(776) Lobotomia

Se ti parlo e non mi vuoi ascoltare due meravigliose opzioni si aprono davanti a te: o me lo dici, che quello che ti sto dicendo non ti interessa (e io magari cambio argomento), o me lo dici, che ti sto sulle palle e che a prescindere qualsiasi cosa io ti dica tu non mi staresti comunque ad ascoltare (e io senza problemi smetto del tutto di parlarti). Fantastico vero? Devi solo dirmelo e io ti accontento. Non sto lì a discutere, a convincerti, a pregarti di prestare attenzione alle mie parole. No. Ti assecondo, senza rancore, e tutto si risolve felicemente.

Se ti parlo e non mi stai ascoltando io, comunque, smetterò di parlarti. Non sempre me ne accorgo entro i primi tre minuti, ma ho velocizzato enormemente la mia intuitività e la mia conseguente reazione, quindi… non ti preoccupare, la pianto di tediarti e non ci riprovo più. Senza rancore? Sì, senza. Infastidita, ma non rancorosamente pronta alla vendetta. Ah, smetto anche di ascoltarti, ovviamente, perché il senso di Giustizia insito della mia natura mi impone un “occhio per occhio e dente per dente” – un tantino biblico seppur efficace, me ne rendo conto, ma son fatta così.

Se quando la gente in generale ti parla e tu non ascolti, però, tesoro mio hai un bel problema. Grosso problema. E qui, mi dispiace dirtelo, ma neppure così tanto, le opzioni si ridimensionano drasticamente: o impari ad ascoltare o impari ad accettare le conseguenze della tua carenza immonda. Sì, perché sei così pieno di te stesso che la sporcizia ti ha intasato le orecchie, e pure il cuore, e prima o poi te ne renderai conto di quanto questo ti può costare.

Se scrivo tutto questo è perché, occupandomi 24h/7 di comunicazione, mi sono resa conta di quanto il mio limite al saper comunicare sia esponenzialmente aumentato negli ultimi decenni. O prima pensavo di comunicare e invece fallivo inconsapevolmente, oppure cercando di comunicare sempre meglio ho raggiunto un livello tale di tortuosità indotta da rendermi incomprensibile al mondo. Presente il detto “è talmente intelligente da essere stupida”? No, ecco, comunque il senso è quello. No, non sto millantando un’intelligenza superiore, ma una pignoleria superiore alla media per quanto riguarda il mio modo di esprimermi sì. Ci tengo proprio, ci faccio caso, mi ci impunto. Ebbene, la notizia del giorno è: NON SERVE A NIENTE.

Non serve a niente se chi riceve la comunicazione non ascolta. Il tuo 50% di responsabilità nel veicolare al meglio il messaggio si frantuma miseramente contro il 100% dello scazzo del tuo interlocutore. Amen, fattene una ragione e dichiarati sconfitta.

Però, tu lobotomizzato che mi stai davanti e vuoi parlare con me, sappi che non mi prendo più sul groppone il peso della pochezza dei tuoi neuroni. Non me ne frega proprio niente. Amen, fattene una ragione e togliti di mezzo.

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(201) Divieto

Non si può. Non si può dire, non si può fare, non si può pensare, non si può capire, non si può immaginare, non si può partire, non si può restare, non si può benedire né maledire, non si può bestemmiare né pregare, non si può parlare, non si può ascoltare, non si può odiare, non si può amare, non si può.

A voler ben vedere possiamo mettere veti a tutto e ancora non basterebbe, l’Essere Umano troverebbe comunque il modo per dire, per fare, per pensare, per capire, per immaginare, per partire e per restare, per benedire e maledire, per pregare e bestemmiare, per ascoltare e parlare, per odiare e amare, per vivere.

E se un divieto ci deve essere allora deve essere motivato da una questione di vita o di morte reale, non dai capricci di un egotico irrazionale con ambizioni folli in cui la distruzione diventa il dio a cui votarsi.

Noi Esseri Umani possiamo tutto, non dovremmo perché non siamo abbastanza intelligenti per autogestirci, ma in realtà possiamo tutto.

Questa è sempre stata e sempre sarà la nostra rovina.

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