(1076) Veleggiare

Non smettere mai di veleggiare, questo bisognerebbe tenerselo bene a mente. Se getti l’ancora sei fottuto. Questo bisognerebbe tatuarselo ovunque per non pensare di poter far finta di nulla e farla franca. 

Chi si ferma è perduto. Raramente i proverbi si sbagliano.

Lo so che la stanchezza ti fa fare scelte di comodo, che sembrano una comodità almeno, ma alla lunga le si paga tutte. La stanchezza è una brutta bestia. Quando sei stanco le cose ti escono dalla bocca in modo sgarbato, fai danni soltanto con un’occhiata di traverso. Quando sei stanco il mondo lo odi a prescindere. Tutto ti dà fastidio. Vuoi solo dormire. E dovresti farlo perché sei veleno allo stato libero che dove si posa fa danno. Dormire aiuta. 

Tutte le scelte che fai pensando di mettertela via e stare tranquillo ti si rivoltano contro. Ti sposi perché così ti risolvi il problema di trovare l’anima gemella, ti tieni quell’anima che hai e te la fai andare bene. Chiudi un sogno e ti adegui. Oppure ti fermi al lavoro che ti dà due soldi (sì, soltanto due, ci si vende per poco ormai) e ti fai passare sopra il rullo compressore ogni giorno, tanto più di così non hai trovato e alla fine del mese le bollette si devono pagare. Smetti di veleggiare, smetti addirittura di cercare il vento, smetti di proiettare te stesso sulla rotta che ti eri ripromesso di mantenere per costruirti una vita a tua misura. Soddisfacente. Semplicemente.

Veleggiare costa fatica, il movimento snerva, è vero. L’immobilità, invece, mummifica e non è che si soffra di meno.

Io sono stanca e non so se riuscirò a veleggiare, ma non è che la vita ti chiede il permesso prima di ribaltarti. E la vita non ha pietà. Rendiamocene conto una volta per tutte. 

Ok, vado a recuperare la bussola. Chissà dove diavolo l’ho messa…

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(904) Troppo

Il troppo stordisce. Oggi sento il troppo che mi scappa da tutte le parti e a stargli dietro mi gira la testa. Non è una cosa solida, è una percezione.

Cioè in che senso? (cit. Carlo Verdone)

Non lo so. Le percezioni non è che le puoi descrivere per intero, le puoi abbozzare. Tutt’al più le puoi nominare e poi scappare via.

Quindi anche oggi sto parlando di aria fritta. Mi capita spesso. Mi racconto che sotto tutto c’è comunque della sostanza, ma è un modo per perseverare nel mio intento malato più che reale convinzione. State tranquilli, basta non darmi corda e mi spengo.

Ritorno al troppo per una sorta di coerenza, scusate se insisto. Il ragionamento parte da un presupposto: con poco t’ingegni, con troppo ti blocchi. Mi spiego meglio: se hai un’idea, per poco che sia puoi nutrirla e farla crescere e magari riesci a concretizzarla. Se ne hai troppe ti perdi nella selva oscura e son cavoli. 

Se hai pochi amici sai dove andare quando hai bisogno di loro, se ne hai troppi è molto probabile che nessuno di loro sia la persona di cui aver bisogno e potresti trovarti a parlare intimamente con uno sconosciuto alla fermata del bus. Tanto per fare un esempio.

Se hai pochi soldi devi farci conto e scegli con cura le cose che puoi fare e quelle che non puoi fare. Se ne hai troppi non ci pensi, vai a zonzo per il mondo riempiendoti di tutto quello che puoi o soltanto di cocaina (che poi vedi, i pensieri con il troppo si riducono a un nulla). 

Mi rendo conto di aver stretto un po’ troppo il campo da gioco, ma esasperare i concetti è una cosa che mi diverte molto. Si apre qui una lunga disquisizione, tra me e me, su quanto quel poco e quel troppo abbia giocato nella mia storia personale. Una parte di me guarda il poco e l’altra guarda il troppo. Non è che si diano torto a vicenda, stanno solo facendo i conteggi per capire quanto l’uno e quanto l’altro abbiano pesato sul mio bilancio.

Mentre loro lavorano io me ne vado a letto. Perché ho davvero troppo sonno.

‘Notte.

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(702) Rischio

Corri il rischio se pensi che ne valga la pena. Corri il rischio quando il danno che ne potrebbe derivare è comunque maneggiabile, sopportabile. Il rischio calcolato non lo è mai fin nei dettagli, arriva fino a un pezzo e poi boh. Sia quel che sia.

Se giochi con la tua vita e non coinvolgi nessun altro, hai carta bianca per quanto mi riguarda e in certi casi hai anche la mia ammirazione. Se non sei solo, se il danno cadrebbe addosso a chi non c’entra nulla, allora dovresti fermarti. Se non ti fermi qualcuno dovrebbe farlo, dovrebbe fermarti. Con le buone meglio che con le cattive, in ogni caso non si tratta solo di te se ti trascini dietro un’intera nazione. Ci siamo capiti?

Ruba, inganna, mistifica, ingrassati di soldi e potere, ma non decidi con la tua misera coscienza malata per milioni e milioni di Esseri Umani – trattandoli come insetti da schiacciare – impunemente. Qualsiasi troglodita che ti ha votato, e ti ha permesso di arrivare nella posizione di potere in cui ti trovi ora, ha il diritto di essere protetto da te e dalla tua scelleratezza. Un troglodita è pur sempre un Essere Vivente, anche se si meriterebbe una mazzata in testa. 

Alzare lo sguardo al cielo e vedere sfilare sopra le nostre teste le flotte armate come se fossimo stati catapultati dentro un colossal storico hollywoodiano mi sembra semplicemente assurdo, semplicemente inammissibile, semplicemente inconcepibile. E chi pensa il contrario deve essere fermato. Fermato da chi? Da chi ha coscienza civile, umana direi, da chi sa guardare lucidamente le conseguenze e non vuole far finta di niente. Da noi. Siamo in tanti, noi. 

Io lo so che ‘sta cosa del votare democraticamente è una questione delicata, ma bisognerebbe votare a neuroni sani e non andare giù di rabbia e violenza come se non ci fosse un domani. Perché un domani c’è ancora e faremmo meglio a pensare ai rischi e alle conseguenze prima di consegnare le nostre vite nelle mani sbagliate. 

Non credo in chi urla di più e in chi alza di più i pugni o digrigna meglio i denti. Preferisco il ragionamento trasportato su un piano dialettico corretto e pulito, preferisco il confronto onesto allo storytelling da Game of Thrones. Preferisco l’incontro allo scontro, la pace al conflitto, la vita alla morte. E poi detesto i bugiardi cronici che ti pensano un idiota e ti tirano matto con le diverse versioni della stessa minestra. Ah, è vero, dimenticavo: questa è la politica, così dicono. 

No, questa è la brutta politica, e bisognerebbe recuperare quel concetto di buona politica che manca da troppo tempo. Eh, anche questo è un tema che dovrebbe essere affrontato prima o poi e non certo da me. 

In ogni caso, rischiare perché? Perché il margine di miglioramento a beneficio di tutti a cui accedere è talmente certo da riuscire a farti sognare. Anzi: sperare.

  

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(571) Dimensione

In un’altra dimensione sono straricca, proprio da buttare i soldi dalla finestra. In questa no. E non è bello. In quell’altra dimensione so farmi toccare solo dalle cose importanti, non mi lascio fermare dalle idiozie che ormai manco mi piovono più addosso perché han capito di che pasta sono fatta. In questa no. E neppure questo è bello. Sempre in quell’altra dimensione riesco a fare tutto benissimo, talmente bene che non ho limiti e non ho insicurezze e non faccio altro che fare cose grandiose che fanno stare bene tutti. In questa no. E anche se non è bello, ho imparato a conviverci.

La questione, però, rimane: ci sono cose che in questa dimensione mi sono precluse e non so il perché. Se lo sapessi me ne farei una ragione, smetterei di almanaccare e me ne starei buona, ma così è difficile far finta che mi sta bene. Non mi sta affatto bene. Ma proprio per niente.

Forse sto guardando troppi film della Marvel, lo ammetto, ma ci sono certi privilegi che fan comodo a tutti, soprattutto in questa mortificante dimensione astrale dove è tutto limitato e tutto soffocante. Ma non si può fare qualcosa? Non si può rompere la barriera dimensionale e far fluire un po’ di leggera-positiva-benefattrice energia rinvigorente anche qui da noi? No perché, è giusto saperlo, così si stenta a godersela la vita, davvero. Con tutta questa fatica della miseria ci si domanda sul serio e costantemente se ne vale la pena. Ti vien voglia di dormire tutto il giorno. Ti vien voglia di girarti dall’altra parte quando ti pare che l’occasione anche per te sia arrivata. Ti vien voglia di alzare le spalle quando invece dovresti giocare al rialzo. Per forza!

Vabbé, ora vado a vedere cosa combino in quell’altra dimensione cercando di non rosicare troppo. Pensa te come sono messa. Eh.

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(335) Neuroni

Sembra abbiano ricominciato a funzionare. Non so per quanto durerà, ma finché dura sono intenzionata a cavalcare l’onda. Tanto nulla è per sempre e bla bla bla bla.

Detto questo, posso garantire che il fatto che abbiano ricominciato a funzionare non era né scontato né in previsione, una parte di me si era realmente rassegnata alla perdita – l’età che avanza e bla bla bla bla.

Ora che, invece, c’è stata LA sorpresa, non posso evitare di analizzare la situazione per capire il motivo di questa rinascita. Fatti un paio di conti, abbastanza facile considerata la vita che conduco, la realtà parla chiaro: è merito del lavoro.

Credo che il mio essere stakanovista, cosa non del tutto sana (tutt’altro) lo so, giochi un ruolo fondamentale nella personale elucubrazione di questa sera, ma una le cose le deve guardare in faccia, non è che facendo finta di niente bla bla bla bla.

Quindi, affermo con risolutezza che anche se dovessi vincere un milione di dollari alla lotteria – che lo voglia Iddio! – non potrei rinunciare a lavorare. Mi troverei nuovi modi per lavorare, per creare, per non dormire la notte presa dai pensieri ossessivi – tipo: cosa diavolo mi invento per risolvere ‘sta cosa – e per svegliarmi intontita e reattiva zero fino a metà mattina almeno. Una barca di soldi mi permetterebbe solamente di pensare a una nuova e folgorante eventuale avventura lavorativa da intraprendere. Certo farei shopping, ma neanche poi tanto – ah, sì mi compro un’auto nuova, poco ma sicuro.

Chiarito questo concetto, sarei proprio curiosa di scoprire cosa mi potrei inventare se fossi io la vincitrice di chili di milioni di dollari (come le statunitensi della scorsa settimana), i miei neuroni vivrebbero dei giorni indimenticabili, darebbero davvero il meglio di sé in diversi settori.

Sì, sognare non costa nulla e bla bla bla bla, però essere proiettata di punto in bianco proprio ora in una dimensione dorata farebbe una grossa grossa differenza.

I soldi non fanno la felicità e bla bla bla bla. Non mi importa, non chiedo di essere felice, c’ho messo una pietra sopra – non sono stata programmata per quello – ma solo su quello sta la pietra.

Ok, vado a giocare al superenalotto. E smettiamola con i bla bla bla bla!

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(156) Baratto

Io ti do se tu mi dai. Un tempo funzionava, forse perché le cose che valevano la pena barattare erano quelle che facevano capo a delle necessità primarie: cibo, acqua, rifugio, strumenti per la caccia/pesca/coltivazione. 

Oggi le complicazioni che il denaro si porta appresso finiscono spesso con lo schiacciare chi della qualità ne ha fatto un valore. In poche parole: fare le cose alla cavolo può portarti a livello economico la stessa entrata che farle per bene.

Il dilemma del pesare valore e capacità. Non si può monetizzare tutto, è inevitabile l’errore. Un lavoro fatto bene e lo stesso lavoro fatto meno bene dovrebbero avere valore monetario diverso. In questo modo, per guadagnarti i giusti soldi saresti motivato a dare di più.

Lo so, elucubrazione assurda. Tutto questo per dire che: la parte del mio lavoro denominata “fare preventivi” è la parte più frustrante, più fastidiosa, più sfinente di tutte. Non se ne esce.

Fine della lamentela. Buonanotte.

 

 

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