(1051) Garanzia

Nessuna garanzia che quello che esprimiamo a parole venga recepito in modo corretto. Quel ponte è fragile, come tutti i ponti del resto. Bisogna che ce ne rendiamo conto una volta per tutte: tutti i ponti sono estremamente fragili. Necessitano di manutenzione continua. Non li puoi dare per scontati, non li puoi lasciare lì e basta, non durano per sempre, devono essere rinnovati.

Nessuna garanzia che quello che proviamo sia qui per restare. I nostri sentimenti possono rafforzarsi o smorzarsi grazie o a causa di molte cose, molte moltissime cose che non possiamo controllare. E una volta che se ne sono andati fanno fatica a ritornare, perso il vigore (odio o amore che sia) non sono più utili a nessuno.

Nessuna garanzia che quello che hai oggi tu lo possa avere anche domani. Darlo per assodato viene a tutti molto naturale e quando la perdita si concretizza siamo sempre sorpresi, siamo sempre offesi, sempre indignati con il Destino che ce lo ha voluto togliere (anche se non gli davamo nessun valore, anche se non lo abbiamo mai curato, anche se era buttato in un angolo e ce lo eravamo dimenticato).

Le garanzie, quelle sancite con “soddisfatti o rimborsati” sono ben poche, e bisognerebbe stare attenti alle clausole contrattuali, quelle scritte a carattere 6 che neppure la supervista di Superman saprebbe riconoscerci il marcio. Eppure, prima di fidarci pretendiamo di avere in mano le garanzie del caso. Il che va bene, perlamordelcielo, ma oggi mi domando quali garanzie sarebbero sufficienti per farmi rinascere dentro la fiducia vera, quella che un tempo provavo e che da molto moltissimo non provo più?

Nessuna potrebbe restituirmi quel sentimento, che se ne è andato per una buona ragione e che si è portato via la bella parte di me che poteva abbracciare senza timore.

Mi preferivo prima. Garantito.

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(141) Ricordi

Ho ascoltato oggi, con un piacere enorme, una persona a me cara ricordare la mia nonna materna. Diceva che “aveva le mani d’oro, tutto quello che faceva le riusciva bene” e che lavorava sempre.

Mi sono piombate addosso centinaia di immagini di mia nonna mentre cucinava, cuciva, si prendeva cura delle sue piante e anche di me e mia sorella. Posso descrivere ancora nei dettagli le sue mani di lavoratrice, come erano ruvide al tatto con le unghie resistenti e lunghe e streghesche. Quelle mani mi accarezzavano il viso quando non riuscivo a dormire finché non perdevo i sensi, senza sosta, lentamente, senza stancarsi.

Vorrei che un giorno qualcuno che ho incontrato durante la mia vita ricordandosi di me lo facesse con quel sorriso e quelle parole che oggi sono state dedicate alla mia nonna. Credo che il senso di tutto sia questo: lasciare un buon ricordo in chi hai incrociato mentre stavi vivendo e facevi del tuo meglio con quello che avevi, senza troppe aspettative né troppe pretese.

Io arrivo da lì, da quel punto lì esatto. Lì voglio ritornare.

Share
   Invia l'articolo in formato PDF