Si scrive prima in testa. I pensieri si scrivono prima in testa, poi li si fa passare attraverso la gola e gli si dà forma con la voce. Quando escono devono uscire bene. Dillo bene! è un imperativo, sì, ma è anche una preghiera. Disperata. Se non ti fai capire, mi arrendo al non-capirti.

Curare i propri pensieri, nel contenuto e nella forma, diventa l’urgenza di oggi. Non è che non sai scrivere bene perché sei più bravo con la matematica, non scrivi bene perché non pensi correttamente. Non cerchi dentro la tua testa di formulare pensieri accurati anche nella forma, nell’espressione. E significa utilizzo di termini precisi, punteggiatura rigorosa, verbi adeguati.

Se curi i pensieri, scrivere sarà semplicemente un riportare quei tuoi pensieri sulla punta della penna o delle dita. Non avrai dubbi, non cadrai nel panico da foglio bianco. Avrai soltanto i tuoi pensieri che non vedono l’ora di riversarsi sulla pagina per farsi leggere. Credimi, per favore credimi.

Un’altra cosa: non è che se impari a scrivere i pensierini in prima elementare poi il gioco è fatto. Quei pensierini devono crescere e diventare adulti (con te), il che significa ricchi, sostanziosi, focalizzati, attinenti al contesto, pregni di una certa rigorosa logica e (lo voglia Iddio!) d’ispirazione per chi legge.

La chiarezza in tutto questo gioca un ruolo fondamentale, spero lo si evinca senza troppa fatica.

Va da sé che, anche se non vuoi fare il mio mestiere, scrivere non è una competenza che archivi come “già dato” soltanto perché a un diploma ci sei arrivato qualche anno fa. Non te la puoi cavare così, manco fossi Leopardi potresti permettertelo.

Come fa notare Seth Godin:

PROXIMITY IS NOT THE SAME AS SKILL. / LA PROSSIMITA’ NON E’ SINONIMO DI ABILITA’.

Bene, se siamo tutti d’accordo, ora svelerò il motivo che mi ha spinto a scrivere di questo argomento, prometto senza aggiungerci lo spiegone. Non serve, toglierebbe potenza d’impatto al messaggio. Pronti…

Tadaaam!

Consigli gratuiti per venirne a capo:

1. fai un bel respiro;

2. raccogli i pensieri;

3. dai loro un ordine logico;

4. aiutati con la punteggiatura, anche se provvisoria;

5. controlla che ogni parola sia scritta correttamente;

6. dato che ci sei accertati del significato di ogni parola e quando esclami “ah!” sostituiscila con un termine più calzante;

7. rivedi la punteggiatura (ti prego ti prego ti prego);

8. leggi ad alta voce quanto hai scritto e ascoltati;

9. fai controllare a qualcun altro quanto hai scritto (sbagliare in due è un po’ più difficile);

10. fatti una domanda “Vale la pena pubblicare il mio pensiero?”, risponditi sinceramente. Auguri.

 

Risposta ampiamente meritata, del tutto adeguata al contesto. Vero?

Questo è soltanto un esempio, preso dalla pagina di Facebook di Netflix Italia, e non è l’unico caso di scrittura seriamente danneggiata in cui ci si può imbattere… ce ne sono a centinaia. Ecco perché ho voluto focalizzare l’attenzione su questo modo di esprimersi che nulla ha a che vedere con la comunicazione.

Mi auguro di non essere la sola a pensarla così. Ammetto che in questo momento lo scoramento sovrasta ogni altro sentimento.

Buon lunedì.

 

[questo pezzo qui sotto lo condivido come catarsi]

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