(805) Ambiente

L’ambiente in cui siamo immersi ci determina. E ci sono miliardi di dettagli che fanno di un ambiente un posto sano o malsano, accogliente o respingente, amico od ostile, talmente tanti che le varianti prodotte proliferano all’ennesima. Troppe da contare, troppe da controllare. Il nostro potere si fa minuscolo quando l’ambiente è così forte da schiacciarci senza neppure un perché valido.

Nessun ambiente al mondo è totalmente protetto, le condizioni possono cambiare improvvisamente e dare il via a una valanga di conseguenze (anche) devastanti. Tutto può succedere, come in un film, o peggio.

Se riuscissimo a essere appena appena onesti con noi stessi, allora ammetteremmo che non ci sentiamo mai al sicuro e che non abbiamo mai pensato (se non da bambini) che il mondo fosse un luogo privo di pericoli. Infatti non lo è. Noi siamo sopravvissuti a numerose apocalissi, i fossili parlan chiaro. E se fossimo davvero onesti, riusciremmo anche ad ammettere che da bambini ci siamo trovati in diverse situazioni dove il male ci ha toccato e ci ha ferito. Se fossimo così coraggiosi da ricordare, ricordare cosa significa essere in balìa del male, allora non penseremmo neppure per un istante che l’ambiente in cui viviamo si possa curare dei bambini, dei ragazzini, degli adolescenti. Non possiamo credere a una bestialità del genere. Il nostro ambiente evoluto se li mangia e se li mastica per bene questi giovani cuori, sono loro le vittime più appetitose e questo – soprattutto – perché noi adulti ci giriamo dall’altra parte.

Diamo la colpa a chi non si cura di loro, ma siamo noi i primi a pretendere che loro siano autonomi e che si guardino le spalle da soli. Una sorta di fai-da-te che ci sollevi da responsabilità e sensi di colpa.

Se un bimbo cresce in un ambiente sano e amoroso non va in cerca dell’inferno. Se l’inferno ce l’ha in casa non fa altro che cercare un inferno che gli assomigli quando è fuori, perché non conosce altro. Se a un bimbo gli insegni cosa significa amare, amare sé stesso e amare gli altri, non si trasformerà in un’arma contro nessuno. Il problema siamo noi, noi che non ci ricordiamo più com’è essere ingenui e fiduciosi, speranzosi e pieni di vita. Non ce lo ricordiamo perché fa male. Per proteggerci dalla nostra perdita, distruggiamo il bene nei cuori dei nostri figli.

Facciamo proprio schifo. Ma schifo tanto.

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(695) Calorie

Tutto quello che di buono esiste al mondo – che si possa mangiare – è un assalto calorico al fisico. Bisogna fottersene per riuscire a godersi la vita, non ce n’é per nessuno. La questione golosità è una cosa che mi tocca sporadicamente e senza attecchire troppo, credo sia una fortuna, ma ciò non basta per influire efficacemente sul mio peso. Nella fortuna la sfiga, come al solito.

Filosofeggiando potremmo anche riconoscere in questa perenne lotta (non di tutti, certo, soltanto di chi si ritrova portatore di metabolismo pigro) la lezione più importante che dobbiamo prima o poi imparare: bisogna fottersene e alla grande. 

Del giudizio di chi ci guarda e apre bocca per dire la sua, e anche del nostro giudizio quando ci analizziamo mortificandoci l’anima. Stare lì a contare, a togliere, a piangerci su, a innervosirci e a bestemmiare contro chi può ingozzarsi senza colpo ferire, non serve a niente se non a farci cadere in depressione. Chiarito questo concetto base – ovvio, ma piuttosto utile – in queste settimane di caldo assurdo mi viene ben facile fottermene. Sul serio, non me ne frega nulla neppure di mangiare, figuriamoci di calcolare le calorie che ingerisco. Certo che sono conscia che tra poco mi cadrà in testa l’autunno e dovrò in qualche modo gestire meglio questa questione, ma sono anche fiduciosa sul fatto che ci riuscirò. Magari non tutto subito, magari non con grandissimi risultati, ma fottermene alla grande e totalmente e senza sensi di colpa, sono sicura che lo potrò fare sempre meglio e con sempre più soddisfazione. Sì, ci riuscirò. Perfettamente.

Augh!

 

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