(691) Rinfrescare

Credo sia un verbo pieno di positività: mi rinnovo, mi rivitalizzo, mi ridipingo! Significa che ho perso freschezza, manco d’energia, mi si sono sbiaditi i colori… è necessario metterci mano e rinfrescare tutto. Ecco: mi sento così.

Facile a dirsi, meno a farsi. Se mi sono ridotta così ci sono motivi che non basterebbe un mese a scriverli tutti, ma alla fine non è poi così importante intignarsi nei perché. Oppure sì? Avendo presente i perché e non potendo farci nulla ormai, bisogna solo correre ai ripari. Seh, si fa presto a dirlo, ma da che parte cominciare? Rinfrescare il cervello che in questi mesi di temperature allucinanti si è bollito? Oppure rinfrescare il corpo che in questi ultimi anni si è rammollito? O basta rinfrescare il cuore che in questa vita si è sbrindellato mica da ridere? 

Non lo so, mi sembra tutto molto faticoso. Ricordiamoci che io sono una pigra conclamata pertanto già il solo pensare di mettermici d’impegno mi costa fatica. E poi tutta la questione del bisogna-volersi-bene che continua a tormentarmi in sottofondo… mica sono una fan del bisogna-volersi-male, ma neppure del ci-sono-io-e-il-resto-non-conta. Devo pur sempre fare i conti con i miei limiti, e questo aggiunge fatica alla fatica.

Bastasse una doccia a rinfrescarsi sarei a bolla, vivrei sotto la doccia. Le cose però non sono mai facili né troppo piacevoli per chi deve percorrere certe strade, sarà che bisogna essere tagliati per godersi la vita? Non lo so. Forse già la fine dell’estate potrebbe bastare, almeno a farmi passare un terzo della pigrizia e iniziare una mini-programmazione per il recupero delle forze.

Va bene, appena rinfresca, mi rinfresco, ho deciso!

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(152) Decollo

La fase di decollo è cosa delicata. Prendi velocità e ti stacchi dal suolo e poi con una certa costanza prendi quota. Tutto lì. Quello che può andare storto, però, richiederebbe una lista lunga – dal guasto al motore fino alla lepre che può attraversare la pista e colpire il carello.

Non è che per decollare a te serve sapere nei dettagli la rosa dei possibili disastri. Ti basta averne una parvenza di idea laggiù in fondo al tuo cervello, e ostinatamente ignorarla. Altrimenti il volo si trasforma in un incubo.

Non soffro il mal d’aereo, amo volare. Non dico che sia una cosa fisicamente che mi galvanizza (qualche fastidio lo sento), ma passa assolutamente in secondo piano e – ripeto – amo volare. Ovvero: decido di ignorare qualsiasi cosa mi possa togliere, o anche solo dimezzare, il piacere di spiccare il volo.

Detto questo: sento che sto decollando. Breve o lungo che sia/sarà il volo, so che la lista di tutto quello che può andare storto è consistente. Decido di ignorarla. Non vedo l’ora di staccarmi dal suolo per godere di quella nuova prospettiva che ti fa sentire le farfalle nella pancia.

Amo volare.

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