(924) Importante

C’è un essere orribile dentro di me che si nutre delle cose importanti. Ho una lista di cose importanti da fare, ce l’ho, ma appena si apre un varco per affrontarle scopro che sono sparite. Ovvio che qualcuno sta remandomi contro. L’orribile mostro appunto. 

La lista di cose importanti che ho da parte ricompare davanti ai miei occhi periodicamente, suggerita dai sensi di colpa per il tempo che passa e per la mia pigrizia. Una volta ero decisamente più attiva, prima che arrivasse l’orribile mostro ovviamente.

Non può essere che io mi sia ridotta ai minimi termini soltanto perché sto invecchiando, voglio dire che ci sono persone ultraottantenni ben più vispe di me. Evidentemente sono state capaci di debellare l’orribile mostro preservando così la loro tenace attività.

Insomma, le cose importanti che devo fare non sono diventate meno importanti con il tempo, sono sempre ugualmente importanti. Certo, non urgenti, ma onorevolmente importanti. L’avevo deciso che erano importanti e quando penso a loro ne sono ancora convinta. Cosa c’è da capire che ancora non ho capito?

Mi dico che l’orribile mostro prima o poi si stancherà e io ricomincerò a fare il mio dovere e che per il momento potrei semplicemente vivermi senza stress ulteriore quella parte di me che si dimentica delle cose importanti da fare.

Importante è che io me lo ricordi che sono importanti. E che continui a nutrire i miei inossidabili sensi di colpa. Importante anche buttare un occhio ogni tanto all’orribile mostro, nel caso si volesse allargare troppo. 

Importante. Già. Importante.

 

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(617) Studiare

Una cosa che mi manca davvero è prendere in mano un libro per studiare. Sono mesi che non riesco a farlo, mi manca. Mi manca lo stupore che mi prende ogni volta che incontro qualcosa che non conoscevo, specialmente quando lo incontro dentro un libro dove mi viene spiegato il cosa, il come, il quando, il dove, il perché… mi manca.

Solitamente prima di andare a letto mi leggo qualche pagina, ma ultimamente sono così stanca che non arrivo neppure alla fine della prima pagina. Crollo, letteralmente.

Quando dovevo studiare, dovevo impegnarmi, dovevo obbligarmi a imparare, dovevo memorizzare per affrontare un esame, era tutto pesante e mortificante. Quel dovere non mi ha mai dato la gioia dell’imparare, un vero peccato. Quando cominciai a scegliere le cose che volevo imparare, che volevo capire e volevo ricordare, cambiò tutto. La soddisfazione di assistere alla crescita della mia capacità di comprendere e di vedere e sentire e gustare meglio quello che mi circonda, non ha prezzo. Necessita molta di energia e lucidità, la stanchezza devastante non aiuta.

Se mi leggesse ora un mio vecchio prof delle superiori forse si stupirebbe. Segno che di me non hanno mai capito niente, non gliene è mai importato nulla di capire (né me, né la maggior parte dei miei compagni), capita a scuola molto spesso. E se guardo la pila di libri che devo ancora leggere mi vengono le vertigini. Riuscirò a capire tutto quello che c’è lì dentro? Riuscirò a ricordarmelo?

Ecco, queste ultime due domande sono il frutto della paranoia che proprio a scuola mi è stata inculcata: sarò abbastanza intelligente da approcciare questo argomento e capire di cosa si tratta? In poche parole sto ancora combattendo contro quel mostro disumano che in anni di scuola mi hanno aiutato a costruire e che ancora mi spaventa.

Ogni libro letto, ogni pezzettino di conoscenza acquisito è una vittoria per me. Butto al tappeto il mostro e sorrido. Quasi quasi mi metterei dieci e lode.

Una pacca sulla spalla, un “Brava Babs, well done!”, basta poco per riprendersi in mano, no?

 

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(405) Fagocitare

Non esiste verbo che mi faccia rabbrividire come questo: fagocitare. Significa assorbire, divorare, incorporare, inghiottire, inglobare, e ogni immagine che mi suscita è orrenda. In ogni, e quando dico ogni intendo dire proprio ogni, situazione in cui mi sono trovata (dall’asilo in poi) ho sempre giocato sulla difensiva: voi lì e io qui, non scherziamo neh!?

Al di là dei facili giudizi che ci si può fare su di me (presuntuosa, arrogante, superba, saccente, o del tutto idiota) resta a chiunque un dubbio: “Cosa diavolo le passa per la testa?”. La chiave di lettura è sempre la stessa, sta tutta nel verbo “fagocitare”. Non c’è altro, garantisco. Una volta che nomini il mostro, il mostro perde forza e si fa addomesticare – è un incantesimo risaputo, bisognerebbe dargli più credito.

Questo mio mostro ora lo metto alla mercé di chiunque passi qui a leggermi, ben conscia del fatto che sarà ignorato e frainteso dai più, ma non lo faccio perché mi aspetto qualcosa dal resto del mondo, ma perché mi aspetto qualcosa da me. Vorrei anche lasciare un segno a chi ora mi sta leggendo, però, ed è un consiglio piccolo, da nulla, che vorrei vi fosse utile: attenti al mostro che vi sta fagocitando. Tutti ne abbiamo almeno uno, tutti dovremmo farne senza. Nominatelo e rendetelo innocuo. Siete voi il capo, voi decidete chi, cosa, dove, quando, come e anche perché. Sempre.

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