(994) Effettivamente

Ok, sto giocando sporco sono passata agli avverbi. Quelli che non servono a niente, in pratica, se non a prendere tempo. È che proprio non riuscivo a trovare un titolo al post che non avessi già usato. Perdonatemi, ma mi rendo conto che mi stanno mancando le cartucce. 

Il pensiero di oggi è (in breve): effettivamente non si può mai sapere

Sembra una stupidata, ma fateci caso, ripetetevela più volte a bassa voce: effettivamente non si può mai sapere. Ancora una volta, come se fosse un mantra: EFFETTIVAMENTE-NON-SI-PUÒ-MAI-SAPERE-EFFETTIVAMENTE-NON-SI-PUÒ-MAI-SAPERE…

Mettiamocela via perché è proprio così. Anche quando sei sicuro che quella cosa lì è così, che non cambia, che è la stessa ecc… effettivamente non lo puoi davvero dare per scontato. Soltanto il tempo ti potrà dare torto o ragione, a prescindere dalle previsioni che ti sei fatto. Quante volte ci è successo? Troppe. Quante volte la questione ci ha sorpreso? Sempre. Perché abbiamo la memoria di Dory, non se ne esce. Facciamo esperienza e resettiamo la memoria. E ci stupiamo. Come fosse la prima volta che ci capita. Ma saremo scemi?

Se siamo affetti da cinismo cronico, invece, ci ripetiamo che effettivamente-già-lo-so-come-andrà-a-finire e, per non darci torto, agiamo in modo che la realtà ci sostenga nella disgrazia. Guai a chi cede all’ottimismo, siamo matti?!

Quindi questo avverbio che sembrava inutile, o per lo meno innocuo, si va a scoprire che potrebbe cambiarci la vita. A seconda che lo si usi in positivo (per accogliere con stupore le piccole sorprese della vita) o che lo si usi in negativo (per dare conferma ai nostri più cupi presagi), effettivamente le cose cambiano. Dentro la nostra testa, innanzitutto, e nel nostro agire. Effettivamente può cambiare tutto.

È vero che tutto è relativo, ma è anche vero che la casualità gioca un ruolo marginale quando si tratta di Esseri Viventi, e rileggiamoci ogni tanto La Profezia di Celestino perdio!

E poi, ci rendiamo conto di quanto può fare un solo avverbio?

Ve lo dico: gli avverbi hanno un potere che manco Dio se l’era immaginato quando li ha messi in terra. Provate a usarli meglio e scoprirete che un senso ‘sto post ce l’ha. 

Effettivamente…

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(668) Ruolo

Sapere in che ruolo stai giocando è importante. Se vuoi giocare bene, specialmente se vuoi magari pure vincere. Un ruolo ti legittima a fare quello che stai facendo, oppure ti fa presente che non sei legittimato a fare quello che stai facendo. Un ruolo ti fa stare al tuo posto, ma ti fa anche sentire al posto giusto. Sai che hai dei doveri e dei diritti che sono diretta conseguenza di quel ruolo. Se le responsabilità annesse non ti piacciono, sai che devi abbandonare quel ruolo per adottarne un altro. In poche parole, ti permette di ordinare la tua vita e di gestirtela come vuoi e puoi. 

Me lo chiedo spesso quale sia il mio ruolo nelle situazioni che affronto quotidianamente e quando riesco a focalizzare per bene quello che dovrebbe essere il mio posto e dove in realtà mi trovo – spesso non per mia volontà – il mio disagio trova una spiegazione. Limpida, tangibile, inequivocabile. Se riesco a sistemare quel dettaglio – che dettaglio non è – ho speranza di recuperare il mio fantomatico equilibrio mentale.

Spesso ci troviamo fuori posto. Fuori ruolo. Spessissimo. Soltanto che non lo vediamo perché non focalizziamo lì la nostra attenzione. Quando il peso è troppo, la responsabilità è soffocante, pensiamo di non essere abbastanza forti/bravi per poterla sostenere, ci facciamo mangiare dai sensi di colpa e dalle nostre insicurezze senza mettere in discussione la nostra posizione. La verità è che per la maggior parte del nostro tempo viviamo senza domandarci quale sia il nostro posto. Assumiamo ruoli che non ci competono o che non ci interessano o che non vogliamo o che detestiamo e non sappiamo neppure il perché.

Non ci chiediamo perché siamo dove siamo e stiamo facendo quello che stiamo facendo. Non stiamo giocando, in realtà, stiamo fingendo di conoscere un gioco che ci è estraneo e non osiamo neppure verificare il regolamento per capire da che parte girarci. Ma perché? Perché diamo in mano agli altri i nostri diritti e ci facciamo soffocare da doveri che non dovrebbero neppure toccarci?

In ogni branco c’è una gerarchia di ruoli, chi non si adegua sceglie la via della solitudine. Si combatte per il ruolo a cui si aspira, se non si dimostra di meritarlo ci si apposta diversamente, con umiltà. Noi Esseri Umani preferiamo non pensarci, lasciare che siano gli altri a decidere per noi, e covare rabbia e vendetta, e quando facciamo il botto diamo la colpa al resto del mondo.

Prima chiediti in che ruolo vuoi giocare, poi dai tutto quello che hai per meritartelo e vedrai che le cose cambieranno, la tua vita sarà migliore. Con me ha funzionato.

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