Rinunciare è un verbo con i superpoteri, secondo me. Afferma una volontà, esige ascolto e chiarisce una posizione che è irremovibile. La rinuncia non si riferisce a qualcosa che ti viene sottratto, bensì a qualcosa di cui tu hai diritto e che decidi di non volere (per i tuoi motivi). Significa avere la forza e la lucidità di dire “no, grazie” e prendersi le conseguenze del caso.

Un superpotere che abbiamo tutti, ma che non viene considerato tale. Forse perché lo si pesa come fosse una perdita, eppure perdita non è.

1. intr. (aus. avere) a. Cedere di propria volontà e con chiara decisione qualcosa che già si possedeva con pieno diritto, non voler accettare qualcosa che si dovrebbe avere, che spetterebbe di pieno diritto. b. Astenersi per necessità, per opportunità o spontaneamente, per libera scelta, dal fare qualcosa che pur si potrebbe e a volte si vorrebbe fare. 2. tr., ant. a. Rifiutare.

Volontariamente rinuncio perché valuto che posso farne a meno. Potrei anche averne bisogno, ma decido che posso farne a meno perché ho i miei buoni motivi. In questo verbo c’è tutta la dignità che ci serve.

Perché a tutti capita di dire “no, grazie” e di sollevarsi in volo abbracciando sé stessi senza ripensamenti. Non celebriamo mai la nostra forza in quei frangenti, ma credo che varrebbe la pena festeggiare. Anziché prenderci tutto, fare un passo indietro valutando che un “no, grazie” sia la miglior scelta.

La cosa giusta per noi, per la nostra sanità mentale e fisica.

 

[indimenticabile, immenso Cyrano, Eugenio Allegri]

Si rinuncia a una persona quando la delusione è senza ritorno. Quando non c’è più niente che possa essere salvato, o quando quel che resta si riduce a un mucchio di polvere che può essere soffiata via senza rimpianto.

Si rinuncia a un sogno quando lo abbiamo superato e ci rendiamo conto che non gli apparteniamo più. Siamo in grado di convivere con quel vuoto che lascia, siamo pronti ad accettare una meno brillante realtà misurandoci senza illusioni.

Si rinuncia a qualcosa che è nostro quando ci rendiamo conto che non ci fa bene, non ci fa più bene. Ci rinunciamo non perché abbiamo già pronto un sostituto, ma perché abbiamo ridotto la portata del suo valore e ci vogliamo sottrarre alla sua influenza.

Veleggiamo senza troppi fardelli, con il sorriso che ci contraddistingue.

Salir anche non alto

ma salir senza aiuto.

No, non è arroganza né presunzione. Non facciamoci convincere del contrario.

Fidiamoci del nostro superpotere.

 

 

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