(1100) BITSTOP – nuova partenza

Se sei arrivato ora, soltanto ora, mi dispiace ma sei arrivo troppo tardi. Questo blog è stato un viaggio lungo tre anni e si è concluso perché così era stato deciso sin dall’inizio. Tutto rimarrà intatto in questo luogo, così come è avvenuto. Puoi leggere a ritroso (da questo al primo post) o puoi iniziare dal principio e sceglierti il passo che vuoi. Puoi anche saltare di qua e di là. Puoi addirittura andartene via senza leggere nulla. Ma per favore non sbattere la porta, non sarebbe gentile.

(Barbara Favaro – l’autrice)

 

Me ne sono inventata un’altra. Sì, inevitabile come un’escremento di piccione che ti cade in faccia in Piazza San Marco a Venezia. Mi dispiace.

Un blog che è un punto di ristoro, ecco l’idea. Prende ispirazione dal Pitstop che nel mondo delle corse è quella pausa di rifornimento necessaria a chi corre a perdifiato in pista per arrivare primo.

Noi tutti corriamo e corriamo in pista tutti i santi giorni, per questo abbiamo bisogno di un pitstop ogni tanto. Magari a metà settimana. Magari per godersi qualcosa di bello e inaspettato. Magari qualcosa che sia gratuito e che non abbia controindicazioni. Qualcosa così.

Ogni mercoledì, a partire dal 9 ottobre 2019, fermatevi un po’ qui da me: BitStop.

Un Bit per fare un bel respiro e poi tornare in pista per arrivare primi.

Io vi aspetto e… passate parola se vi va.

 

 

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(759) Via

Finché non parto non è detto che io voglia partire. Se ancora non sono partita è perché qualcosa non mi torna, qualcosa non mi convince, ancora non ho il quadro completo della situazione, ancora non sono pronta. Partire impreparata non è contemplato dal mio DNA, semplicemente.

Come faccio a sapere che non si tratta di pigrizia o di codardia? Me lo sento. So bene che sono pigra e so bene che posso peccare di codardia pertanto mi tengo ben monitorata (vorrei non fossero limiti quindi sto cercando di lavorarci per depotenziarli nella loro forma più acuta). Riconosco il perché del mio rimandare quando una cosa che mi entusiasma perde lo smalto senza alcun motivo. Inizio a dubitare di quello in cui mi andrò a buttare, inizio a farmi alcune domande topiche, inizio a sondare con la mente tutte le complicanze della situazione. Un’analisi piuttosto certosina che potrebbe prendere più tempo del previsto, ma se la supero e mi ritorna il fuoco, allora parto.

Pronti, attenti… via!

Se parto, non mi fermo finché non arrivo alla meta. Ci posso mettere un mese, un anno o una vita, se parto allora arrivo anche. Poco ma sicuro. Non manco di tenacia, spirito di sacrificio e follia. Non manco di pazienza e perseveranza. Non manco di inventiva per risolvere problemi e saltare ostacoli. E poi, la cosa più importante di tutte: se prendo un impegno non mi rimangio la parola. Il che non sempre è un  bene, non sempre è intelligente, quasi mai è comodo, ma l’impegno preso significa tutto. Nel bene e nel male.

Iniziare per me non è mai un caso, è una scelta ponderata. Ci metto in conto le mie supposte capacità, oltre che il mio reale interesse, perché devo essere davvero convinta per poter completare il percorso. Se parto già dubbiosa so che non avrò la forza di mantenere quanto promesso. Mancare alle promesse mi causa uno sconforto senza fine, preferisco evitarlo.

Tutte queste chiacchiere per dire una cosa e una soltanto: partire è una faccenda seria. Si parte quando dentro di noi sentiamo quel click, quello dell’interruttore, che ci accende come una miccia. Il pronti-attenti-via solitamente è un sussurro, ma ha la forza di una rivoluzione. Sappiamo che da quel momento in avanti potrà succederci di tutto e che dipenderà tutto da noi. Se parti con altri presupposti, preparati a fermarti al primo pit-stop. Definitivamente, però.

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