(482) Kazoo

Il kazoo è uno strumento musicale, non ci devi soffiare dentro – così non funziona, non è un’armonica – devi fare mmmmmmmmmm con la voce, in questo modo canti attraverso questo tubo che ha una membrana che vibra alla vibrazione del suono che parte dalla tua gola. Semplice.

Il kazoo è uno strumento musicale, ma non per me. Per me è una cavolata, del tutto inutile e addirittura fastidioso perché va a distorcere il suono di una voce per renderla qualcosa di simile ma peggiore. Ascoltare un pezzo storpiato con il kazoo per me è un’agonia, spaccherei tutto, specialmente la faccia di chi lo usa pensando che sia una figata.

Che sia definito uno strumento musicale, che sia usato – in rarissimi casi – in modo anche dignitoso, che sia considerato da tanti una figata, non mi basta. Non mi convince, non mi tange minimamente. Rimango della mia idea: detesto il kazoo per le ragioni sopra descritte.

Questo per dire che se riesco a essere così affermativa, chiara e spietata nei confronti di un innocuo kazoo – che tra l’altro nulla mi ha fatto (mi era stato regalato da bambina e io l’ho usato per qualche settimana per rompere i timpani a chiunque mi si avvicinasse) – immaginarsi come mi posso trasformare quando qualcuno cerca di convincermi che una piccola e sgualcita ideuzza (copiata e sminuzzata malamente) sia una genialata.

No, davvero, prova a convincermi che quella cosa lì sia un’idea, prova, dai. Provaci con tutte le tue forze, mettici il cuore, dai. Ti faccio a pezzi senza pietà. Quant’è vero che odio i kazoo, non hai scampo.

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(294) Shopping

Ok, tutte le donne – e dico TUTTE – amano fare shopping. Infilarsi in un negozio e provarsi tutto quello che c’è. Tipo Pretty Woman, tanto per dirne una. Io no. Scegliere un vestito, per me, è questione di un nanosecondo: guardo, provo, acquisto, pago e ciao.

Individuo subito quello che mi piace, valuto velocemente se potrebbe starmi bene, lo provo (perché non sempre valuto bene) e se mi convince (nel giro di mezzo nanosecondo) allora procedo. Se dopo un’ora non ho trovato nulla in nessuno dei negozi visitati, me ne torno a casa senza fare tragedie.

Non sono normale, me ne rendo conto.

 

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(201) Divieto

Non si può. Non si può dire, non si può fare, non si può pensare, non si può capire, non si può immaginare, non si può partire, non si può restare, non si può benedire né maledire, non si può bestemmiare né pregare, non si può parlare, non si può ascoltare, non si può odiare, non si può amare, non si può.

A voler ben vedere possiamo mettere veti a tutto e ancora non basterebbe, l’Essere Umano troverebbe comunque il modo per dire, per fare, per pensare, per capire, per immaginare, per partire e per restare, per benedire e maledire, per pregare e bestemmiare, per ascoltare e parlare, per odiare e amare, per vivere.

E se un divieto ci deve essere allora deve essere motivato da una questione di vita o di morte reale, non dai capricci di un egotico irrazionale con ambizioni folli in cui la distruzione diventa il dio a cui votarsi.

Noi Esseri Umani possiamo tutto, non dovremmo perché non siamo abbastanza intelligenti per autogestirci, ma in realtà possiamo tutto.

Questa è sempre stata e sempre sarà la nostra rovina.

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