(1026) Veggenza

s. f. [der. di veggente], non com. – Capacità di vedere chiaro e lontano con la mente, chiaroveggenza.

Siamo tutti dei veggenti, e se ci affidassimo di più al nostro stomaco ce ne renderemmo conto. È lui che ci dice cosa ne sarà di noi nel breve e nel lungo termine.

Stai per prendere una decisione e il tuo stomaco ti lancia un segnale: tutto bene (è rilassato), guai in vista (è aggrovigliato). Non sbaglia mai.

Ovvio che ci piacerebbe fosse più preciso sul tipo di guai che andremo ad attraversare, ma non è che può scendere troppo nei dettagli e ti chiede di fidarti di lui così com’è. Noi, se non abbiamo la scaletta delle sciagure ben presente davanti agli occhi (con data e ora segnata) pensiamo sempre che male che vada sopravviveremo e questa stramaledetta visione ottimista ci fa prendere sotto gamba l’avvertimento. Qualsiasi avvertimento.

Certo, per la maggior parte delle cose siamo tenuti a sopravvivere, ma nessuno fa conto di quante volte si muore dentro – nell’Anima – e di quanto queste piccole morti ci fanno cambiare. In peggio, ovviamente.

Eppure non è così difficile schivare certe sciagure, basterebbe collegarsi con il nostro corpo e mettersi in ascolto. Per esempio: se stai parlando con un tipo bello e affascinante e le orecchie ti fischiano, non è perché ti stai innamorando, ma perché il treno di casini che sta per investirti ti lancia un segnale inequivocabile per farti scansare. Togliti di mezzo ora! 

Ecco, cose così, cose da nulla, cose che diamo per scontato siano significanti di qualcosa e invece è tutt’altro. Negare l’evidenza dei fatti è stupido, conviene mettercela via: la nostra chiaroveggenza supera la nostra intelligenza. Fidiamoci dei segnali che ci mettono in allarme. Una ragione c’è. Sempre.

Detto questo, che vita sarebbe se schivassimo ogni treno che ci piomba addosso e fossimo sereni e felici nel nostro Eden tranquillo?

Domandiamocelo. Però, una vacanza ogni tanto in quell’Eden tranquillo ce lo meriteremmo pure.

Eh. Riflettiamoci sopra un po’ e prepariamo le valigie.

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(760) Sposa

Non ci ho mai pensato. Non ho mai pensato a me stessa come una possibile sposa. Chiaramente se non c’è pensiero non c’è concretizzazione di nulla. Chiaramente per me non è un vuoto, è esattamente come sono: così.

Non mi sono mai immaginata indaffarata nel cercare il mio vestito da sposa, a fare liste di invitati, assaggi di menu e torte e via di questo passo. Mai e poi mai. I miei pensieri sono sempre stati altrove

Voglio fare un ulteriore passo indietro: non mi sono mai immaginata un Principe Azzurro, una fiaba felice, un idillio amoroso. Mai e poi mai. Ho avuto però passioni, ossessioni e grandi amori, li ho avuti comunque, li ho vissuti comunque.

Non mi sono mai confusa con un’altra Anima, mai pensato di essere la metà della mela di qualcun altro, mai sognato due cuori e una capanna, mai voluto condividere il mio Cornetto Algida con chichessia. Il pensiero che ha queste origini non mi appartiene, può piacere o meno ma rimane così.

L’allarme mi suona di orecchio in orecchio quando si usa l’appartenenza come vincolo di sangue, come promessa del per-sempre. L’Amore non pone veti, non traccia limiti, non lega con corde e non benda gli occhi. Chiamiamolo con altri nomi quel gioco, ci sono molti altri nomi con cui chiamarlo.

Trovare l’anima gemella è il tranello, l’anima gemella è l’inganno. La sua immagine è la menzogna di un malefico incantesimo che ci rende supplichevoli, arrendevoli, vittime. Se scartiamo la tagliola scopriamo la Potenza che senza neppure essere nominata ci trasporta verso un Uomo con la voglia di scoprire com’è il mondo dall’altra parte, dove il femminile è guardato e studiato ma ben poco vissuto per quello che realmente può essere.

Non sono sposa, non lo sarò. Una scelta che non mi ha mai tormentata con dubbi e sensi di colpa scaturiti da ridicoli dictat sociali. Ho amato, amo e amerò. Non ho bisogno d’altro. E se mi chiedete ancora il perché è giusto che sappiate che non ho più intenzione di cercare altre risposte che vi possano compiacere. Ho terminato le scorte di pazienza e anche quelle della compassione. Vi beccate quel che è senza filtri. Perché “Così è (se vi pare)” (cit. Luigi Pirandello).

 

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