(910) Ancoraggio

Levitare e abbandonare il resto di me in un angolo è la prassi. Non so neppure come io riesca a non volare via. Probabilmente una questione di peso corporeo. Ecco spiegato perché schifo le diete, mera precauzione.

Inconsciamente mi ancoro a terra con qualcosa. Non sempre la stessa, ovvio, altrimenti perderebbe la sua funzione, troverei un modo per bypassarla e comunque estraniarmi. Devo sorprendere me stessa, insomma. Una fatica considerevole se si mette in conto che non accolgo benissimo le sorprese in generale. Sono, in effetti, la personificazione dell’incoerenza. Anche qui ci sarebbe da aprire una corposa parentesi psicanalitica, ma tant’è, a chi importa?

Ritornando all’ancoraggio, a volte uso la musica. Nel senso che mi fisso su un artista o uno specifico album e lo mando in loop. Il primo ascolto me lo tengo per proiettarmi nel mio Iperuranio, il secondo ascolto per memorizzare un po’ i testi e i passaggi musicali, il terzo per far sedimentare il tutto e dal quarto in poi c’è la ripetizione ossessiva. Significa che non penso ad altro, soltanto a seguire quanto già conosco (perché sono arrivata oltre il terzo ascolto) e a immergermi nei suoni. Suoni, non più musica, suoni ordinati in una melodia. Il concetto è diverso. Ah… poi canto. Certo, è una parola grossa, ma se mi impegno a pilotare in qualche modo la voce l’ancoraggio funziona meglio. 

Questo è uno dei grounding che mi riesce meglio, quello che la meditazione gli fa un baffo. Diciamo che è un sistema interattivo per gestirsi uno stato mentale che deve essere disciplinato in qualcosa che non sia il pensiero. 

Ci sono anche pratiche più concrete che applico, ma questo post è già abbastanza lungo e tedioso. Magari un’altra volta.

‘notte.

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(802) Data

Lo diamo per scontato, pensiamo che sia facile, invece fissare una data non è mai facile. Mai. Né fissarla in calendario né nella memoria, a meno che non sia segnata prima nella tua carne perché importante per te. Così importante da non potertela dimenticare.

Odiavo studiare storia per la sfilza senza senso di date da imparare a memoria, battaglie e conquiste e sconfitte, ognuna di loro sembrava fondamentale e poi scoprivi che era solo una delle tante e che di lei nessuno se ne faceva più nulla. Andiamo per balzi, fatemene memorizzare un paio per secolo e vedrete che saprò fissarne una ventina senza troppi scompensi neuronali, tranquilli prof. Niente da fare. Insensato.

Le date si fissano e per qualche motivo slittano, come se la superficie su cui le punti fosse cosparsa d’olio. Più ti fissi nel fissarle e più sfuggono al controllo, manco avessero un proprio volere da imporre. Vincono sempre loro, comunque.

La data mi è vitale per tenere conto dei giorni che mi stanno triturando, faccio fatica al mattino a ricordare che giorno è quello che sto per affrontare e vivere, come se nella mia testa ci fosse un giorno ininterrotto dove il presente è un ripetersi di un qualche passato e il futuro sia soltanto un breve passaggio da qui a lì. Boh.

E i lunedì sono come i venerdì, ma più pigri anche se meno stanchi. I martedì hanno poco peso perà sommati al peso dei mercoledì e del giovedì fan venire il mal di schiena. Ecco, la data è un ancoraggio che a volte vorrei togliere per provare a non avere ieri e neppure oggi e figuriamoci domani, avere solo l’adesso e vedere come va. Come potrebbe funzionare?

Forse non funzionerebbe, forse ogni mia data è la ragione per cui ancora sto qui. E scrivo.

Boh.

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