Mi sono imbattuta in un interessante articolo che mi ha aiutato a riflettere su diversi aspetti che riguardano un aromento topico nel mio mestiere, ovvero: cosa vuole la gente.
Buttata lì così è una domanda idiota e resta idiota anche quando si vanno a esplicitare su carta le personas per delineare un target adatto alla comunicazione del nostro brand. Perché finché si rimane su “la gente”, per quanto tu ne faccia un identikit minuzioso, il risultato è sempre ridicolo.
In realtà, la gente non sa cosa vuole. La gente vorrebbe tante cose, tutte insieme, in modo del tutto incoerente e forsennato. La gente vuole tutto, tanto di tutto. A fasi alterne. A seconda dell’umore, del periodo storico personale che sta vivendo e di quello che gli passa per la testa mentre è impegnata a fare mille cose come se tutte fossero importanti (e poi si dimenticano di lavarsi i denti – tanto per dire).
Chiedere ai giovani e giovanissimi cosa vogliono, potrebbe essere una saggia e rischiosa buona idea. Perché se lo chiedi direttamente, allora devi prenderti carico della risposta e farne qualcosa.
Salesforce e Camera Nazionale della Moda Italiana hanno osato farlo, hanno dato vita a una ricerca che ha coinvolto Millennials (1981-1996) e GenZ (1997 a oggi) e ne sono uscite cose piuttosto interessanti (teniamo presente che si tratta di marchi di lusso, non è un dettaglio da poco).
Andiamo giù di lista, ecco cosa si evince dalle risposte ottenute:
- I giovani si sentono poco coinvolti. La ragione è semplice: solitamente chi si occupa di comunicazione per i grandi brand hanno un’età che va dai 35 anni in su, sono decisamente fuori target. Una cosa è un Millennial/GenZ che parla e un’altra cosa è imitare un Millennial/GenZ che parla. Ho reso l’idea?
- Esperienza. Certo che i giovani sono affamati di esperienze, è così che si cresce: facendo Esperienza. Non so perché la cosa venga venduta come una novità. Se vado in un negozio che risulta essere una semplice vetrina che potrei “sfogliare” dal mio smartphone ovunque mi trovassi e senza sforzo, che senso ha?
- La sostenibilità è un valore che metti in essere dalla progettazione all’esposizione in vetrina, in ogni prodotto che offri. Non è una richiesta così assurda, non è una richiesta che appartiene soltanto alle nuove generazioni, non è una richiesta che motiva un aumento del 30% del prezzo finale. Ridimensionare il margine di guadagno perché stai prendendoti cura dell’ambiente è parte del pacchetto “te lo rendo sostenibile”, giusto?
Un brand che parla con il suo pubblico (che sia un’azienda o un influencer) dovrebbero badare al messaggio che lancia, badare al fatto che andrà a fare il bene delle persone che toccherà. Così funziona.
La questione è che bisognerebbe ripristinare l’abitudine all’uso del buon senso e smettere di appoggiarsi al gusto del sensazionalismo.
Non acquisterò soltanto quel prodotto, ti adotterò come mentore per il resto della mia vita se ti prendi cura di me. Che io sia un Millennial/GenZ o no, il commitment (= impegno) non cambia. Understand?
Questo è l’articolo di DCommerce (cliccaci sopra per leggerlo interamente).
Se ora vi state chiedendo (e so che lo state facendo) qual è il brand italiano che al momento fa impazzire i Millennials/GenZ di tutto il mondo, ebbene eccolo qui:
E se vi state anche chiedendo “ma tutti i Millennials/GenZ hanno tanti soldi da spendere?”, allora temo che la domanda sia posta male. Io vi suggerirei di chiedervi: ma come spendono i loro soldi i Millennials? Ecco, la risposta è semplice: come vogliono. Vengono influenzati da tutto e da tutti, vengono spinti in ogni direzione e perdono spesso l’orientamento. Eppure, scelgono. Non sono scelte lucidissime, ma sono scelte. E non è facilissimo prevederle, bisogna rincorrerli e giocare d’empatia per sperare di azzeccare almeno una previsione ogni tanto.
Ritorniamo all’articolo di cui abbiamo parlato: sì, chiedere a loro è una saggia idea. Dobbiamo essere coscienti di una cosa però: i dati raccolti, se non li utilizziamo subito, diventeranno obsoleti entro tre mesi.
Quindi… Hurry Up!
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