(818) Domani

Se sei fortunato arriva, il domani arriva. Quando arriva, però, puoi fingere stupore e puoi fingere gratitudine ma non puoi fingere che il tuo ieri sia stato all’altezza, che sia stato onorevole, se così non è. Non puoi perché le conseguenze si ripercuotono inesorabilmente nel suo domani. E il domani diventa oggi prima di diventare ieri, quindi in poche parole: sei fottuto. O ti vivi bene l’oggi o ti rovini il passato e il futuro. Semplice, ovvio, dannatamente sottovalutato.

Ci sono stati degli oggi nella mia vita dove mi domandavo costantemente (minuto dopo minuto) perché diavolo fossi finita in quella situazione. Minuto dopo minuto, ora dopo ora… non c’è niente di più asfissiante.

Ci sono degli oggi nella mia vita dove mi dico: che figata essere qui. Questi sono gli oggi che preferisco, ovviamente. Non mi riesce con tutti gli oggi che vivo, ma sto migliorando. Quindi i miei domani sono su un altro livello. Superiore senza dubbio.

Ho sempre pensato che domani sarei riuscita a dare una svolta alla mia esistenza, perfino quando mi trovavo in piena svolta. Il mio concetto di svolta, forse è da rivedere, me ne rendo conto. Volevo fare altro, fare ancora di più e mi muovevo per realizzare quel domani. L’oggi che vivevo era di impegno, di concentrazione, raramente di divertimento. Mi domando chi me l’ha insegnato che per lavorare bisogna essere grevi… se ti diverti non viene meglio tutto?

Credo di averlo testato sulla mia persona e credo sia per questo che ora quando penso al domani lo faccio con meno ansia, con meno concentrazione. So che con le premesse di oggi, con le esperienze di ieri, il mio domani non potrà essere disastroso. Magari difficile, magari duro, magari complicato. Certo, ci sta. Non disastroso, però, perché in qualche modo saprò dove andare e saprò dove attingere la forza per affrontare tutto.

Domani andrà meglio. E non è così tanto per dire, è un calcolo matematico preciso, lineare. Domani sarà meglio di oggi. Domani sarà sicuramente meglio di ieri. Domani, spero arriverà, sarò ancora qui a scriverlo.

A domani.

 

 

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(482) Kazoo

Il kazoo è uno strumento musicale, non ci devi soffiare dentro – così non funziona, non è un’armonica – devi fare mmmmmmmmmm con la voce, in questo modo canti attraverso questo tubo che ha una membrana che vibra alla vibrazione del suono che parte dalla tua gola. Semplice.

Il kazoo è uno strumento musicale, ma non per me. Per me è una cavolata, del tutto inutile e addirittura fastidioso perché va a distorcere il suono di una voce per renderla qualcosa di simile ma peggiore. Ascoltare un pezzo storpiato con il kazoo per me è un’agonia, spaccherei tutto, specialmente la faccia di chi lo usa pensando che sia una figata.

Che sia definito uno strumento musicale, che sia usato – in rarissimi casi – in modo anche dignitoso, che sia considerato da tanti una figata, non mi basta. Non mi convince, non mi tange minimamente. Rimango della mia idea: detesto il kazoo per le ragioni sopra descritte.

Questo per dire che se riesco a essere così affermativa, chiara e spietata nei confronti di un innocuo kazoo – che tra l’altro nulla mi ha fatto (mi era stato regalato da bambina e io l’ho usato per qualche settimana per rompere i timpani a chiunque mi si avvicinasse) – immaginarsi come mi posso trasformare quando qualcuno cerca di convincermi che una piccola e sgualcita ideuzza (copiata e sminuzzata malamente) sia una genialata.

No, davvero, prova a convincermi che quella cosa lì sia un’idea, prova, dai. Provaci con tutte le tue forze, mettici il cuore, dai. Ti faccio a pezzi senza pietà. Quant’è vero che odio i kazoo, non hai scampo.

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