(718) Nausea

Mi viene la nausea quando ci sono delle situazioni in cui palesemente le cose non funzionano e contro ogni buonsenso si evita di cambiarne le dinamiche perché così si è sempre fatto e così sempre si farà. 

Con questo modo di pensare lo stallo è irreversibile.

Le mastodontiche istituzioni politiche, religiose, economiche non vengono mai davvero toccate perché alla base ci sono degli interessi che non riguardano le persone che le subiscono, bensì le persone che le gestiscono. Lo sappiamo tutti, ma tutti ancora chiniamo la testa e tutti ancora pensiamo che siccome è sempre stato così allora sempre sarà così. E quando arriva qualcuno che afferma “ora basta, cambiamo le cose” noi ci dimentichiamo che se sono lì è perché hanno già abbracciato quella logica e niente cambierà perché non è più loro interesse che cambi. Semplice, lineare, vero. E noi non vogliamo vederlo, non vogliamo crederci.

Entri in una cattedrale, ne ammiri ogni dettaglio e poi ti accorgi che lì dentro il potere silente non è quello di Dio, ma quello degli uomini. E tu preghi, preghi un Dio che molto probabilmente non è lì che dimora perché dovrebbe essere dentro il tuo cuore ma tu lì non ci guardi, è più facile guardare il cielo che dentro noi stessi. Siamo dei patetici idioti. E ce la prendiamo con chi ci tratta come marionette, ma siamo noi che diamo in mano a questi molossi zeppi d’ego i fili per gestirci. E via di rabbia e via di orgoglio e indignazione.

“Si pregano i santi che fanno i miracoli”, mi ha detto oggi una mia carissima amica (donna intelligente e sagace) e lì mi sono inchiodata. Un detto popolare mai sentito prima che mi ha aperto un portone in testa. Preghi un santo affinché ti faccia un miracolo, mica quello che non ne ha mai fatti di miracoli. A cosa ti servirebbe pregare un santo senza alcun potere?

In poche parole, la nostra fede è una bella storia che ci raccontiamo. Converrebbe però raccontarcela bene, perché alla luce dei fatti non regge. Rimaniamo dei patetici idioti, pieni di rabbia. Evviva.

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(533) Supposizione

Supponiamo che il nostro modo di concepire la vita fosse stato blandamente sfasato da una serie spropositata di fraintendimenti – alcuni voluti e altri inconsapevoli – e che stessimo sbagliando tutto. Ma proprio tutto.

Supponiamo che qualcuno ad un certo punto decidesse che vale la pena rimettere le cose nella giusta prospettiva prima di ritrovarci coinvolti in un’esplosione atomica di portata mondiale.

Supponiamo che questo qualcuno fossi io. Da dove inizierei? Non lo so. Non ne ho la più pallida idea. Per quanto io ci possa pensare, non lo so e basta.

Ecco, ho appena avuto una presa di coscienza importante: non ho le conoscenze necessarie per poter capire dove e come agire per risolvere la montagna di problemi di cui siamo sommersi. L’ho fatto io, possono farlo tutti. Dovrebbero farlo tutti, specialmente chi ci vuole convincere che saprà governare questo mondo meglio di tutti gli altri perché sa, perché ha capito, perché è lui il prescelto per salvare il mondo.

Ora, non è che questi poveri mentecatti siano da colpevolizzare troppo per avere una bocca come una fogna che ci dà in pasto i loro deliri di onnipotenza – perché un idiota non si rende conto della propria idiozia – ma noi lo siamo. Noi che pensiamo che un Essere Umano – o un gruppo ridicolo di Esseri Umani – possa avere la benché minima idea di cosa fare per sistemare le cose, noi siamo patetici. Siamo degli squinternati che meritano il delirio di questa manica di mentecatti a cui diamo in mano il potere di professare la propria idiozia come fosse la nuova religione a cui immolarci.

Nel mio piccolo ascolto volentieri chi mi propone una possibile via da percorrere per vedere se può funzionare. Amo l’umiltà di pensiero, parole, opere e intenzioni. Nel mio piccolo ascolto volentieri chi si prende carico degli abbagli e degli errori per valutare meglio le strategie adottate e le conseguenze impreviste da smazzarsi. Nel mio piccolo ascolto volentieri chi mi dice: “rimbocchiamoci le maniche e cominciamo a ricostruire” piuttosto che farmi infervorare da un “spacchiamo tutto, che tutto fa schifo”. Nel mio piccolo, queste cose piccole fanno la differenza. Tutta la differenza del mondo.

Supponiamo che ci sia una possibilità, supponiamo che ci sia un modo. Bello vero?

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(299) Mistero

Essere un mistero per se stessi dovrebbe essere illegale. Voglio dire: non si può girare indisturbati sulla Terra senza conoscere le profondità del nostro Essere. Quindi, pensare che tu possa fare tutto da solo senza libretto di istruzioni è per lo meno utopistico. La domanda sorge spontanea: dove diavolo è finito il nostro libretto d’istruzioni? Dove? Dove? Dove?!

Le religioni non sono il nostro libretto di istruzioni, ma quello di qualcun altro. Dovremmo farcene una ragione. Non puoi delegare a qualcun altro il compito di estrinsercarti il tuo mistero. Che ne potrebbe sapere lui/lei? Niente.

Anche pensare che solo perché conosci una persona (anche fossero secoli che la conosci) tu sia in grado di svelare il suo mistero è piuttosto idiota e presuntuoso. Più idiota, ma anche molto presuntuoso. Non funziona così. La conoscenza, spesso, preclude le vie della sorpresa e si va di pregiudizi come se piovesse, rovinando definitivamente la possibilità di anche solo avvicinarsi al mistero dell’esistenza di un altro Essere Umano. Per dirla in breve: più capisci e più non hai capito niente. La realtà te ne darà prova appena possibile, fidati.

Ritornando alla nostra umana incapacità di comprendere il mistero da cui abbiamo origine senza libretto di istruzioni, posso affermare con assoluta franchezza che sono messa molto male. Molto peggio di quel che presuntuosamente pensavo ieri, sì soltanto ieri, e questo non perché oggi sia successo qualcosa di particolarmente rivelatorio, tutt’altro. Da qui il mio sgomento.

A rileggere quello che ho scritto c’è da pensare al peggio, me ne rendo conto, ma non cambierò neppure una virgola. In questo post c’è la prova della mia presa di coscienza. E chi mi capisce è bravo.

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