(961) Decisioni

Non è che sono debole. È che sono stanca. È diverso. 

Perché se sei debole scappi, se sei stanca hai voglia di scappare. Ma fai fatica ad andare. Senti che se scappi, stavolta sarebbe imperdonabile. Non puoi andare via. Non puoi. Punto.

Devi farlo per te. Devi trovare un altro modo, devi essere creativa. Devi ridimensionare e restringere e controllare e smantellare quello che è sofferenza, per restare. Restare non con la fissa che non hai alternative, ma con la consapevolezza che resti per migliorare. Te stessa soprattutto. Semplicemente resti, nonostante la voglia di andartene, perché non ti vuoi togliere una possibilità di realizzare qualcosa di buono per te stessa. 

In modo molto egoistico, ti metti al centro, ma allo stesso tempo molto generoso perché ti metti a disposizione di una situazione che farà stare bene tutti.

Uno sguardo dentro e uno sguardo fuori. Metti in atto una dinamica nuova, quella che non ti sei mai fermata a costruire perché ti sei arresa prima, pensandoti debole. Li hai fatti vincere, li hai fatti decidere per te. Sentendoti deprivata di una cosa bella. E non una sola volta. In loop

Quindi la prima decisione è di spezzare il loop.

La seconda decisione è di cambiare posizione e non situazione.

La terza decisione è di non farmi fermare più.

Conto uno, conto due, conto tre.

E resto in piedi.

E resto qui.

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(820) Mira

Tirare a casaccio non funziona, bisogna prendere la mira. Spesso sottovalutiamo questo dettaglio, a meno che non siamo praticanti di tiro con l’arco o appassionati di bowling o di sport o di altre pratiche che t’impongono di farci attenzione. Prendere la mira non è un dettaglio, è IL dettaglio che può decretare la vittoria.

Mettendo in pratica l’assunto qui sopra, proviamo a immaginarci cosa può succedere se desideriamo trovare un lavoro, un lavoro qualsiasi. Cosa diavolo può capire l’universo di questo nostro desiderio? Un lavoro qualsiasi. Dall’arrotino all’uomosandwich, va tutto bene. Davvero andrebbe bene tutto? Nove volte su dieci no. No, non va bene qualsiasi lavoro, va bene il lavoro dove: sono trattato con rispetto, dove vengo pagato il giusto, dove oltre che la fatica mi posso godere anche qualche gratificazione. Giusto? Ok, già con questa breve sinossi posso dichiarare che sto mettendo a fuoco l’obiettivo, sto prendendo la mira.

Volere un fidanzato o una fidanzata non significa nulla. Volere un fidanzato/a che sia alto/biondo/con gli occhi azzurri è già un’indicazione. Io, personalmente, ci andrei bella carica con la descrizione perché se ti dimentichi qualcosa di importante poi son cavoli amari. Se desideri devi desiderare al top, non ti puoi accontentare di uno scarto. Devi prendere bene la mira, insomma.

Dopo questi due esempi demenziali, spero di essermi spiegata per bene: prendere la mira è indispensabile. Non solo: allenarsi a centrare il bersaglio è la pratica a cui non ci si può sottrarre. Inoltre: anche se non becchi il centro, anche se non ottiene il punteggio massimo, anche se non ti conquisti il top… bé, ci sarai andato vicino e credo che già questo potrebbe essere una buona cosa. D’altro canto se vuoi il top devi poter garantire di essere il top e lo stress annesso e connesso dove lo metti? Naaaaaaaaaaaaaaaaa. Restiamo in quota, sogniamo con dignità una vita alla nostra altezza, potremo sempre guardare il sole e farci baciare dai suoi raggi senza invidia soltanto con sincera ammirazione. No?

Ok, allora prendiamo bene la mira… e buona fortuna!

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(186) Centro

Quando i pensieri diventano liquidi e non riesci a dare loro forma è il caos. Stai lì a domandarti cose assurde aspettandoti di ricevere risposte sensate. Più non arrivano e più domandi, più domandi e più sei frustrato dalla confusione.

Poi la domanda ti arriva da fuori, solitamente te la fa qualcuno che ti è vicino e si è accorto che mica stai benissimo. Casualmente oppure no, non ha importanza. Rispondi la prima cosa che ti viene in mente perché non hai voglia di impegnarti più di tanto – visto che non ne ricavi nulla di buono da settimane – e… zop!

Ti esce, sì proprio dalla tua bocca, una risposta che contiene tutte le mille altre che rimanevano in sospeso, centrando in pieno la questione. Dura solo un nanosecondo, ma te ne accorgi che lì sta il punto di tutto. Ti isoli, cerchi di ripercorrere a ritroso il pensiero e quello si è già dileguato.

Se sei Barbara, in questi casi cosa fai? Una doccia, ovvio.

Bollente.

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