(700) Frutto

Il risultato della mia attività mentale, spesso, dà un + o un – (raramente un x e di tanto in tanto un : ) questo riduce le possibilità d’azione e mi costringe a valutare fin nel dettaglio la rosa delle scelte a mia disposizione. Non è piacevole, non è comodo, non è facile, eppure un allenamente di questo tipo ti prepara bene non solo a quello che sarà ma anche a quello che è.

Il guadagno che ottengo lo re-investo e dopo decenni sto vedendo dei risultati. Dove voglio andare a parare? Semplice: prima semini e poi raccogli. Concetto di una banalità sconcertante, ma che molti giovani oggi pensano di poter ignorare soltanto perché loro sono già bravi, già pronti per la conquista del mondo. Lo so che quando parlo così posso essere scambiata per una ottuagenaria brontolona (chi ve lo dice che io non lo sia davvero?), ma com’è possibile che il frutto dell’esperienza sul campo sia ritenuto soltanto un dettaglio? Il sapere dei libri è una base fondamentale per affrontare il percorso lavorativo, ma non si ferma tutto lì… è lì che tutto inizia! 

Altri scopi, altre motivazioni, altre ambizioni, altri campi da esplorare. Tanto altro. 

E si prendono di nuovo in mano i libri, sì perché non si finisce mai di imparare, e al contempo si fa. Farefarefarefarefarefarefare… con la testa e con il corpo, si fa senza scuse, senza giustificazioni, senza paraocchi, senza perdere un colpo. Prendi in mano l’orgoglio e lo usi per non farti calpestare non per smettere di imparare. Quello che sai già non basta, non basta mai. Sai solo una parte, una piccola parte, il bello deve ancora venire, fidati. Fidati. 

Gioca d’umiltà. Fidati. Gioca pulito. Fidati. Gioca per ampliare la tua conoscenza e vedrai che vincerai. Non puoi che vincere partendo dai giusti presupposti. Quando guardo certi giovani talenti e li confronto con la me adolescente di un tempo vedo il salto quantico che la nuova generazione ha saputo compiere – suo malgrado, temo – e al contempo il vuoto di significati con il quale si trova a combattere. Una desolazione. Da dove iniziare per arginare il danno e aiutarla a colmare il vuoto? Io credo fortemente nell’ascolto e nella presenza, anche quando sembra impossibile, anche quando sembra una perdita di tempo, anche quando il feedback è mortificante. Col tempo, con la pazienza, con la voglia di essere utile. Secondo me si può. Possiamo raccogliere i frutti della nostra semina, prima o poi (ovvio).

Non tutti i vuoti devono essere colmati, ma alcuni vuoti non possono essere ignorati. Mai.

 

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(674) Umiltà

Di certo una dote, rara. Eppure mi sto domandando da qualche tempo quante facce può avere l’umiltà e se mi piacciono tutte. Siamo soliti pensare che ciò che non è umile è falsamente umile, e non a torto, ma la reale umiltà credo non abbia solo un modo per esprimersi e una sola faccia da mostrare.

Beninteso, non voglio dire che l’umiltà sebbene multifaccia e multiforma sia da dividersi in vera e falsa o buona e cattiva, dico soltanto che non penso che l’umiltà sia soltanto dimostrata dal prostrarsi, dalla mancanza di orgoglio, dal prendere le distanze rispetto alle proprie sicurezze personali. Non lo penso.

In realtà, mi imbarazza chi si prostra e chi si mette totalmente da parte perché non si pensa degno di considerazione. Sento dal profondo delle viscere che non va bene, che nessuno dovrebbe, che la dignità intatta e l’umiltà possono e devono abbracciarsi per completare l’uomo e la donna. Non si possono scindere senza causare uno scempio.

Non nutro la modestia, mi risuonerebbe dentro come una campana sbeccata. Non nutro l’arroganza, mi schiaccerebbe a terra piena di vergogna. Non nutro la superiorità come sentimento, mi ridurrebbe in cenere prima del tempo. Mi piace, però, valutare per bene i miei limiti e le mie forze, mi piace guardare le persone negli occhi – fossero il Papa o un neonato – considerandomi alla pari come Essere Umano. Mi piace riconoscere i meriti, i pregi, le capacità, i talenti, le genialità dei miei simili e imparare da tutti. Mi piacerebbe anche che le mie qualità fossero riconosciute senza doverle ostentare, perché ostentare è una di quelle cose che mi mette fortemente a disagio e lo evito più che posso.

Questa è la mia faccia dell’umiltà, non quella che i Santi potrebbero vantare, ma la mia personale modalità per pormi nei confronti del mondo con la presenza di cui sono capace – né più né meno. Basta test, basta chiedere il permesso e basta chiedere scusa. Ho una faccia soltanto e questa contiene versioni molto personali di pregi e di difetti. Come tutti, semplicemente come tutti.

 

 

 

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(287) Nessuna

No, non ho nessuna immagine di me da offrire al pubblico se non quella che ho. Una sola, non ne ho altre. E non mi dispiace.

Ammetto che a volte ho pensato che non potesse bastare, che non fosse adeguata, che non fosse all’altezza, che fosse sbagliata. È sempre durato poco e quando il pensiero passa vado avanti e basta. Potrei dare l’impressione di essere una gran presuntuosa – e forse lo sono – ma parto da presupposti non così ovvi come si potrebbe pensare.

Ho grande rispetto per chi è portatore sano di talento, di capacità, di qualità d’anima, di mente, di corpo e quant’altro, ma non provo un sentimento di sudditanza. Ammirazione sì, non sudditanza.

Non abbasso gli occhi, guardo il mio interlocutore dentro ai suoi con franchezza e curiosità. Come Essere Umano mi ritengo alla pari di ogni altro Essere Umano, differisco per caratteristiche, capacità, possibilità, limiti… tutti dettagli importanti, ma soltanto dettagli. Allo stesso modo guardo ai miei simili, senza paura.

Nessuna.

 

Share
   Invia l'articolo in formato PDF