(1021) Franchezza

Quando qualcuno ti si presenta alla porta, decidere se farlo entrare o meno è una questione di pochi istanti. Questi stramaledetti istanti ti possono costare cari. 

Si può tenere tutti lì sull’uscio? Diventerebbe un luogo fastidiosamente affollato, ma meglio che il casino rimanga fuori piuttosto che si instauri dentro per fare danni. Sbaglio?

Temo che questo pensiero giunga sempre troppo tardi, a danno fatto.

Nella mia vita sembra che questo entrare sfondando la porta sia la norma, per non parlare dell’uscire senza salutare e senza chiudersi la porta alle spalle (non sia mai). Molto probabilmente suonare il campanello è opzione  di poco valore.

Fatto sta che accogliere qualcuno dentro la propria casa non è cosa ovvia, né di poco conto, e le persone che amo avere accanto non hanno dubbi in proposito: il sorriso è sincero, l’abbraccio è sincero. Sempre. Anche quando ho le palle girate per qualcosa o a causa di qualcuno. Sempre.

Non esiste accoglienza-di-circostanza, non esiste proprio. Si accoglie con intenzione cristallina, altrimenti non si accoglie affatto. Fare come D’Annunzio, che faceva attendere gli indesiderati nella sala d’aspetto apposita facendoli fare la muffa prima di concedere udienza, è inconcepibile. Se ti si presenta alla porta una persona che non desideri vedere, non apri. Semplicemente non apri.

Quindi, quel fare-nonfare o dire-nondire che ti fa barcamenare tra il fraintendimento e il compreso-a-metà è, a mio giudizio, patetico. E se ti sto sulle palle, perlamordelcielo, fammelo capire senza giri di parole che è un attimo togliere il disturbo e sparire dalla tua vita. Grazie.

Ovviamente, assicuro la stessa franchezza.

Prego.

 

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(299) Mistero

Essere un mistero per se stessi dovrebbe essere illegale. Voglio dire: non si può girare indisturbati sulla Terra senza conoscere le profondità del nostro Essere. Quindi, pensare che tu possa fare tutto da solo senza libretto di istruzioni è per lo meno utopistico. La domanda sorge spontanea: dove diavolo è finito il nostro libretto d’istruzioni? Dove? Dove? Dove?!

Le religioni non sono il nostro libretto di istruzioni, ma quello di qualcun altro. Dovremmo farcene una ragione. Non puoi delegare a qualcun altro il compito di estrinsercarti il tuo mistero. Che ne potrebbe sapere lui/lei? Niente.

Anche pensare che solo perché conosci una persona (anche fossero secoli che la conosci) tu sia in grado di svelare il suo mistero è piuttosto idiota e presuntuoso. Più idiota, ma anche molto presuntuoso. Non funziona così. La conoscenza, spesso, preclude le vie della sorpresa e si va di pregiudizi come se piovesse, rovinando definitivamente la possibilità di anche solo avvicinarsi al mistero dell’esistenza di un altro Essere Umano. Per dirla in breve: più capisci e più non hai capito niente. La realtà te ne darà prova appena possibile, fidati.

Ritornando alla nostra umana incapacità di comprendere il mistero da cui abbiamo origine senza libretto di istruzioni, posso affermare con assoluta franchezza che sono messa molto male. Molto peggio di quel che presuntuosamente pensavo ieri, sì soltanto ieri, e questo non perché oggi sia successo qualcosa di particolarmente rivelatorio, tutt’altro. Da qui il mio sgomento.

A rileggere quello che ho scritto c’è da pensare al peggio, me ne rendo conto, ma non cambierò neppure una virgola. In questo post c’è la prova della mia presa di coscienza. E chi mi capisce è bravo.

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