(991) Unicorno

Dovremmo averne tutti uno. Da tenere segreto, da tirar fuori quando le cose non vanno proprio bene. Dai, trasferiamoci tutti a Fantasilandia ed è fatta!

In questa nostra pesante realtà, un Unicorno potrebbe essere la capacità di auto-sostenerci con spunti creativi che riescano a risolvere le nostre miserie. Fattibile ma impegnativo. Bisogna non perdersi d’animo e mantenere un certo livello di fede nel proprio potere. Se ce la fai sei il/la King.

In mitologia, la creatura magica è uno splendido cavallo bianco con un corno in mezzo alla fronte che non si fa avvicinare se non da un cuore puro. Avrebbe comunque vita dura qui da noi. Forse lo sa ed è per questo che ci sta alla larga. 

A me basterebbe vederlo da lontano, o con la coda dell’occhio, così tanto per saziarmi un po’ della sua bellezza. C’è una sorta di consolazione nel riuscire a immaginarsi meritevoli, immaginarsi capaci di avvicinare una creatura talmente potente da non guardare a sé stessa come proprietà d’altri. Sapersi appartenere e basta.

Certe distanze siderali affaticano la percezione, raramente intercettano quel calore che rincuora. Queste distanze pagano il dazio ogni volta che pensano di poter varcare certi confini per saldare vecchi conti e mettersi in pari.

Ci sono Unicorni che ci galoppano attorno, credo, e noi non ce ne accorgiamo perché siamo confinati in terre desolate dove sappiamo soltanto rotolare, senza mai trovare pace.

Cos’è poi la purezza se non la resa al bene più grande?

 

 

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(582) Morso

C’è questa cosa strana e fastidiosa che succede quando stai tentando di far comprendere al tuo interlocutore che sì, hai capito dove vuole portarti col suo ragionamento, ma la conclusione che a lui preme tanto per te è ininfluente. E lui ovviamente ti spiega per filo e per segno la logica che a te sembra sfuggire. Non sei in disaccordo con lui, no, non capisci. Quindi per farti capire meglio la voce rallenta, il concetto viene ripetuto per diverse volte e l’intercalare diventa: capisci, ora? Ti è chiaro?

Ed è preso così bene dal suo spiegare ed estrinsecare concetti aulici che tu – per quanto ti impegni – non riuscirai mai a cogliere l’arguta teoria e lui non si ferma e non si ferma e non si fermerà finché per sfinimento – perché ammettilo che non hai altra possibilità – non gli darai ragione.

Se un cavallo si trovasse in una situazione come questa, ma un cavallo è troppo furbo per trovarcisi, con uno scatto fulmineo del maestoso collo gli mollerebbe uno di quei morsi che farebbero zittire chiunque e per sempre. E adorerei poter essere un cavallo per farlo, davvero. Anzi, no, una cavalla. Perché in questo modo lo stupore sarebbe ancora maggiore e anche l’umiliazione che il demente si troverebbe a dover gestire sarebbe più bruciante.

Il concetto di base è che non mi servono spiegazioni, penso che la tua logica sia stata strutturata su fondamenta traballanti, che quello non sia il punto cruciale su cui discutere, che potrebbe anche essere utile, ma di sicuro non servirà a nulla se avessi il buonsenso e la gentilezza di rivolgere altrove l’attenzione, esattamente dove ti sto indicando io che – da donna – potrei darti la chiave per fare un salto quantico e trovare giovamento alla tua povera visione e per il tuo povero essere uomo. Arrogante, supponente e strapieno di pregiudizi mortificanti.

No, non tutti gli uomini, soltanto gli ometti come te.

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(175) Scommessa

Un tempo, gli adulti ripetevano che i giovani erano la scommessa per il futuro dell’umanità. Credo abbiano smesso di dirlo, credo l’abbiano sostituito con qualcosa tipo: “Non rompere le scatole, giovine!”.

Non sto parlando dei giovani trentenni o quarantenni, quelli non sono giovani (io non sono più giovane), quelli sono gli adulti. Per lo più tristi, per lo più incazzati, per lo più cazzari, per lo più stanchi di essere vivi. Non tutti, ma troppi sì.

I giovani sono i ragazzi che ora si trovano alle scuole superiori, quelli sono i giovani. Sono quelle persone stravaganti e svalvolate che possono farti orgoglioso e trasformarti in un omicida nel giro di tre secondi netti. Hanno quel talento lì.

Ebbene, i giovani non hanno solo un talento, ne hanno molti solo che non gli danno valore perché sembra che agli adulti quei talenti lì risultino essere inutili. Soltanto perché gli adulti quei talenti li hanno persi per strada e rode parecchio rendersene conto. Quindi buttano fango su ciò che vorrebbero indietro, ma che ormai non appartiene più a loro. Giovinezza compresa.

Scommetti sempre e solo sul cavallo vincente, giusto? Scommetti augurandoti di vincere, ma sai che puoi anche perdere. Se perdi cosa fai? Uccidi il cavallo su cui hai puntato? Ecco, noi adulti pensiamo che se un giovane ci delude, allora lo si archivia come cavallo perdente su cui non vale più la pena di puntare.

Io li vado a incontrare questi puledri mezzi fuori e mezzi dentro, mezzi coraggiosi e mezzo atterriti, mezzi incazzosi e mezzi divertiti, e punto sempre su di loro, perché loro vincono sempre. Loro vincono sempre. Siamo noi adulti che perdiamo, e perdiamo sempre con disonore.

Sempre.

 

 

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(37) Istante

Quell’istante prima che le dita inizino a galoppare sulla tastiera: il vuoto. Avevi in testa tutto per bene e poi ti metti lì in posizione e… niente.

Se fossi meno vissuta dagli eventi della vita penserei che non fa per me. Dovrebbe venirmi naturale no? Diamine lo faccio da troppo tempo per avere questi blackout neuronali!

No, non è così. L’istante prima della scrittura per me è vuoto. Solo respiri e attesa. Se tutto va bene, un nanosecondo dopo la galoppata inizia. Se va male, distraggo la mente con qualsiasi cosa di stupido mi passi davanti (o mi rimbambisco con BubbleShooter) e quando sono esausta da tutta quella stupidità mi rimetto in posizione e via.

Non credo funzioni così per tutti, per me sì.

Il punto è che cavalcare il tempo della scrittura pensando che tu sia il cavaliere è ingenuo. Tu sei il cavallo e il cavaliere-tempo tiene le redini. Se ti ordina di andare ti muovi, se ti ordina di fermarti tu resti lì.  Il cavaliere-tempo è un meccanismo delicato che a sua volta viene governato dall’energia sottile che soffia come un vento tiepido. Con vento contro il cavaliere-tempo si ferma, con vento a favore il cavaliere-tempo va. Se si ferma tu ti fermi, se va tu vai.

Credo che il cavallo sia un animale superbo, ma che spesso dà di matto perché viene preso da paura o fregola. La sua potenza può ritorcerglisi contro.

Quando, però, è al galoppo… che spettacolo!

b__

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