(824) Bollicine

Creano una piccola meraviglia e poi scoppiano, come gli istanti di Felicità che ci nascono dentro senza sapere – a volte – neppure il perché. Bollicine di Felicità. Pensata così non spaventa vero? Non per sempre, sarebbe innaturale se lo fosse, soltanto per alcuni istanti perché di più non potremmo sopportare, ci scoppierebbe il cuore. Allora per evitarcelo scoppia lei, la Felicità, come mille bollicine di spumante dolce (quello che preferisco).

E come si fa fatica a contare le bollicine così si fa fatica a contare le Felicità che hanno costellato un intero anno – figuriamoci un’intera vita – e anche questo ha la sua ragione: tenere presente tutte le Felicità, messe in fila una dopo l’altra, ci farebbe scordare che esiste anche tutto il resto e poi – una volta svanite – rimarremmo senza protezione, in balìa di un mondo pronto a mangiarci. Quindi le Felicità tendiamo a scordarle, a meno che non siano proprio grandi. Quelle ci danno la forza per cercarne ancora, per volerne ancora, per non lasciarci divorare dal resto.

Nel 2018 ho avuto bollicine a non finire, non le ho segnate tutte, alcune manco mi sono accorta fossero Felicità perché sono state piccolissime e improvvise e della durata di un nanosecondo. Però ci sono state, sono qui a scrivere stasera per ringraziarle. Almeno una volta all’anno ci vuole un bel grazie, no?

Più che altro vorrei ringraziare tutte le persone che hanno contribuito a far nascere in me una bollicina di felicità, non le nominerò (questione di privacy), ma i loro visi e i loro nomi non sono bollicine e non scompariranno facilmente dal mio cuore, questo lo posso garantire. A molte di loro posso dire grazie con la voce ad altre solo con il pensiero, ma sono dettagli da nulla quando si parla di Felicità.

E chi dice che non esiste la Felicità si dovrebbe ricredere, dovrebbe iniziare a contare quelle bollicine silenziose che si porta dentro da tanto tempo e che ha sempre pensato che fossero lì per disturbargli il sonno. Le piccole Felicità si insinuano nei sogni per darci il tormento, per ricordarci che siamo qui per questo, per essere felici, e che se non ti svegli rischi di non accorgertene anche se te ne cadessero in mano mille al secondo. Sono piccole benedizioni che ci dobbiamo meritare. Come? Con la presenza. Sul serio, con la presenza.

Quindi stasera si brinda per augurarci un Buon 2019 e… millemila bollicine per tutti!

 

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(823) Puntine

Siamo arrivati a quel punto dell’anno (la fine) dedicato al tirare le somme. Davanti a me ho – proprio fisicamente – un pannello di polistirolo bianco e in mano una bella quantità di puntine. Andrò nelle prossime righe a scrivere tutte le cose che le puntine fisseranno sul pannello (che è il mio 2018). Siamo pronti? Via!

Il buono del mio 2018:

  • la mia famiglia
  • i miei amici
  • il mio lavoro
  • la mia salute (che sto recuperando)
  • il mio amor proprio (che sto recuperando)
  • la mia voglia di scoprire, conoscere, imparare (che non si ferma mai)
  • i miei progetti (ben lungi dall’essersi esauriti)
  • le mie sconfitte e le mie piccole vittorie
  • il mio esserci senza sconti (croce e delizia di chi mi sta attorno)

Tutto questo è il malloppo che nel 2018 ho mantenuto e accresciuto e che sono intenzionata a portarmi anche nel 2019. Perché è facile dire ora che l’anno appena trascorso è stato un delirio – e lo è stato senza il minimo dubbio –  bisognerebbe anche avere il coraggio di nominare il delirio pezzo dopo pezzo per capire se ne è valsa la pena. Direi, nel mio caso, sì. La fatica, le incazzature, i buchi nell’acqua, gli scivoloni, le botte in testa e quelle all’orgoglio, le cantonate, le speranze spezzate, le illusioni polverizzate: ne valeva la pena.

E non è che adesso io pensi che il 2019 sarà tanto diverso dal suo predecessore… ne sarà la giusta conseguenza: una serie di cunette, muri, precipizi a non finire. Perché è sempre stato così per me e sto iniziando a pensare che è così per tutti, quindi perché lamentarsi?

La cosa migliore di quest’anno, che ormai è quello vecchio, è che ha saputo cambiarmi. A differenza di altri suoi colleghi, che in passato ci hanno provato – santocielo se ci hanno provato – ma che hanno anche fallito miseramente, questo 2018 mi ha messa davanti a me stessa e mi ha urlato: “Ti svegli o no?!”. Ecco, non sarà stato molto carino, né tantomeno gentile, ma l’ho trovato appropriato e del tutto efficace. Pur di farlo smettere di gridare come un ossesso ho iniziato a fare in modo diverso, addirittura a pensarmi in modo diverso da come mi pensavo. Ho proprio provato a pensare di me qualcosa d’altro. Non necessariamente migliore, ma ho varcato certi confini che prima neppure vedevo. Non so come spiegarlo, so che ha funzionato. Ho cambiato idea su me stessa. Già a scriverlo mi fa paura, accorgermi che è la pura verità mi fa tremare le gambe. E adesso come farò?

Boh. Sono certa che il 2019 avrà le risposte che merito. E si salvi chi può!

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