(968) Francobolli

Affrancarsi e spedirsi dall’altra parte del mondo, come se fossimo una lettera. Questo facciamo, noi Esseri Umani.

Ogni volta che traghettiamo noi stessi sulle rive di un altro Essere Umano, raggiungiamo un mondo che ci è sconosciuto. Lì lasciamo un pezzetto di noi. Poi ce ne andiamo, spesso perché non ci è consentito restare. E ci succede continuamente.

Siamo lettere che ritornano al mittente, il più delle volte. Lettere mai aperte che vengono rifiutate. Senza cattiveria. Solo perché si fa fatica a leggere. Fatica a capire. Fatica ad accettare.

Sulla nostra lettera, ogni volta, appiccichiamo un francobollo. Assieme al timbro testimoniano le andate e i ritorni. E questi giri del mondo che promettono senza mantenere. E noi non perdiamo la voglia di partire e non riusciamo a schivare la delusione del ritornare.

Quando qualcuno ci legge, però, veniamo ripagati di ogni grammo di speranza che avevamo riposto lì tra le righe con punteggiatura sparsa e pochi respiri tra un capoverso e l’altro per non perdere tempo e non occupare troppo spazio.

La gente non legge più, ci viene ripetuto, e noi ci crediamo.

Una riflessione che sembra amara, questa, me ne rendo conto, ma non è con amarezza che la sto scrivendo, soltanto con un bagliore di consapevolezza in più.

Perché io amo leggere. Amo le lettere. Amo le andate e i ritorni.

E i miei francobolli, ormai, non li conto più.

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(144) Prospettive

Sollevarsi dal letto e accorgersi che la testa sta già macinando come fosse sveglia da tre ore. Incredibile. Io che ci metto un’eternità a rendermi conto di essere ancora viva, appena sveglia, mi ritrovo addirittura a sorridere appena apro gli occhi – anche se è mattina presto. Incredibile.

Succede perché non c’è più in me lo spaesamento del adesso-cosa-faccio che è stato per anni il mio tormento più ostinato. No, non mi manca.

Se ti muovi in prospettiva, succede, a un certo punto succede. Non è un caso, non è fortuna, è inevitabile. Hai immaginato, hai lavorato sodo affinché ti succedesse e ora… eccolo qui.

A volte quando i tuoi desideri si realizzano ti accorgi che nel frattempo si sono sciupati e che in realtà non brillano come pensavi avrebbero brillato. Desiderare, però, vale sempre la pena.

Ci sono progetti di vita che non ti aspetti si concretizzino nel massimo splendore, ti basta che lo facciano perché sai che se ci riescono è un miracolo. Ecco, al momento quello che sono riuscita a concretizzare sta creando attorno a sé altre microparticelle di concretezza che mai mi sarei immaginata e che non potevo programmare. Brillano pure. Un miracolo.

Progettare in prospettiva è cosa saggia. Ripaga come meglio non si potrebbe desiderare. Parola mia.

 

Share
   Invia l'articolo in formato PDF