(819) Cancellare

Non si cancellano certi gesti, certe parole, certi pensieri. Non si cancellano certi pregiudizi, certe presunzioni, certi convincimenti. Non si cancellano certe scelte. Non si cancellano certi errori. Non si cancellano certi dolori. Non si cancellano certe mancanze, certe ferite, certe oscillazioni. Non si possono cancellare. Semplicemente.

Allora starci attenti, prima, non sarebbe una pratica inutile, ci salverebbe da parecchie sciagure, da parecchie seccature, da parecchie paranoie. Ma noi ci pensiamo? No.

Possiamo cancellare una persona dalla nostra vita, certo. Ma dal nostro cuore? Possiamo cancellare un fatto dalla nostra memoria. Ma dal libro delle conseguenze? Possiamo cancellare un giorno dal calendario. Ma dal nostro ricordo?

Le tracce si ripercuotono all’infinito, anche se ce ne dimentichiamo. Ci sono riverberi che sfuggono al controllo, si riflettono in specchi frantumati da attimi di rabbia o d’acuta goffaggine. Non siamo sempre capaci di tenere le briglie salde della nostra emotività. Magari fosse così.

Resta il fatto che abbiamo una gomma in mano per cancellare qualcosa o qualcuno, ora, proprio adesso. Cosa o chi cancelleremmo? Ok, se non ci è possibile farlo, ci è possibile non replicare l’errore, la scelta, l’azione. Basta focalizzarci su questo e cambiare la dinamica della nostra esistenza. Si lavora su quello che c’è e che non vogliamo più per cancellare quello che si sta preparando per noi nell’universo e che vorremmo evitare. Tentar non nuoce. Bando alla pigrizia!

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(259) Fiducia

Si dice: riporre la fiducia in qualcuno/qualcosa. Quando si ripone qualcosa in un luogo la si pensa al sicuro. La si può tenere lì per sempre, volendo. E se quando te la vai a riprendere, magari per darle una spolverata, non la trovi più o è ammaccata… insomma, ci rimani di sale, no?

Ecco, mi succede spesso di riporre la mia fiducia in luoghi poco poco poco sicuri. Viene spesso frantumata e io me ne accorgo solo quando non c’è più nulla da fare.  La questione è che la fiducia è cosa delicata, e io lo so e ci sto pure attenta, ma periodicamente succede. Luogo sbagliato. È scocciante, è frustrante, è anche doloroso. Diamine, ma non posso fare più attenzione?!

Mi rendo conto che nella vita si prendono fregature e si danno fregature, che spesso sono in buona fede e che farla tragica non serve a risolvere e a sistemare le cose. Eppure, sto qui a riflettere sul da farsi.

Probabilmente prendere sul serio la questione fiducia è un dato positivo, significa che ne ho ancora qualche grammo da parte da riporre in qualche luogo. Eh! Buona fortuna a me.

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(182) Qualcuno

C’è questa cosa del essere qualcuno. C’è questa cosa del essere qualcuno per qualcuno. Questa cosa porta con sé ferite a più non posso. Non credo sia una questione nata con l’uomo, credo sia una malattia che si è andata sviluppando piano piano e che ora è fuori dal controllo.

Lo sei già qualcuno, sei una persona. Qualcuno per qualcuno? E chi di noi può affermare di non avere alcun legame con alcun essere vivente? Nasciamo da un altro qualcuno, no? Legame = sei qualcuno per qualcuno. Quindi ambire ad essere qualcuno è idiota, lo siamo già. Se essere qualcuno, poi, significa essere riconosciuti da tutti allora stiamo parlando di una malattia, no?

Essere riconosciuti come persone, esseri viventi, è un diritto sacrosanto di tutti. Essere riconosciuti come portatori di qualcosa di speciale è questione delicata. Cosa porti in te per essere riconosciuto dagli altri? Qualcosa di buono? O qualcosa di pessimo?

Allora, vediamo di dirlo una volta per tutte: se porti qualcosa di buono, che te ne frega di essere riconosciuto per questo? Quel qualcosa di buono si spargerà sulla terra e tu avrai fatto il tuo. La gratificazione parte dal fatto che la terra beneficierà di ciò che tu hai donato. Giusto? Se porti qualcosa di pessimo, ti conviene essere presto dimenticato perché quel male che hai sparso in qualche modo ritornerà a te. Sparisci e cerca di fare di meglio la prossima volta.

Eppure, quello che mi riesce davvero difficile è essere qualcuno per qualcuno in un tempo finito. Perché dentro di me i qualcuno che incontro vivono per sempre e non so se sia una buona cosa portarsi tutti appresso, la schiena a un certo punto cederà. Io lo sono stata, lo sono e lo sarò ancora e ancora qualcuno-a-tempo-determinato per molti e molti qualcuno, ma non è questo che mi pesa. Mi pesa tutti i qualcuno che sono usciti dalla mia vita (per loro volontà o per mia volontà) che sembrano avere scolpito in me impronte eterne.

Questo mi pesa. Questo non voglio più. Ora devo solo scoprire come fare.

 

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