(948) Particolarmente

Sono particolarmente attenta gli sguardi delle persone. Dove si fermano, intendo, particolarmente dove si fermano. Credo mai a caso, credo ci sia anche quando inconscia un’intenzione. Anche quando stai soltanto cercando di focalizzare un pensiero e i tuoi occhi si fermano in un punto in aria o in terra o all’orizzonte. In quel micropunto di posa c’è la sospensione di tutto. Affascinante, vero?

Sono particolarmente affascinata dalle questioni come: scegliere, decidere, agire. Ognuno di questi verbi si porta addosso un carico notevole, in positivo e in negativo, e osservandoli da vicino, e ancora più da dentro, le variabili intrecciano i Destini degli Esseri Umani come in un telaio antico, con un certo rigore di successione e con una precisione rassicurante.

Sono particolarmente irritata dalla deresponsabilizzazione praticata ad oltranza, calpestando il buonsenso, l’etica e il pudore. E soprattutto, soprattutto, pretendere di essere riconosciuti vittime delle circostanze (ma intelligenti, soltanto un po’ sfortunate) perché così vien facile avercela con gli altri. Chi? Tutti gli altri, ovvio.

Sono particolarmente stanca di immersioni nel passato che tolgono forza al presente. La mia ossessione di dimenticare qualcosa che mi ha attraversato ha superato di un bel metro il livello massimo consentito, quindi credo che prenderò la decisione delle decisioni e la prenderò ora. Basta.

E se manterrò la mia posizione e riuscirò ad avanzare, sarò particolarmente fiera di me.

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(725) Testa

Se ti parte la testa son cazzi amari. In tutti i sensi. Conviene tenersela stretta e comunque attaccata al collo. Sarà pure un’affermazione banale, ma tutti la perdono prima o poi e non tutti riescono a ritrovarla, perciò ricordarci dei cazzi amari che ci siamo smazzati a suo tempo – e ringraziare per essere riusciti a ritornare interi – non è poi così banale. 

Perdi la testa quando sei in urgenza di lucidità e quella s’è data perché le circostanze sono tumultuose. Non riesci a controllare quello che ti sta cadendo addosso e neppure te stesso, indifferente che si tratti di catastrofe naturale o innamoramento, le conseguenze sono le stesse: fai e dici cose che non stanno né in cielo né in terra.

Quando la ritrovi, la testa, ti auguri di non aver detto e non aver fatto quello che invece hai detto e fatto e speri che i testimoni superstiti siano stati colpiti da amnesia totale e non tengano memoria alcuna di te sul luogo del misfatto. Non è mai così. Ci saranno sempre foto e video ad immortalare certi momenti, che tu lo voglia o no.

Perdere la testa non è un gioco, non lo fai apposta, ti capita e basta. Non è nelle tue intenzioni, vorresti proprio scansarlo, ti capita e basta. E per quanto tu possa evitare di infilarti in situazioni maledette, non sei mai al sicuro. Certe cose non sono preannunciate da messaggeri dell’Olimpo, ti piombano addosso e ti atterrano. E basta.

E non ti sarà sufficiente l’intelligenza, la sensibilità, la compostezza, l’indifferenza e neppure la saggezza quando ti ci troverai in mezzo, in quel momento sarà la disperazione a spingerti oltre per farti sopravvivere. Sì, anche quando ti innamori.

Detto questo: si salvi chi può.

 

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(548) Esposizione

Mettermi in esposizione non è che mi entusiasmi, l’ho fatto e lo faccio se non ne posso fare a meno – per una serie di circostanze. Significa che preferisco stare per i fatti miei, al riparo, così posso essere chi sono senza paranoie.

No, espormi per le cose in cui credo non è mai un’opzione perché la faccia e il nome ce li metto in tutto. Senza paura o timidezze. Essere esposta, invece, agli umori e paturnie degli altri mi rende nervosa, talmente nervosa a volte che faccio e dico cose che sono più una provocazione per vedere dove si andrà a parare che altro. Non ci posso fare nulla, se sento puzza di bruciato voglio scoprire che cosa sta bruciando. Esporre il mio punto di vista, le mie riflessioni, le mie idee è qualcosa che ho imparato a fare e che spero riuscirò a fare sempre meglio. Ci sto lavorando.

In effetti, esposizione non è un termine brutto, diventa pessimo quando viene usato da qualcuno su qualcun altro. Imperdonabile.  Difficile fermare chi pensa di poterti esporre come un trofeo, chi pensa che esporti al giudizio degli altri sia un atto che non obbliga alla responsabilità. Non c’è compassione, non c’è sensibilità, non c’è calore umano nella gente che guarda per puntare il dito. Inutile illudersi. Non ce n’è.

Ecco, questa mia breve esposizione può essere presa come arringa in tribunale per qualsiasi accusa mi venisse rivolta in futuro – anche nel futuro prossimo prossimo. Varrà pur qualcosa scrivere ogni giorno qui sul blog… eh!

 

 

 

 

 

 

 

 

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