tue spalle e le tue gambe. Perché questo è necessario, è bene che tu lo sappia.

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