Perché sarebbe cosa buona e giusta partire subito con la progettazione di un’idea? Perché appena arriva, l’idea ti piomba addosso con potenza. Questa cosa le serve per far sì che tu ti accorga di lei, altrimenti distratto come sei dalle mille e mille cose che devi fare non te ne accorgeresti neppure che lei ti si sta palesando con tutti gli sberluccichii del caso.
Arrivandoti prepotentemente addosso tu che fai? Ti fermi, la guardi e dentro di te nasce qualcosa. Qualcosa di altrettanto potente e totalizzante che si chiama: entusiasmo. L’entusiasmo è quella emozione che ti fa saltare come un grillo e ti fa tuonare: E-U-R-E-K-A!
Perfetto. Da qui in poi è una discesa, pensereste voi, e invece no. Da qui in poi inizia la salita. Che non richiede entusiasmo, bensì tenacia. L’entusiasmo appena si vede arrivare addosso la montagna comincia a indietreggiare. Già non è più così sicuro che l’idea sia davvero una figata. A questo punto bisogna prendere l’entusiasmo per il collo e tenerlo lì fermo, inchiodato all’idea. Se fai lo sbaglio di fargli prendere aria non lo vedi più. Non devi lasciarti fuorviare dal suo sorriso rassicurante, sta solo pensando a come svignarsela in fretta. Non ha scrupoli, ti lascerà solo davanti alla montagna per fare altro se glielo lasci fare. Il segreto è: non lasciarglielo fare. Punto.
Si tratta di far subentrare la tenacia senza che l’entusiasmo se ne accorga. Tu la fai accomodare e la metti in moto prima ancora di far vedere all’entusiasmo la montagna. Non è facile ma si può fare. Quindi se inchiodi l’entusiasmo, di spalle alla montagna, e lo intorti con belle storie, nel mentre la tenacia inizia a scalare la montagna e guardando di tanto in tanto il bel faccione sorridente dell’entusiasmo si prende bene pure lei e fatica più volentieri.
Ho fatto così per iniziare a scrivere i miei ***Giorni Così*** e ha funzionato a lungo. Davvero a lungo. Sì, ci sono stati dei momenti in cui l’entusiasmo ha tentato di voltare la faccia e guardarsi la montagna che aveva alle spalle, ma sono riuscita a procrastinare quel momento finché si sono accumulati un bel pacco di ***Giorni Così*** e quando l’ho lasciato girarsi lui non si è più concentrato sulla montagna da scalare, ma sul percorso già scalato e sul risultato della fatica (ovvero i post già pubblicati).
A quel punto l’entusiasmo si è dato una calmata, non mi saltava più da tutte le parti ma senza per questo deprimersi, s’è preso a braccetto la tenacia e hanno scalato insieme. La tenacia dal canto suo è stata contenta. Si è fatta accompagnare volentieri perché ha bisogno di sorrisi e di sostegno pure lei, anche se non lo fa presente e sa fare buon viso a cattivo gioco.
Io li guardavo compiaciuta e a volte commossa.
Non ero sola.
Mentre…