(674) Umiltà

Di certo una dote, rara. Eppure mi sto domandando da qualche tempo quante facce può avere l’umiltà e se mi piacciono tutte. Siamo soliti pensare che ciò che non è umile è falsamente umile, e non a torto, ma la reale umiltà credo non abbia solo un modo per esprimersi e una sola faccia da mostrare.

Beninteso, non voglio dire che l’umiltà sebbene multifaccia e multiforma sia da dividersi in vera e falsa o buona e cattiva, dico soltanto che non penso che l’umiltà sia soltanto dimostrata dal prostrarsi, dalla mancanza di orgoglio, dal prendere le distanze rispetto alle proprie sicurezze personali. Non lo penso.

In realtà, mi imbarazza chi si prostra e chi si mette totalmente da parte perché non si pensa degno di considerazione. Sento dal profondo delle viscere che non va bene, che nessuno dovrebbe, che la dignità intatta e l’umiltà possono e devono abbracciarsi per completare l’uomo e la donna. Non si possono scindere senza causare uno scempio.

Non nutro la modestia, mi risuonerebbe dentro come una campana sbeccata. Non nutro l’arroganza, mi schiaccerebbe a terra piena di vergogna. Non nutro la superiorità come sentimento, mi ridurrebbe in cenere prima del tempo. Mi piace, però, valutare per bene i miei limiti e le mie forze, mi piace guardare le persone negli occhi – fossero il Papa o un neonato – considerandomi alla pari come Essere Umano. Mi piace riconoscere i meriti, i pregi, le capacità, i talenti, le genialità dei miei simili e imparare da tutti. Mi piacerebbe anche che le mie qualità fossero riconosciute senza doverle ostentare, perché ostentare è una di quelle cose che mi mette fortemente a disagio e lo evito più che posso.

Questa è la mia faccia dell’umiltà, non quella che i Santi potrebbero vantare, ma la mia personale modalità per pormi nei confronti del mondo con la presenza di cui sono capace – né più né meno. Basta test, basta chiedere il permesso e basta chiedere scusa. Ho una faccia soltanto e questa contiene versioni molto personali di pregi e di difetti. Come tutti, semplicemente come tutti.

 

 

 

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(634) Aculei

Aver cosparso il mio corpo di aculei – energeticamente parlando – mi ha permesso di sopravvivere, il che è già un bel risultato. Dotare di aculei la mia mente e il mio cuore – inteso come sfera emotiva – è stato ben più difficile, ma necessario. Talmente necessario che ormai mi sta bene così.

Lo so, c’è chi ancora proclama “va’ dove ti porta il cuore”, ma in tutta sincerità è uno slogan che poteva funzionare negli anni 90, non certo ora. O comunque può funzionare a 20 anni, ma una volta che superi la soglia della maturità ti conviene usare più il cervello che il cuore. Almeno questa è la lezione che la vita mi ha dato, non piacevole, ma è meglio sapere come vanno le cose, s’impara a desiderare meglio, a sognare meglio.

Tenere una certa distanza con il mondo che ti sta attorno, non significa che te ne freghi, ma che ti cauteli. Il mondo che ti sta attorno, spesso, ti si stringe addosso tanto da toglierti il respiro e bisogna respirare per campare, questo rimane un dato di fatto. Lasciamo stare se il mondo lo fa perché è cattivo o perché non è pienamente consapevole, non è importante. Non a livello di respiro. Quando ti manca, ti manca, a prescindere dai motivi per cui ti manca.

La questione buonafede o cattiveria, invece, diventa importante quando analizzi il tipo di mondo che ti sta addosso: tieni il buono e cerca di eliminare ciò che ti nuoce. Oltre che respirare c’è bisogno di un certo agio di movimento per poter vivere dignitosamente. Lo spazio bisogna farselo, bisogna proprio farselo. Ecco a cosa mi sono serviti gli aculei, non ho trovato alternativa valida. Sì, mi rendo conto che avrei potuto fare di meglio, ma non ho genialità nel mio sangue, al massimo posso avere qualche buona idea ogni tanto. Le buone idee sono spinte, il più delle volte, dalla massima: a mali estremi, estremi rimedi. Che contiene molta molta molta verità, non si discute.

Ritornando agli aculei, e dando per scontato che non me ne voglio disfare perché mi saranno sempre più utili, bisogna che io trovi il modo di renderli retrattili come riesce bene a Wolverine. Un miglioramento necessario, e quando è necessario si fa e basta. Mi serve però un lampo di genio, so che la tecnica c’è, devo solo scovarla.

Amen.

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