(1006) Caldo

All’estate non c’è scampo. Ogni anno mi penso a riposare su altri lidi, nel profondo nord dove di notte si dorme bene con un piumino… e ogni anno mi sbaglio. Qui inchiodata a guardare il lago evaporare, tutto quanto sopra la mia testa.

Il caldo senza senso di questi giorni è l’inferno che si anticipa ante-mortem con una certa soddisfazione. E per quanto io fossi preparata non lo sono mai abbastanza. 

Dicono sia l’estate più calda, ma pure l’anno scorso era così. Sono andata a scovare il mio vecchio diario perché l’avevo pure scritto, me lo ricordavo bene. Una frase che non lascia dubbi: “Maledetto caldo infernale non mi avrai!”.

Stessa frase che mi tormenta in queste notti insonni sperando in temporali rinfrescanti che non arriveranno mai (ma a Guadalajara è scesa una montagna di grandine… ma no, i cambiamenti climatici sono solo paranoie allarmistiche).

Mi rendo conto che niente è per sempre e che il tempo passa che è una meraviglia, ma siamo il primo luglio e c’è tutto il mese davanti e poi c’è agosto… metti pure che a settembre inizi a rinfrescare (e non è detto per un tubo perché l’anno scorso c’erano i tropici fino a ottobre) è comunque un’agonia lunga e crudele.

Niente, non è che a lamentarsi cambi qualcosa, ma stasera non ho un pensiero uno che non si sia sciolto miseramente prima ancora di raggiungere la tastiera e in tutta sincerità anche tenere il PC acceso comporta un’aumento della temperatura nella stanza che mi risulta vagamente intollerabile… quindi facciamo che questo post ormai si tiene così com’è e mettiamoci una pietra sopra.

Domani parlerò delle maledette vespe che mi attaccano per uccidermi. No, non vi spoilero nulla, ma sappiate che non è uno scherzo.

‘notte.

 

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(833) Ananas

Se le mangi non ancora mature fanno schifo. La maturazione conta, questa è la grande lezione che ci dà la frutta. E la domanda sorge spontanea: perché la maturazione dovrebbe contare soltanto per i vegetali e non per gli umani?

Ragioniamoci su un attimo: ai miei tempi (sì, io lo posso dire, la mia età me lo permette) mi sentivo ripetere “quando sarai grande farai come vuoi tu” e io anziché arrabbiarmi e basta, mi arrabbiavo e m’immaginavo tutte le cose pazze e divertentissime che avrei fatto una volta diventata grande. Diventare grande significava essere abbastanza maturi da riuscire ad affrontare le cose da grandi, che erano ben più complicate di quelle riservate ai bambini. Ovvio.

Ok, ci ho messo un bel po’ per rendermi conto che non sempre si affrontano le cose quando si è pronti – spesso la vita te le anticipa per vedere come saprai reagire – ma è chiaro che le capisci davvero, le cose, quando sei abbastanza maturo per notare certi collegamenti.

Un frutto maturo è più buono, dà il meglio di sé, è pronto per essere quello che è destinato ad essere, al 100%. Non rimpiange il tempo in cui era striminzito e acerbo, col fisico asciutto e verdognolo… eh!

Un uomo/una donna in età matura invece lo fanno. Si guardano indietro e rimpiangono com’erano. Non si rendono conto che il loro stato adulto, più consapevole, più denso, li innalzano a una condizione benedetta dove la vita acquista un valore che non ha mai avuto prima. Se sei davvero una persona matura, non ti proietti nel passato per recuperare la tua verde età, gioisci del fatto che è tempo andato e che sei sopravvissuto abbastanza a lungo da goderti davvero la vita perché stai cominciando a capirla.

Chi ti dà un morso, ora, prova soddisfazione. E tu ti fai mordere da chi scegli e non dal primo che passa soltanto per fare un’esperienza selvaggia e divertente.

[ho sintetizzato un concetto che può comportare qualche fraintendimento, ma ho deciso che me ne frego, sono abbastanza matura per accollarmi le conseguenze del caso]

Insomma, quello che voglio dire è: forse abbiamo un’idea della maturità piuttosto triste e claustrofobica. Come se fosse obbligatorio perdere qualcosa di caro (l’ingenuità, la spensieratezza, la leggerezza, l’irresponsabilità, l’immediatezza) per caricarsi di una croce (la vita stessa) che sicuramente ci porterà alla tomba senza grandi gioie o soddisfazioni. Credo che ci stiamo facendo un torto. Invecchiare così è davvero un’agonia.

Io rivendico il mio diritto di essere una fragola a giugno, un fico a settembre, un grappolo d’uva a ottobre, un melograno a novembre, un’ananas che se la spassa ai Caraibi tutto l’anno!

E chi mi ama mi morda… Ahia!

 

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