(986) Spine

È come se tanto tempo fa mi fossi spinata la mano e quelle spine ancora non sono riuscita a togliermele tutte. Cioè, è passata una vita e ancora la metà sono qui e fanno un male boia.

Che non è quel dolore che ti vien voglia di tirare giù i santi e le madonne, è una cosa che esce ogni tanto quando ci prendi dentro. Tac. Ti ricordi di quella fottuta spina e ti dici che te la dovrai togliere prima o poi ma non ci riesci.

E non serve, forse, neppure ripensare a quando quella spina ti si è infilata nella pelle, basterebbe capire come fare per farsela uscire da lì. Maledizione.

Quindi la situazione è questa: sempre lo stesso fastidio, sempre la stessa reazione, sempre lo stesso dolore, sempre la stessa condizione. Loop.

Mi rendo conto che o me le tengo e smetto di lamentarmi o le tolgo e vedo come sto senza. Non è che le alternative si sprechino e non è che questo mi risolva il dilemma.

Ovvio che da sole non usciranno.

Ovvio che al momento ignoro bellamente cosa fare di mediamente intelligente per liberarmi dal filo spinato.

Sì, perché è un filo, è evidente che si tratti di un filo.

Buona o cattiva notizia?

Ma che ne so.

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(737) Soddisfazioni

Oggi ne ho contate almeno tre, un record. Non ne parlo mai perché le incamero e ci passo oltre velocemente, troppe cose da fare e situazioni da risolvere, sfide da affrontare… tutto troppo per fermarsi e gongolare. Non va bene, non va bene perché sembra che ci siano solo le lamentele e le rogne, ma non è così. Sarei scema a fare quello che faccio se fosse solo così. 

Quindi eccomi al dunque: le soddisfazioni. Sono per lo più legate alla sfera umana, quando la comunicazione si compie senza fraintendimenti e con l’intenzione di incontrarsi e di trovare soluzioni creative e intelligenti insieme. Certo che scrivere un testo convincente ed efficace è un gran bel gol, ma non basta. La cosa migliore di tutte è attuare una dinamica di condivisione che va oltre il lavoro che si sta affrontando. 

L’intesa con i colleghi (basta uno sguardo e già sai), il confronto con i dirigenti (la stima che ricevi te la sei guadagnata ma non è mai scontata), l’incontro con i clienti (che ha nell’ascolto l’arma vincente), la collaborazione con professionisti che sanno portare la loro esperienza fino da te e che accolgono la tua in modo naturale… sembra un’utopia, vero? Non lo è.

Se lavori con questi intenti, questo può diventare il campo che ogni mattina ti vede entrare in gioco. Non lo trovi già pronto, lo devi costruire zolla dopo zolla, e devi crederci anche quando le tensioni e gli attriti si fanno pesanti. Perché un lavoro senza scazzi, casini e rotture proprio non esiste. Neppure se è il più bel lavoro del mondo e se non lo cambieresti con nessun altro. Bisogna farsi acqua, bisogna affidarsi allo spirito d’avventura, bisogna rinunciare a un po’ di comodità per azzardare dove non sei mai stato, bisogna rinunciare a metterci un punto perché si procede per virgole, bisogna rassegnarsi a ricominciare anche se non è mai daccapo è sempre un passo più in là rispetto a dove sei partito.

Bisogna. Se non te la senti, se ti chiami fuori, se pensi che non sia importante, se pensi di poterne fare a meno, se pensi che non ne vale la pena, se credi che le cose belle della vita siano altrove, allora siediti e aspetta di arrivare alla pensione sperando che il tuo inferno non abbia la meglio su di te.

Oppure: svegliati e muoviti. Non ci sono alternative, tu cambi e il mondo attorno a te cambia assecondando le tue decisioni. Il mondo non è uno solo, il mondo è personale. Sono due cose piuttosto diverse, ci hai mai pensato?

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(392) Quark

quarkkòok› s. ingl. [formato da qu[estion m]ark «punto interrogativo» e fig. «cosa ignota o inconoscibile», e usato come parola di significato indeterminato da J. Joyce nella frase three quarks for Muster Mark del romanzo (1939) Finnegans Wake] (pl. quarkskòoks›), usato in ital. al masch. (per lo più in forma invariata al plur., e con la pron. ‹qàrk›). – In fisica delle particelle, denominazione data (1964) dal fisico statunitense M. Gell-Mann ai costituenti fondamentali della materia adronica, cioè di tutte le particelle osservate che sono soggette alle interazioni forti; l’esistenza di tali costituenti è attestata da numerose evidenze sperimentali, per quanto non siano mai stati osservati quark isolati, nonostante i molti tentativi di rivelarli con tecniche diverse: tale circostanza ha portato a formulare una teoria delle interazioni forti (v. interazione, n. 1), detta cromodinamica quantistica (v. cromodinamica), che attribuisce il confinamento dei quark all’interno degli adroni osservati a meccanismi legati a un numero quantico interno, detto colore. In base alle proprietà osservate i quark sono fermioni (hanno cioè spin 1/2) e hanno carica frazionaria, pari a −1/3 o 2/3 della carica del protone; ogni tipo di quark è replicato in tre colori. I tipi (o sapori, come si dice per distinguere questo numero quantico da quello di colore) di quark finora individuati sono 6, indicati con le lettere u, d, s, c, b e t: i primi due (up e down) sono i costituenti dei protoni e dei neutroni, ossia della materia ordinaria; il terzo è presente nelle particelle strane (v. strano), il quarto in quelle dotate di charm (v.), il quinto, in gergo detto bottom o beauty, in quelle dotate di un numero quantico; il sesto quark, scoperto nel 1995 e detto top o truth, essendo molto pesante decade così rapidamente che non fa in tempo a formare particelle adroniche.

Un punto di domanda, un quark. Questa parola è deliziosa, mi fa sorridere. Se riuscissimo ad affrontare ogni evento della nostra vita come se andassimo incontro a una domanda che ti apre mille strade in risposta, sarebbe perfetto.

E la vita ci prova a farcelo capire che è tutta una questione di ricerca, di insondabile che deve essere sfidato ben sapendo che vincerà lui, di alternative che va a finire in un casino ogni volta perché non ce n’è una che calzi a pennello, nemmeno una mannaggia!

E poi le risposte che trovi sono sempre provvisorie perché siamo noi provvisori: nei desideri, nel nostro agire, nel nostro capire e nel nostro chiuderci e rimbalzare tutto. Provvisori e contradditori. Provvisori e pasticcioni. Provvisori e cialtroni. Noi, tutto insieme, a valanga fino a valle.

Il quark, però, ci riporta in pista. Noi pensiamo che lui non se ne accorga, ma sa esattamente dove porsi e con quanta forza opporsi alle nostre balengate. E combattiamo e ci incazziamo. Restando cialtroni, pasticcioni, contradditori e provvisori, ma non lo ammetteremo mai.

Il quark ride. Fossi in lui riderei anch’io.

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