(1082) Fiorire

Il significato (uno dei significati) da dizionario è: essere in un periodo di splendore. Bello vero?

Ognuno di noi a questo punto avrà ben chiaro i periodi di massimo splendore che ha vissuto. Possiamo tracciarne le linee e i punti, uno ad uno, con grande chiarezza perché periodi come quelli non solo sono rari, ma sono di per sé indimenticabili. Ci sentiamo bene, tutto gira alla grande e non ci potrebbe fermare nessuno. La durata è ininfluente, la memoria non ne sarà toccata.

Dovremmo fiorire almeno una volta l’anno, certi fiori lo fanno più volte e in ogni stagione. Se non ci impegniamo affinché succeda, temo, l’evento potrebbe verificarsi una volta ogni vent’anni (se va bene). Eh.

Se penso all’ultima volta che mi sono sentita in un periodo di splendore devo tornare talmente indietro nel tempo da dubitare di essere stata io quella là. Una tristezza impressionante.

Eppure le persone che lo stanno vivendo quel periodo ti fanno voltare mentre le incroci per strada, a bocca aperta per l’ammirazione. E se ne rendono conto perché in quel momento la consapevolezza della propria forza è cristallina. Forse è per questo che ti permetti di fare cose che i più possono soltanto desiderare.

Mi domando però come si materializzi questa condizione benedetta. Non ricordo le mie precedenti esperienze come si sono preparate, se avessi fatto qualcosa per aiutarle a palesarsi o se fosse tutto riposto nelle mani delle stelle in congiunzione astrale perfetta. Non ricordo. Ricordassi potrei correre ai ripari e lavorare per ripristinare la situazione. Ma non ricordo.

Forse la tristezza non aiuta.

Eh. La vedo dura.

Davvero.

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(1009) Muta

Ci sono dei periodi in cui mi ammutolisco. Non so se sia per una sorta di cortocircuito neuronale o per sfinimento, fatto sta che smetto di parlare. Soltanto lo stretto necessario. Se sono costretta a dire di più lo faccio malvolentieri. 

Sia chiaro: non lo decido coscientemente, applico la nuova modalità e me ne accorgo soltanto se punto lì la mia attenzione. Più che altro se ne accorge chi di solito mi sta attorno, abituato alla mia voce che va e viene a intervalli sostenuti. Se gli intervalli si dilatano significa che sto affondando in uno dei miei periodi muti.

Il silenzio che si crea dentro di me non è allarmante, è una sorta di limbo dove i rumori sono solo rumori e i pensieri non sono poi così importanti. Perdendo il senso del contenuto, il contenente perde di sostanza. Molto probabilmente.

Non durano tantissimo questi periodi, non potrei però definire una timeline precisa, sono sicuramente ciclici. Al momento ci sono dentro. Non è una grande notizia, ma è comunque qualcosa che voglio far presente a chi mi sta attorno in questi giorni e mi trova strana e più insopportabile del solito. È così. 

Non parlare, o parlare poco, è una condizione che associata a me potrebbe sembrare paradossale, ma i periodi in cui sparisco dalle scene non sono orientati al calcare altre scene, sono quelli che mi vedono in ritiro monacale e che non racconto a nessuno perché sono pieni di cose che riguardano soltanto me. Piccole cose, stupide cose che parlano a me e a me soltanto. 

Non è dove finisco, è dove mi espando. 

Ritornare poi in scena è sempre strano. Quasi doloroso. Sempre strano e stranamente doloroso. Non capisco più che peso dare al contenente e al contenuto e questo potrebbe non essere un dettaglio da poco. Proprio no.

Tant’è

(…)

 

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(541) Topico

Arriva il momento in cui sei chiamato all’azione: il momento topico. Raramente il momento dura un momento, molto più spesso si tratta di giorni o settimane o mesi o anni, ma sempre di periodo topico si tratta. Te lo senti dentro, nelle ossa scricchiolanti, nel sangue reumatico, nelle sinapsi stressate, che non puoi far finta di nulla. 

Un tempo pensavo – che patetica ingenua! – che quel topic-moment si potesse verificare un paio di volte nella vita (se eri fortunato, se eri sfigato qualche volta in più), mai avrei immaginato – patetica ingenua dell’ostrega! – che fosse stato per me programmato un dannatissimo loop capace di accompagnarmi forever

No, non starò qui a lamentarmi perché non serve a nulla, ma faccio solo presente che ancora non me ne so capacitare. Voglio dire: ma siamo matti?! Quanti momenti topici un cuore può sopportare? Eh? Quanti? No, non voglio sentire la risposta, era una domanda retorica santiddddio!

Dovrebbe esserci un limite dettato da Madre Natura o da Dio in persona. Qualcosa che somigliasse a un salvavita del cavolo, appena raggiungi il limite… tac, scatta e te la sfanghi. Perché se non ti uccide il fattore topico, ti uccide l’ansia. Quella non ti passa. Non è che si prende una vacanza solo perché ci tiene alla tua salute, no. L’ansia rimane lì. Anzi, l’ansia è lì per sopravvivere a te stessa. Il suo compito preciso e di osservarti mentre ti disintegri e ridere di te. L’ansia, capito?

Ok, chiarito questo concetto, credo, temo, prevedo con assoluta certezza che sto per entrare nell’ennesimo momento topico. Non so dire quanto durerà, so solo che l’ansia è già qui, mi sta guardando sorniona e vincerà. Sì, lei vincerà perché lei vince sempre.

Addio.

 

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(246) Jackpot

Ho sempre pensato che la somma di ciò che fai, giorno dopo giorno, darà a un certo punto come risultato il tuo jackpot da ritirare. La tua vincita. Per tutti diversa, in qualità e quantità. Del tutto personale.

Lo penso ancora. Stavo, però, riflettendo sul fatto che molto probabilmente non ci accorgiamo del jackpot che ritiriamo – di periodo in periodo – perché sono somme modeste e le diamo per scontate, anzi: pensiamo siano solo un acconto.

Ritiriamo piccoli jackpot, periodicamente, da parte della vita e non ne abbiamo mai abbastanza perché pensiamo che solo un enorme jackpot sia degno di nota, solo un esorbitante jackpot sia la giusta ricompensa per il nostro faticare, il nostro sofferto vivere.

Grossa idiozia. So da molto tempo che spesso il jackpot che ho incassato era tutto quello che avevo accumulato in quel dato periodo e se da una parte posso non essere soddisfatta perché voglio di più, dall’altra non posso lamentarmi perché ho ricevuto molto e va bene così.

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