(987) Discontinuità

Il mantenere un certo tipo di comportamento con continuità è un bell’allenamento mentale. Bisognerebbe farci caso, in questo campo siamo un disastro.

Per esempio: entri in un luogo per la prima volta durante la giornata e saluti (se sei una persona educata). Ok, lo si fa una volta sì e dieci no. Sommando questa cosa piccola ad altre diecimila piccole discontinuità il nostro comportamento risulta folle agli occhi di chiunque abbia l’ardire di frequentarci. E siccome siamo tutti un branco di fuori di testa, questo circo ci pare NORMALE. 

No, non è normale. Non è per niente normale, è da fuori di testa. Da scorbutici, da disturbati, da disadattati, rendiamocene conto.

Ci lamentiamo che non ci si può fidare di nessuno, ottimo. Ma come ti puoi fidare di qualcuno che un giorno ti saluta sorridente e il giorno dopo perché ha le palle girate per i cavoli suoi fa finta di non vederti anche se ti viene a sbattere addosso? Ma siamo seri!

Ci sono piccole cose che applicate con costanza permettono di costruire un rapporto di fiducia con chi ci sta vicino. La coerenza, la costanza, la continuità, ci aiutano in questo. Non possiamo far finta che non contino nulla e pretendere di avere relazioni di sostanza nella nostra vita. Ma per favore!

Prendiamoci cinque minuti al giorno per fare mente locale e considerare come ci siamo comportati durante le ultime 12 ore di vita sociale, ne scopriremo delle belle, garantito.

Vabbé, con una certa continuità, ammettetelo, ora la pianto di blaterare e me ne vado a letto.

Cia’

 

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(820) Mira

Tirare a casaccio non funziona, bisogna prendere la mira. Spesso sottovalutiamo questo dettaglio, a meno che non siamo praticanti di tiro con l’arco o appassionati di bowling o di sport o di altre pratiche che t’impongono di farci attenzione. Prendere la mira non è un dettaglio, è IL dettaglio che può decretare la vittoria.

Mettendo in pratica l’assunto qui sopra, proviamo a immaginarci cosa può succedere se desideriamo trovare un lavoro, un lavoro qualsiasi. Cosa diavolo può capire l’universo di questo nostro desiderio? Un lavoro qualsiasi. Dall’arrotino all’uomosandwich, va tutto bene. Davvero andrebbe bene tutto? Nove volte su dieci no. No, non va bene qualsiasi lavoro, va bene il lavoro dove: sono trattato con rispetto, dove vengo pagato il giusto, dove oltre che la fatica mi posso godere anche qualche gratificazione. Giusto? Ok, già con questa breve sinossi posso dichiarare che sto mettendo a fuoco l’obiettivo, sto prendendo la mira.

Volere un fidanzato o una fidanzata non significa nulla. Volere un fidanzato/a che sia alto/biondo/con gli occhi azzurri è già un’indicazione. Io, personalmente, ci andrei bella carica con la descrizione perché se ti dimentichi qualcosa di importante poi son cavoli amari. Se desideri devi desiderare al top, non ti puoi accontentare di uno scarto. Devi prendere bene la mira, insomma.

Dopo questi due esempi demenziali, spero di essermi spiegata per bene: prendere la mira è indispensabile. Non solo: allenarsi a centrare il bersaglio è la pratica a cui non ci si può sottrarre. Inoltre: anche se non becchi il centro, anche se non ottiene il punteggio massimo, anche se non ti conquisti il top… bé, ci sarai andato vicino e credo che già questo potrebbe essere una buona cosa. D’altro canto se vuoi il top devi poter garantire di essere il top e lo stress annesso e connesso dove lo metti? Naaaaaaaaaaaaaaaaa. Restiamo in quota, sogniamo con dignità una vita alla nostra altezza, potremo sempre guardare il sole e farci baciare dai suoi raggi senza invidia soltanto con sincera ammirazione. No?

Ok, allora prendiamo bene la mira… e buona fortuna!

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(646) Nocciolo

Andare al nocciolo, sembra cosa facile, ma per la maggior parte delle persone è pressocché impossibile. Si perdono in dettagli da nulla, raccolgono ciò che non ha alcun significato e lo trasformano in qualcosa che non c’entra niente. Partire per la tangente sembra essere lo sport che va per la maggiore di questi tempi. 

Si parte parlando di cavoli e si finisce per discutere di merende. Delirio.

La cosa peggiore è che nove volte su dieci manco ci rendiamo conto che siamo stati sviati, siamo stati manovrati e condotti in un altrove senza senso e che il punto cruciale, a cui dovevamo arrivare per ripartire da lì e cercare di trovare una soluzione, è svanito nel nulla. Non esiste più. Esistono le stronzate che sommandosi a valanga hanno causato lo sfacelo della logica e del buonsenso.

Non succede soltanto in televisione, durante quei talk-show patetici che ormai ci escono dalle orecchie, succede ovunque. O-V-U-N-Q-U-E. Siamo circondati, non abbiamo scampo. Veniamo travolti da discussioni che hanno come scopo il confonderci le idee, ci propinano teorie e studi di settore che il più delle volte sono campati in aria e noi – che non ci fermiamo neppure per tirare un respiro – prendiamo per buono quello che è invece soltanto aria fritta. Ci turiamo il naso quando sentiamo puzza di marcio e facciamo finta di niente, perché siamo stanchi di ascoltare, stanchi di capire, stanchi dei problemi da risolvere, stanchi stanchi stanchi di essere sempre stanchi.

Houston, abbiamo un problema.

Come far passare questa stanchezza atavica? Non lo so, ma forse non può passare, forse dobbiamo forzarla, dobbiamo disintegrarla forti del fatto che se non lo facciamo diventeremo degli zombie decerebrati e verremo ridotti in schiavitù da chi usa il proprio potere per schiacciare il prossimo.

No, non lo siamo ancora schiavi. Ce lo vogliono far credere, ma non lo siamo ancora. Sappiamo ancora ascoltare e arrivare al nocciolo della questione. Dobbiamo solo mettere da parte un po’ della nostra stanchezza trovando come motivazione il fatto che vogliamo e dobbiamo mantenerci vivi.

Si può fare? Io credo di sì.

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(636) Spiga

Spiga ha come sinonimi: conseguenza, effetto, esito, frutto, risultato. L’ho scoperto oggi. Cavoli, non lo sapevo. Mi si è aperto un mondo.

Se a frutto ci si può arrivare facilmente, con conseguenza-effetto-esito-risultato è già meno ovvio. Almeno per me. Ed eccomi qui a elucubrare su come poter utilizzare questa nuova risorsa in contesti che mi sono famigliari… che lingua pazzesca abbiamo!

Parliamo allora delle spighe con cui mi trovo a combattere in questi giorni, derivate da brutte abitudini di pensiero: quando ci si accorge che il proprio pensiero è calibrato per distruggerci bisogna cambiarlo. Farlo virare verso felici scappatoie. Detto così son bravi tutti, a mettere in pratica certe acrobazie, però, neppure il Barone Rosso. Mi piacerebbe si potesse fare come con il gesso sulla lavagna: passi il cancellino e correggi. Coreggi il pensiero, gli rendi l’equilibrio, la dignità. Senza accuse né giustificazioni, non servono. Basta correggere la disfunzione, farlo in silenzio va bene uguale. Può essere un gesto privato, non da nascondere, ma da viversi nella propria intimità. Cosa d’altri tempi? Forse, ma il tempo è una questione di percezioni e certi magheggi vengono facili.

Non ho mai fatto nulla pensando di schivarne le conseguenze, non m’è proprio mai venuto in mente di poterlo farlo – va’ a capire il perché! – ma ci sono state conseguenze un po’ esagerate in certi frangenti – va’ a capire il perché!

E ti viene da chiedere: ma quelli che mi sorpassano in tangenziale ai 110 Km/h si prendono la multa o vengono calcolati illegali soltanto i miei 96,5 Km/h anche se il limite è per tutti di 90 Km/h?

Ecco, stessa cosa per gli effetti esagerati di certe azioni da nulla: ma quelli che la fanno ben più pesante di me si sciroppano conseguenze adeguate o la loro parte rimbalza su di me e tanti saluti?

Se stai lì a farti due calcoli ti parte il veleno, meglio glissare. Le spighe più belle sono i frutti della terra, in ogni caso, specialmente quando sono mature e hanno il giallo del sole che le fa brillare. Le più belle, non ce n’è per nessuno.

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